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Massa Lubrense, Pietro Di Prisco torna sulle sue dimissioni: “Scelta giusta per me e doverosa per i miei sostenitori”

25 luglio 2020 | 22:50
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Massa Lubrense, Pietro Di Prisco torna sulle sue dimissioni: “Scelta giusta per me e doverosa per i miei sostenitori”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Pietro Di Prisco, che torna a fare chiarezza sui motivi che, a fine 2017, portò alle dimissioni dell’allora assessore del comune di Massa Lubrense. Di Prisco attualmente è l’unico sfidante del sindaco uscente Lorenzo Balducelli, come annunciato ad inizio 2020: saltato l’accordo con Lello Staiano correrà solamente la sua lista “Azione in Comune”. Qui riportiamo integralmente la nota di Pietro Di Prisco:

Il motivo di una scelta!

Ritengo doveroso, a seguito delle numerose sollecitazioni, far chiarezza sui motivi che portarono a dimettermi dal consiglio comunale nel dicembre 2017.

Ben 650 preferenze mi hanno portato, con grande orgoglio, ad essere il quinto eletto alle elezioni del 30 maggio 2015 e quindi assessore del comune di Massa Lubrense. Con il plebiscito tributatomi, i cittadini hanno così deciso il ruolo che dovevo occupare all’interno della compagine di governo. Cittadini con i quali e per i quali ho lavorato ininterrottamente per due anni e mezzo; da Torca, o meglio da Crapolla a Marina del Cantone, passando per Massa e Marina di Puolo, non c’è stato luogo in cui non abbia fatto un sopralluogo.

Ed è proprio per il rispetto per i miei compaesani, che ho seriamente e lungamente meditato la mia, seppur sofferta decisione, di dimettermi, frutto non di un mero capriccio legato ad una carica, ma la risultante di una serie di circostanze e, non ultimo, di un profondo stato di disagio acuitosi con l’ultimo atto del Sindaco (con cui mi toglieva la carica assessoriale, ruolo peraltro svolto senza percepire nessuna indennità).  Trovare la forza e il coraggio di compiere una scelta siffatta, che avrei dovuto fare già tempo prima, per non risultare complice di una serie di situazioni che assolutamente non condividevo allora come oggi.  Mi concentrai sulle mie deleghe portando avanti, con tutte le mie forze e competenze, quanto previsto nel programma per l’anno in corso, ma anche qui fu come un muro di gomma: invano chiesi la riorganizzazione dell’ufficio manutenzione di cui ero assessore.

Sono stato l’unico assessore a contare, per oltre cinque mesi, su un organico praticamente irrisorio: una sola persona con ben quattro settori da gestire, quindi un unico funzionario al 25%, che, peraltro, si occupava anche dei rapporti con gli Enti, quali Gori, Telecom, Enel. Situazione più volte da me denunciata e che, nonostante la proposta di soluzioni, non ha mai avuto seguito, ma solo ampie rassicurazioni verbali a cui non ha mai fatto seguito nessun atto concreto.

Con questa premessa il 04 dicembre 2017 mi dimettevo dal consiglio comunale.

Dal momento in cui è uscito fuori il mio nome come candidato Sindaco di questa nuova compagine che si è formata è iniziata una vera propria controffensiva da parte di un nutrito gruppo di avversari politici che, non avendo trovato appiglio alcuno su cui far leva, per sminuire non solo la mia persona, quanto soprattutto il mio operato precedentemente svolto, fatto di 5 anni di opposizione e due anni e mezzo di governo, hanno costruito un vero e proprio teorema teso a screditare la mia  figura politica. Trattasi di un teorema, tant’è vero che è ripetuto con le stesse parole da tutti i componenti di una parte politica , quasi come un copione da recitare.

Si asserirebbe che il sottoscritto sia poco affidabile in quanto dopo due anni e mezzo ha abbandonato il consiglio comunale, ha mancato di rispetto ai propri elettori che gli hanno tributato un consenso importante, doveva restare in consiglio comunale facendo eventualmente l’opposizione alla stessa compagine con cui era stato eletto, ha abbandonato la nave. A questi ultimi faccio presente che non ero il comandante, ma solo un ufficiale a cui non si consentiva di esercitare il proprio ruolo.

Ebbene, a rileggere quella lettera di dimissioni sono ancora oggi fermamente convinto che abbia fatto una scelta, giusta per me e doverosa per i miei sostenitori, e come tutte le scelte condivisibili o meno, ero consapevole di pagarne lo scotto.

Nel momento in cui sono stato messo in condizione di non esercitare più il ruolo amministrativo, cui mi avevano demandato i cittadini ho preferito tornare a casa e non piegarmi a svolgere il mero ruolo di rappresentanza, ovvero riscaldare la sedia come tanti che siedono o si sono seduti in consiglio comunale. Infatti il teorema è alimentato proprio da molti di coloro che hanno popolato il consiglio comunale, in maggioranza e all’opposizione, ed è a costoro che faccio appello sfidandoli ad esibire il proprio curriculum di consigliere o assessore e rapportarlo al mio (per i 5 anni di opposizione e i due anni e mezzo in maggioranza), così ben si comprenderà l’”utilizzo” della politica da parte di ciascuno (c’è chi utilizza la politica come vetrina per apparire, chi per riscaldare la sedia, chi per fare carriera professionale e chi invece si mostra  completamente incapace).

Molti di costoro piuttosto che teorizzare dovrebbero fare un mea culpa e chiedersi come mai sono stati bocciati dagli elettori riducendo negli anni il proprio consenso elettorale in maniera esponenziale.

Il ruolo politico l’ho esercitato con il massimo impegno sin dall’opposizione, e ciò lo dimostrano le 20 tra interrogazioni e interpellanze esibite in consiglio comunale che mi hanno consentito di farmi conoscere e apprezzare, tanto da più che raddoppiare il mio consenso elettorale.

Con la completa estromissione dalla giunta comunale, quando ho capito che ormai ero stato messo in condizione di non incidere più nell’azione amministrativa, dopo il consenso avuto, ho deciso di tornare a casa proprio per rispettare i miei elettori che mi auguro oggi siano orgogliosi della scelta da me effettuata, perché hanno votato una persona che non si è piegata silente alla logica dell’immobilismo in cui volevano catapultarla, alla logica del teatrino della politica  che l’ avrebbe dovuto vedere in consiglio comunale in contrapposizione agli amici con cui era stato eletto, roba da far ridere anche alle mosche. E poi, la cosa a cui tengo di più e che rimarcherò con forza fino all’ultimo giorno in cui farò politica, è che nessuno dei miei elettori debba mai pensare che io ricorra alla politica per incrementare la mia attività lavorativa, che, a ben dire, politica a parte, va a gonfie vele. La politica non mi è mai servita né come fine, né come mezzo, semplicemente per mettermi a completo servizio di un paese, il mio, che deve riacquistare il suo prestigio.