Il coronavirus è mutato: «Ora resiste a mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani» Ma c’è chi dice il contrario, ora è meno pericoloso
Una mutazione significativa del coronavirus potrebbe averlo reso più resistente alle principali misure di prevenzione. È l’allarme che arriva da uno studio di alcuni ricercatori statunitensi, che avrebbero rilevato una mutazione a partire dalla proteina ‘spike’. Lo studio, che deve ancora essere soggetto ad una verifica ‘peer-review’, ha interessato il genoma del Sars-CoV-2, analizzato in un’area geografica piuttosto ampia in tutta la città di Houston e nei suoi dintorni a partire dai primi casi accertati, risalenti all’inizio di marzo. I ricercatori, che lavorano nell’Università del Texas e in quella di Chicago, hanno analizzato oltre 5000 diverse sequenze genomiche, rilevando una significativa mutazione nel virus nel 99,9% dei nuovi casi. Lo riporta anche il Telegraph.
Secondo gli autori dello studio, la mutazione sarebbe il risultato di una sorta di reazione a catena: il mancato rispetto delle misure di prevenzione avrebbe favorito la diffusione incontrollata del virus, che alla fine sarebbe diventato sempre più potente, fino ad aggirare gli ostacoli con cui si può fronteggiare il contagio. Il timore dei ricercatori è che, con le varie mutazioni, il Sars-CoV-2 sarebbe in grado di resistere anche all’utilizzo di mascherine, al lavaggio e alla disinfezione delle mani e al distanziamento di 1-2 metri. Ad ogni modo, la mutazione renderebbe il virus più difficile da contenere ed avrebbe anche aumentato la carica virale dei pazienti contagiati ma non avrebbe alterato la sua mortalità.
Molto preoccupato della situazione è David Morens, virologo del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) e diretto collaboratore di Anthony Fauci: «Se ci saranno conferme, tutto questo potrebbe avere implicazioni importanti sulla nostra capacità di controllare il virus». Le implicazioni riguarderebbero non solo le misure di prevenzioni, ma anche l’efficacia di un vaccino. Non tutti gli esperti sono però convinti da quanto emerso dallo studio, sostenendo la necessità di una revisione definitiva e di nuovi studi sulle possibili mutazioni del virus. Ripreso come rassegna stampa da Leggo.it