cronaca

Milano, morte Cesare Romiti: camera ardente alla Camera di Commercio

19 agosto 2020 | 15:16
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Milano, morte Cesare Romiti: camera ardente alla Camera di Commercio
fonte: Ansa

E’ stata aperta questa mattina alle ore 9 alla Camera di Commercio la camera ardente di Cesare Romiti, imprenditore morto a Milano a 97 anni. Erano presenti anche i figli Maurizio e Piergiorgio e il nipote Paolo.

Figlio di un impiegato delle Poste, secondo di tre fratelli, si diploma ragioniere, si laurea a pieni voti in scienze economiche e commerciali studiando di notte e lavorando di giorno per mettere insieme qualche soldo dopo la morte del padre avvenuta a soli 47 anni.

Nel 1947 lavora per il Gruppo Bombrini Parodi Delfino, azienda di Colleferro, di cui assumerà la carica di direttore finanziario affiancando Mario Schimberni, suo ex compagno di classe, che si occupa invece di amministrazione e controllo di gestione. Nel 1968, sempre a Colleferro, ricopre la carica di direttore generale nella Snia Viscosa dopo la fusione con la sua ex azienda. E proprio per seguire da vicino questa fusione, frequenta a Milano gli uffici di Mediobanca, facendo una buona impressione a Enrico Cuccia. Due anni più tardi l’IRI lo nomina direttore generale prima e amministratore delegato poi della compagnia aerea Alitalia. Lavora per un breve periodo (1973) alla Italstat, azienda che lascia per approdare, sponsorizzato da Cuccia, al gruppo Fiat nell’ottobre del 1974, ovvero nel periodo della crisi petrolifera.

Nel 1976 diventa amministratore delegato in un triumvirato con Umberto Agnelli (lo stesso anno eletto senatore della DC in un collegio romano) e Carlo De Benedetti (resta alla Fiat solo tre mesi). Nella casa automobilistica ottiene i pieni poteri nel 1980, quando i due fratelli Agnelli, Gianni e Umberto, vengono convinti da Mediobanca a passare la mano per evitare il peggio e ricopre anche il ruolo di presidente (1996-1998) succedendo a Gianni Agnelli. Per quasi un quarto di secolo è stato uno dei maggiori rappresentanti dei cosiddetti “poteri forti”. Ammetterà: “In Fiat ho avuto praticamente carta bianca per venticinque anni”.