Positano e Sorrento. Sindaci candidati alla Regione Campania si devono dimettere o possono farsi multare, il caso di Agropoli e Vico
Positano e Sorrento. Sindaci candidati alla Regione Campania si devono dimettere o possono farsi multare, il caso di Agropoli nel Cilento e Vico Equense in Penisola Sorrentina. Mentre dal versante della provincia di Napoli è chiaro che a Sorrento il sindaco si deve dimettere al più presto, onde evitare problemi anche tecnici , pare che vi siano state contestazioni fra dimissioni e accettazioni, comunque le dimissioni devono essere effettive il giorno prima della candidatura , in provincia di Salerno in Costiera amalfitana non è ancora chiaro se rientrino anche comuni sotto i 5 mila abitanti, al momento non abbiamo trovato una eccezione, ma saranno i legali ad approfondire. Però c’è da dire che il sindaco Peppino Cuomo è molto determinato a candidarsi , non altrettanto si può dire del sindaco Michele De Lucia raggiunto da Positanonews “Positano è al primo posto in ogni caso” e se passasse in estremis la riforma con la possibilità di ricandidarsi per la terza volta lo farebbe .
Ma cosa è successo alle ultime elezioni in Campania? Ebbene alcuni sindaci hanno evitato con stratagemmi le dimissioni, e come? A Vico Equense il sindaco Gennaro Cinque gli fu contestato una piccola metratura abusiva nella sua abitazione, ma riportiamo l’articolo dell’anno scorso. Si sono moltiplicati nelle ultime settimane i casi di sindaci che, con le motivazioni più assurde, sono stati dichiarati decaduti da consigli comunali compiacenti, che, a loro volta hanno accettato di votare contro i propri primi cittadini pur di evitare lo scioglimento. Infatti, in caso di dimissioni o di morte del sindaco tutti i consiglieri vanno a casa, in caso di decadenza, riporta il testo unico degli enti locali, le funzioni di sindaco passano al suo vice ed il primo cittadino decaduto può continuare ad intervenire nella vita politica ed istituzionale locale senza che nessuno possa muovergli alcun rilievo.
Tutto nasce da una legge approvata negli scorsi mesi dal Consiglio regionale a maggioranza centrodestra: i sindaci in carica non possono candidarsi alla Regione. Fatta la legge, trovato l’inganno: in tanti hanno deciso di creare le condizioni per la loro decadenza. L’ultimo a farlo è stato il sindaco di Frattaminore, Vincenzo Caso, esponente di una lista civica: è stato multato per divieto di sosta ed ha fatto ricorso, facendo causa al Comune. La legge è chiara: chi è impegnato in giudizio legale contro il Comune decade automaticamente dopo un voto del consiglio comunale. Così è accaduto e Caso è libero di candidarsi alle regionali. Prima di lui, una lunga sfilza di sindaci ha provato lo stesso, indecoroso, escamotage.
Dimissioni con cavilli e scuse: gli esempi clamorosi
Tutti sulla scia del primo cittadino di Agropoli, il democrat Franco Alfieri. L’idea geniale, bisogna riconoscerlo, è venuta a lui e gli altri sono solo suoi emuli. Si è fatto multare da uno degli agenti della municipale che, in quanto sindaco, dipendono da lui, ha fatto causa al suo Ente ed è andato a casa. Dopo è toccato al sindaco di San Sebastiano al Vesuvio, Pino Capasso, già capogruppo del Pd in Provincia di Napoli, che è stato dichiarato decaduto nonostante il capo dell’opposizione avesse annunciato, nel corso della sua ultima seduta del consiglio, di aver personalmente proceduto a pagare la multa. Problemi con la municipale anche per Nunzio Carpentieri, sindaco di Sant’Egidio Monte Albino in quota Forza Italia, mentre Gennaro Cinque, sindaco di Vico Equense, si è ricordato che una trentina di anni fa il Comune gli aveva intimato di demolire una piccola costruzione abusiva ed è ricorso al Tar. Il più “sfortunato” di tutti è Paolo Rossomando, sindaco di Giffoni Valle Piana in quota Pd: casualmente, mentre andava in auto per le strade del Comune che amministra, ha preso una buca e la macchina si è rotta. Invece di prendersela con chi quella buca non l’aveva fatta riparare (cioè se stesso), ha fatto causa al Comune: decaduto anche lui.
Tutti pronti a candidarsi, dunque, anche se nel Pd qualcuno, a cominciare dal plenipotenziario renziano Lorenzo Guerini, ha provato a farsi sentire, proponendo l’alt a chi ha forzato la legge per provare a correre per uno scranno in consiglio e vorrebbe estrometterli dalle liste. Tutto questo accade nel silenzio tombale del candidato Vincenzo De Luca, che non si è espresso in maniera chiara sull’alleanza con uomini e donne che oggi militano nel centrodestra, e nessuno si aspetta che lo faccia su questa vicenda che coinvolge degli ex amministratori locali del suo partito.