FESTA DI SAN ROCCO 2020 E IL SUO CULTO IN PENISOLA
Sembra quasi un paradosso, che il protettore degli uomini da tutte le pesti, San Rocco, viva oggi, in tempo di coronavirus, uno spazio ristretto e limitato, una festa minima, una processione ridotta ad uno spostamento, in altri tempi, i fedeli, lo avrebbero portato in giro per tutta la penisola fino a placare la falce della morte. Lo dobbiamo accettare, la scienza vince la fede, le normative di emergenza sanitaria non possono essere derogate. E’ il tempo delle riflessioni, è il tempo dei ricordi. Intorno a questo Santo, il 16 agosto a Maiano, si sono tenute grandi feste, con personaggi ospiti importanti, articolati nella direzione di valorizzare , riproponendo il motivo che ha fatto nascere il borgo qui e non altrove: LA CRETA. Marcello Aversa, nel solco della tradizione, ha portato qui a modellare la creta finanche il grande Lucio Dalla , inserendolo in uno scenario internazionale di fabbriche di creta e porcellana. Facendo conoscere a tutti noi, con esposizioni e stand, le tecniche di decorazione e modellazione , dalla Sicilia alle Alpi. Senza tralasciare i grandi spettacoli di notissimi cantanti che si sono avvicendati su quel palco di San Rocco. Don Fabio Savarese rilascia cortese intervista ai piedi del santo Rocco , nella Chiesa di San Giuseppe.
Come consuetudine, proponiamo una piccola antologia di brani tratti da libri , che vuole ritrarre la devozione e il culto a San Rocco in penisola Sorrentina.
Da chiese e cappelle nel territorio di Sant’Agnello di Franco Gargiulo
LA CHIESA DI SAN ROCCO
Sorge nel terziere Maiano, uno dei più antichi del Comune, conosciuto
per la produzione dei mattoni. La piccola chiesa è stata fondata nell428
da Urbano Gargiulo, come documentano gli Atti della Visita di Mons.
Leopoldo Ruggiero, conservati nell ‘Archivio ~ella Curia Arcivescovile.
Dai citati Atti del 1584, si apprende che appariva:
“Longa palmi 30, larga 20, coperta a tetto, col suolo lastricato. In capo ha
una tribuna posta al muro, di palmi l l , inclusa nella longhezza della cappella.
Nella quale tribuna è un‘altare, longo palmi 7, largo 3, alto 4, senza Ancona,
con figure antiche dipinte al muro, scabello novo, proporzionato”. Vi erano,
inoltre “due panni d‘altare, uno d‘auropelle vecchio con la figura di S(an)to
Rocco, l’altro di damasco cannosino con la francia bianca e gialla”.
Sulla parete alle spalle dell’altare, possiamo ammirare un quadro,
che per alcuni richiama i modi di Giacomo De Castro, raffigurante La
Vergine tra Angeli e i santi Rocco e Antonio di Padova.
Sulla parete a destra, sono custodite le statue del Cuore di Gesù e
di San Rocco, che era anticamente portata in processione in occasione
di epidemie; in un angolo, la piccola statua di San Giuseppe con abito
in stoffa. Sulla parete a sinistra, possiamo ammirare le statue della
Madonna Addolorata, di Maria Ausiliatrice, ed una piccola statua di San
Giovanni Bosco. Sulla parete di fondo vi è la cantoria che custodisce
l’organo. Anche la facciata è molto semplice, impreziosita da un quadro
maiolicato di San Rocco, collocato nella parte superiore.
Nella sagrestia è custodita una statua di San Rocco, più grande di
quella esposta in chiesa, che ancora oggi, in occasione della festa, che si
celebra per antica tradizione l’ultima domenica di agosto, viene portata
in processione dai giovani dell’Associazione “Amici di San Rocco”
avente la sede in questa chiesa. Questo dinamico gruppo, formato da
giovani e adulti del Rione, da qualche anno ha impresso alla “Festa di
San Rocco” un’impronta ben precisa, intesa a valorizzare e preservare
il ricordo dell’antica arte dei cretari, organizzando una manifestazione
dedicata agli artisti della ceramica. Nei giorni della festa, i caratteristici
vicoli del rione vengono visitati da migliaia di persone, provenienti anche
da altre regioni, per poter ammirare i lavori in ceramica esposti negli
androni delle case e negli angoli più belli del borgo.
Di San Rocco mi piace riportare un episodio tramandatoci da Monsignor
Bonaventura Gargiulo, nativo di Maiano:
“Tutti sanno che nel 1836 vi fu colera anche a Sant’Agnello: ed ecco San Rocco
in processione alla chiesa parrocchiale; ma cessato il colera, San Rocco fu restituito
alla sua cappella, avvolto in un lenzuolo e caricato in una sporta. San Rocco zittì,
ma quando ricomparve il colera nel 183 7, e si fu a cavarlo una seconda volta fuori
dalla sua .. nicchia, San Rocco stette duro, e tira e strappa, gli slogarono un piede,
onde poi gli stivali d’argento. Così il popolino. Raccontano pure che nella famosa
peste del 1656, San Rocco fu visto in Sorrento e in Meta, passeggiar di notte radiante
di luce, con un campanello in mano che ad ogni’ tJivio o quadrivio suonava
dicendo: Confessatevi che il castigo di Dio è venuto; però da Maiano il Santo cacciò
la peste affinché non nuocesse ai Maianesi; e la Zì Candida che era di buon spirito,
vide San Rocco che la cacciava, col suo bastone proprio presso casa Cesaro, e la
peste ispida e lurida, con capelli irsuti, occhi incavati, magra e butterata, sicchè faceva
schifo e terrore. Queste sono le leggende popolari; ma certo è che per San Rocco,
dichiarato patJ·ono di Sant’Agnello, le campane della parrocchia suonano a festa,
e sino ai beatissimi tempi, il Municipio di S0rrento gli dava il tributo del dì della
festa, e la gente di Meta mandava l‘olio. E con questo ho finito “.
Fin qui il racconto dell’illustre storico; a noi piace ricordare questo
Santo quale protettore contro le malattie infettive. Anche mio padre era
suo devoto in quanto, ammalatosi in giovanissima età e costretto a letto
per alcuni anni per il formarsi di numerose piaghe sulle gambe che nessun
medico riusciva a sanare, era solito ripetere: “è stato San Rocco a guarirmi,
perché la Nonna gli chiese la grazia”.
Nel 1927 ricorreva il VI Centenario della nascita al cielo di San
Rocco; allora come oggi, la festa veniva celebrata la quarta domenica di
agosto; il l6 agosto l’allora rettore, Don Antonino Gargiulo, fece ampliare
e ristrutturare la chiesetta, sostituendo il pavimento con uno nuovo di
marmo, fornendo di tamburo la porta d’ingresso, rifacendo e ridipingendo
l’intonaco interno, il tutto con il denaro raccolto tra i fedeli. Alla cappella
mancavano la sagrestia ed il campanile, costruiti alcuni anni dopo.
Credo sia doveroso ricordare la figura di Mons. Luigi De Maio, per
anni Rettore; a Lui si sono succeduti Don Antonino Gargiulo e Don
Nicola De Maria. Attualmente la carica di Rettore è ricoperta da Don
Pasquale Bilancio.
Dal libro “ briciole di pane casareccio” di Elisabetta Aversa
Dal libro beni culturali di Massa Lubrense
Tra gli ultimi anni del Cinquecento e i primi anni del Seicento si
attesta nelle chiese massesi una ricca produzione devozionale,
favorita dal proliferare di botteghe come quella dei D’Amato. Tra gli
esempi di tale produzione vi sono La Madonna tra Sant’Antonio e
San Rocco nella chiesa parrocchiale di Sant’Agata sui due Golfi, di
Giovan Antonio d’Amato, La.Madonna tra due Santi nella ex cattedrale
di Massa, anch’essa di tale ambito e La Madonna del Rosario assegnabile
a Giovan Vincenzo Forlì nella parrocchiale di Sant’Agata.
Dal libro di Antonino de Angelis Maiano borgo di Cretari
Nora culinaria
LA RICETTA DELLA POLPETTA DOLCE DI SAN ROCCO
(trascritta da un libricino di Concetta Scala)
148 lvi.
119 Legge “Ponte” n. 765 del 6 agosto 1967
150 PUT – Piano Urbanistico Territoriale dell’area sorrentina/amalficana,
Legge regionale n. 35, del 27 giugno 1987.
151 Scuola Media A. Gemelli di Sant’Agnello, C’è un paese ... , op. cit.
Preparare la salsa, facendo cuocere lentamente il pomodoro di San Marzano con sugna e olio di oliva di Sorrento.
Per l’impasto delle polpette disporre i seguenti ingredienti nelle dosi ragionevoli, sia per ottenere il giusto amalgama che il tipico sapore agrodolce alla pietanza.
Ingredienti: carne di manzo macinata, uova, fòrmaggio parmigiano, formaggio romano, aglio, prezzemolo, basilico, pinoli, cannella, uva passa, noce moscata,
frutta candita, pesche gialle e pesche bianche, pere Mastantuono, biscotti Marie, amaretti, pane raffermo, sale, cioccolato fondente.
Amalgamare, appallottolare e friggere in olio d’oliva prima dell’ultima breve cottura nella salsa sopra indicata.
In variante si possono servire anche dopo la sola frittura in olio.