Sorrento. Il 10 luglio la storica Renata De Lorenzo all’Hotel Continental di Sorrento
Il Mezzogiorno e l’Italia. Un problematico processo storico d’identità nazionale . Il prossimo 10 luglio avrò l’onore di moderare la prof.ssa Renata De Lorenzo nell’accogliente sce-nografia dell’Hotel Continental di Sorrento. Renata De Lorenzo è una storica italiana, allieva di Alfonso Scirocco, si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Napoli con massimo dei voti e lode nel 1969; dopo esser stata per alcuni anni ricercatrice nella medesima università, da marzo 1989 all’ottobre 1992 ha insegnato storia moderna presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria, ritornando quindi a Napoli come docente di storia moderna divenendo quindi professore ordinario di storia contemporanea e storia dell’Ottocento all’Università degli Studi di Napoli Federico II. A partire da maggio 2010 è presidente della Società Napoletana di Storia Patria. È componente del Consiglio di Presidenza dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, dopo essere stata per molti anni presidente del Comitato napoletano dello stesso istituto. La sua attività di ricerca storica si è concentrata in particolare sugli aspetti economici e sociali della storia del Mezzogiorno e la storia d’Italia nel Settecento e nell’Ottocento, con particolare attenzione al periodo napoleonico e preunitario. I suoi saggi vertono sulle tematiche territoriali, i profili biografici dei protagonisti politici e intellettuali, e le dinamiche politiche e i loro equilibri collegate alla crisi del Regno borbonico e alle connessioni storico evolutive con quelle del quadro nazionale italiano. Nel 2013 pubblica Borbonia felix, il cui titolo è ispirato alla famosa espressione Austria felix, in cui analizza le dinamiche che ebbero gioco nella crisi della dinastia borbonica napoletana, osservando le contraddizioni della complessa vita politica, sociale ed economica evolutesi nel periodo preunitario nel regno borbonico, confrontandole con le “correnti mitologie” generate, alla vigilia del centocinquantesimo anniversario dell’unità italiana, dal “fronte antirisorgimentale giustizialista” e complottista. In questo saggio De Lorenzo ritiene che la difficoltà, per i gruppi di élite meridionali, di conciliare la duplice appartenenza al Regno delle Due Sicilie prima e al nuovo Regno d’Italia dopo, vissute come se gli eventi posteriori all’Unità avessero tradito le aspettative nutrite da questi durante la fine del periodo borbonico, siano attribuibili all’incapacità dei gruppi dirigenti di trovare il modo per «declinare liberalismo e nazione insieme», da ciò si originò un’aspettativa del futuro in-soddisfacente sia per i moderati che per i radicali. In realtà l’analisi storica mostra che la fine dei Borboni coincise con la fine di un mondo per tutti quelli che in qualche modo ne erano stati partecipi, generando quindi un clima composto di imbarazzo e di nostalgia di mondi sconfitti . Anche per il Regno delle Due Sicilie si è verificato il fenomeno ricorrente per tante realtà storiche: il fenomeno per cui esse diventano un mito soltanto dopo che il loro fato si è compiuto. Il caso delle Due Sicilie non è, ovviamente, dello stesso rilievo, ma rientra indubbiamente nella stessa casistica. Il Regno, che era passato nella massima parte della tradizione e della memoria storica non soltanto italiana come un caso patente di politica reazionaria e illiberale, e che era stato ritenuto un caso altrettanto chiaro di arretratezza civile e sociale, si è trasformato, nel mito che se ne è costruito, in un paese all’avanguardia dello sviluppo industriale del suo tempo, bene ordinato e amministrato, ricco nelle sue finanze ma lievissimo nelle sue imposizioni fiscali, stretto intorno al suo re, temuto e rispettato in Europa, senza particolari problemi sociali, severo ma corretto nella sua giustizia, a un livello diffuso di benessere secondo le condizioni del tempo, senza malavita o banditismo degni di rilievo, e così via enumerando. E su questa stessa base sono state anche qualificate per contrasto, rovesciando quelle note positive, le condizioni del paese meridionale dopo l’unificazione italiana . Di questo e altro vi scriverò in attesa della Conferenza.
Aniello Clemente