“Il grande ammiraglio”, la storia di Occhialì raccontata da Ciconte all’Istituto Tasso.

2 settembre 2020 | 09:56
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“Il grande ammiraglio”, la storia di Occhialì raccontata da Ciconte all’Istituto Tasso.
“Il grande ammiraglio”, la storia di Occhialì raccontata da Ciconte all’Istituto Tasso.
“Il grande ammiraglio”, la storia di Occhialì raccontata da Ciconte all’Istituto Tasso.

La figura del calabrese, fatto schiavo dai turchi e divenuto uno dei personaggi più influenti dell’epoca, è al centro dell’ultimo lavoro del docente e scrittore presentato all’ISTITUTO DI CULTURA TASSO, presso l’Hotel Continental venerdi 4 settembre alle ore 18.00.

Storia e leggenda spesso si danno la mano e a volte non si sa bene dove finisca l’una e cominci l’altra, perché i confini, se non sono ben tracciati, sono labili, invisibili, fragili come la carta velina”. La cifra della vita avventurosa, ammantata di mito e suggestioni leggendarie, del calabrese Gian Luigi Galeni, passato alla storia con il nome di Occhialì, è tutta in questa frase di Enzo Ciconte. Studioso di fenomeni criminali, scrittore e docente universitario, già deputato della Repubblica, che, divagando dalla saggistica a lui affine, propone in un agile volume la ricostruzione della vita del giovane di Le Castella fatto schiavo nel ‘500 dal temibile corsaro Barbarossa, ma in grado di riscattare la sua condizione al punto di divenire ammiraglio della flotta  Ottomana e influentissimo personaggio politico dell’impero. Il libro è stato presentato al Sistema bibliotecario vibonese nella serata di ieri, alla presenza dell’ex parlamentare e storico Domenico Romano Carratelli,del giornalista Stefano Mandarano, direttore de Il Vibonese. Le gesta e le fortune di Occhialì (o Uccialì, Uluccialì, Uluc Alì Pascià, ecc.) ne fanno a pieno titolo un grande personaggio storico calabrese, elevandolo ad emblema dei tanti corregionali che per sfuggire a stenti e miseria sono finiti per costruire altrove le loro fortune personali e quelle dei paesi che li hanno accolti. «La storia di Occhialì – ha spiegato Ciconte – è la storia drammatica di molti calabresi e meridionali. La storia di un destino che sembra ineluttabile ma che si deve fare in modo di invertire se si vuol fare in modo che dalla Calabria e dal Sud si parta per scelta e non più per necessità».

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