William Kentridge, una danza per Amalfi |
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La danza di William Kentridge all’Arsenale di Amalfi

13 settembre 2020 | 10:25
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articolo aggiornato dagli inviati di Positanonews con video della mostra.

Amalfi – Il prossimo 2 settembre s’inaugurerà la riapertura e il restauro dei nuovi spazi dell’Arsenale di Amalfi con l’opera “More Sweetly Play the Dance“, del maestro sudafricano William Kentridge. “More Sweetly Play the Dance” è verso tratto dalla poesia “Fuga di morte” del poeta Paul Celan. L’installazione di Kentridge consta di otto schermi, e si estende per quaranta metri. L’artista con immagini e suoni, affronta temi come la morte e la malattia ma anche le problematiche socio-politiche della nostra contemporaneità. L’opera in mostra negli spazi dell’Arsenale rientra nell’ambito del progetto “Amalfi e Oltre” voluto dalla Regione Campania e attuato da Scabec, volto a far rivivere le atmosfere culturali di un periodo eroico per l’arte in Campania e in Italia, ma soprattutto a celebrare la figura del cosiddetto “grande collezionista” che ha introdotto la valorizzazione degli spazi urbani per le opere d’arte; l’interazione fra il fruitore dell’opera d’arte e l’artista. La mostra segue, infatti, il convegno “Progettare la Memoria: Strategie del digitale” promosso in collaborazione con l’Università di Salerno e l’esposizione “I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970” inaugurata nel 2019 al Museo Madre di Napoli, a cura di Gabriele Guercio, con Andrea Viliani. La video-installazione di Kentridge sarà esposta al pubblico fino al 2 dicembre 2020. William Kentridge è un artista apprezzato per i suoi disegni e le sue incisioni, che però ha raggiunto fama internazionale grazie ai film di animazione creati da disegni a carboncino, tra questi ultimi “More Sweetly Play the Dance” è tra i più apprezzati; il filmato propone un corteo di figure nere accompagnate da una banda di ottoni, scivola lungo una sorta di fregio classico a comporre una danza nella quale i temi della morte e della vita s’intrecciano, ispirati dall’immaginario allegorico dei rituali africani e dei culti della nostra Magna Grecia.
di Luigi De Rosa
(le foto sono tratte dal web)