Scuola. Si apre il 14 settembre, ma con il raffreddore si dovrà stare a casa
Finalmente è arrivata la decisione ufficiale: il 14 settembre 2020, a meno di una seconda ondata di Coronavirus, si tornerà sui banchi di scuola.
L’annuncio è stato dato direttamente da Lucia Azzolina in conferenza stampa, fornendo le indicazioni del caso per la riapertura in totale sicurezza. Ma non sono mancate le polemiche per quanto riguarda le disposizioni contenute nelle linee guida del Ministero dell’Istruzione, fissate in base alle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico. Lo scrive IlGiornale.it
Nel documento si legge che per essere presenti in aula (dagli studenti all’intero personale operante) non bisogna avere sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C anche nei tre giorni precedenti, non bisogna essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni e non bisogna essere stati a contatto con persone positive – per quanto di propria conoscenza – negli ultimi 14 giorni.
Almeno per il momento non è prevista la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso degli istituti: la responsabilità genitoriale sarà relativa allo stato di salute proprio e dei minori affidati.
Ma sono proprio queste condizioni che potrebbero causare un quadro piuttosto preoccupante per i ragazzi: gli alunni rischierebbero di perdere molte ore di lezione. L’avvertimento è stato lanciato dal professor Luca Bernardo: “Giorni inutilmente persi. Non ha senso tenere i bambini a casa per queste lievi indisposizioni. Potrebbero tranquillamente tornare in classe dopo un giorno di osservazione, se non hanno febbre”.
“La scuola deve riprendere”
A suo giudizio sarebbe un peccato “fargli perdere l’appuntamento con la campanella” se hanno buone condizioni di salute. Il rischio è che “passino un inverno puntellato di assenze”. Secondo il direttore del dipartimento di pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, anche se il bambino è raffreddato e il termometro non segnala il rialzo della temperatura si potrebbe tornare a scuola facendo ancora più attenzione a quelle che sono le basilari norme igieniche contro la diffusione del Covid-19: “Indossare la mascherina, quando non è a distanza di un metro-un metro e mezzo dai compagni, e lavarsi spesso le mani”.
Il ragionamento del professor Bernardo parte da una consapevolezza chiara: “I giovani sono intelligenti, capiscono le situazioni e se i genitori li indirizzano bene la trasmissione del Coronavirus viene evitata”. Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha specificato che non intende in alcun modo minimizzare il virus, ma ritiene che possa essere tenuto sotto controllo grazie al rispetto delle misure di prevenzione: “La scuola deve assolutamente riprendere, non si può più aspettare”.
“Vacciniamo i bambini”
Il pediatra ha fornito diversi consigli in vista della ripresa delle attività didattiche in presenza: i docenti dovranno “aprire spesso le finestre” al fine di garantire il giusto ricambio d’aria nelle aule. Inoltre sarà il pediatra o il medico di famiglia a distinguere tra le due forme: “Anche d’inverno sono diffuse forme di allergie da polveri”.
Infine ha voluto sottolineare l’importanza della vaccinazione contro l’influenza, anche se la domanda sorge spontanea: che senso ha l’antinfluenzale se non protegge dal Sars-CoV-2? “È importante fare il vaccino perché in caso di febbre sapere di poter escludere l’esistenza di virus influenzali faciliterebbe la diagnosi differenziale, cioè aiuterebbe i medici a capire”, ha spiegato. Effettivamente bisogna pensare al periodo invernale, quando ci saranno migliaia di ragazzi a letto: “Sarebbe importante anche la vaccinazione contro il meningococco B”.