Piano di Sorrento, questa sera in Basilica esposizione della statua di San Michelino. Un invito speciale rivolto ai bambini
Piano di Sorrento. Appuntamento questa sera in Basilica per la Novena in onore di San Michele Arcangelo. Questa sera un invito speciale è rivolto a tutti i bambini con l’esposizione della statua di San Michelino. E proprio in riferimento a questa statua vogliamo riportare quanti scritto in passato da Michele Gargiulo, priore dell’Arciconfraternita Morte e Orazione:
«Un bambino di nome Michele. Il sisma del 1980 ha segnato profondamente la mia infanzia! Per anni la fuga a piedi scalzi di quella notte mi è rimasta così dentro che, ancora oggi, la sera cerco di posare le scarpe nel posto che più facilmente si memorizza, con i lacci sciolti: insomma pronte all’uso! Un fatto così luttuoso e drammatico si nasconde nelle curve della nostra memoria per riaffiorare, sempre, ogni sera, dietro un gesto ripetitivo, semplice, che richiama a fughe disperate, ma anche agli abbracci che seguirono; richiama a famiglie riunite che si ritrovarono mettendo il cuore nei giorni che seguirono. Prima del tremendo terremoto andavo a scuola percorrendo Via delle Rose e, tagliando per la stradina che fiancheggia il parco giochi, raggiungevo largo dell’Annunziata attraverso il passaggio tra la Basilica e il Monastero. Oggi mattina approfittavo della porta laterale della Basilica per entrare ed inginocchiarmi ai piedi della Madonna Addolorata; mi inginocchiavo a tal punto quasi da toccare la meravigliosa statua del Cristo Morto! Queste strade erano le stesse che un giovane sacerdote, Don Arturo, percorreva la mattina diretto in Basilica. Usciva dal mio stesso portone e da lontano avvertivo di avere il suo attento sguardo su di me; ora, adulto, so di continuare ad avere quello sguardo protettivo, anche se le nostre strade si sono allontanate. La notte del 23 novembre il crollo di parte della facciata della chiesa sulle scale, i gravi danni arrecati alle strutture portanti della Basilica stessa, fecero chiudere quel passaggio-scorciatoia; con la chiusura del passaggio seguirono mesi di lontananza dalla nostra amata chiesa. Ero così terrorizzato da quelle immagini di distruzione, dai racconti che carpivo dai più grandi, che avevo timore di rientrare in Basilica! Il sisma aveva messo in crisi tutte le nostre certezze e con loro le nostre case e le nostre chiese. Quelle immagini di distruzione mi avevano portato a pensare che se anche la Casa di Dio era in pericolo, allora realmente questo sconosciuto tremare della terra tutto poteva vincere! Il ritorno fu promosso vigorosamente dal parroco Don Francesco Saverio Sessa che quasi impose ai miei nonni di ascoltare messa in una delle domeniche dopo il sisma. Lo confesso, per me fu un vero e proprio dramma! All’ingresso in chiesa lo stesso parroco vedendomi stringere forte la mano di mia Zia Rosetta (il mio angelo custode) e i miei occhi pronti a sciogliersi in lacrime, si avvicinò e con voce delicata mi invitò a seguirlo. Il Parroco Sessa, in quel tour pre-scolastico che ogni mattina mi vedeva entrare in Basilica, era la figura che intravedevo in fondo alla sagrestia dietro alla scrivania. Era per me una persona molto rassicurante e nella mia immaginazione lo paragonavo a “Obelix”, il personaggio che preferivo dei fumetti di Asterix. Mi prese per mano e mi portò prima in sagrestia, per poi entrare nella sala Capitolare dove mi raccontò di Michelino. Mi raccontò che tutti i Bambini di Piano non dovevano avere paura perché avevano come angelo custode un bambino guerriero che aveva sconfitto il Diavolo in una dura battaglia. Mentre mi raccontava le gesta del Piccolo Michele, ammiravo dal basso verso l’alto la statua lignea che ritraeva un angelo con il volto di un fanciullo che, con spada e bilancia, combatteva con il diavolo. Era il mio primo incontro con una vera e propria opera d’arte. Anche se praticamente bambino, riconobbi nella disarmante dolcezza di quel volto di fanciullo, che faceva da contrasto con il terribile ghigno di Lucifero, un capolavoro assoluto della nostra Basilica. Quel incontro mi rassicurò facendomi sentire protetto e difeso. Dopo tanti anni il giorno della festa del Santo Patrono è l’occasione per me per incrociare lo sguardo del Piccolo Michele; l’occasione per abbassarmi ed avere la carezza di quel volto. Il tavolo delle offerte dove viene collocato è forse troppo basso e non fa cogliere ai fedeli la vera dolcezza del volto di quel fanciullo. Oggi 29 settembre, festa di San Michele, prima di visitare il tempietto dove è stata ricollocata la restaurata statua del nostro Santo Patrono, vale la pena ammirare in tutta la sua bellezza il “piccolo Michele” e capire realmente che La nostra comunità non sarà mai orfana della dolcezza; la dolcezza che riesce a sconfiggere il maligno!».
E sempre Michele Gargiulo prende spunto dalla statua di San Michelino per un bellissimo post pubblicato a marzo, nel periodo dell’inizio della pandemia: «L’Eco della Tenerezza.Da sempre l’artista che eseguiva l’opera aveva dal committente precise indicazioni sul familiare da ritrarre nel lavoro da eseguire. Quadri, statue ed altro erano pieni di figli, mogli e parenti vari che, nelle intenzioni di chi “pagava”, dovevano sopravvivere all’oblio del tempo e rappresentare il “casato” per l’eternità. Mi sono sempre chiesto quale dolcezza ispirò, qualche secolo fa, l’artista autore del Nostro San Michelino. Mi piace immaginare ad uno scultore disobbediente che, sconcertato dalla tenerezza di uno dei bambini-scugnizzi che giocava a rincorrersi fuori la sua bottega, prese a modello quella bellezza. Mi piace immaginare la rabbia dei committenti (dai cognomi importanti come Cota, Massa, Maresca o Cafiero), che si trasformò in ammirazione alla visione di quel viso “angelico”. Mi piace immaginare i mille volti dei nonni dei nonni dei nostri nonni che, accogliendo alla Marina di Cassano la piccola statua del Nostro Arcangelo Michele, rimasero meravigliati da tanta arte. Così mi piace immaginare al pescatore che, per primo, aiutando ad attraccare l’imbarcazione, guardò quella statua: ammirando quel volto forse riconobbe la somiglianza con suo figlio Michele e, chiamandolo a sé, esclamò: “Michelino vieni, corri, guarda San Michele è tale e quale a te!”. Nel Nostro San Michelino avverto l’Eco di tutto questo; avverto L’Eco di una Tenerezza disarmante. L’Eco dei nostri padri che hanno saputo nei secoli sentire la dolcezza e l’amore di una terra ricca di passione. Quell’Eco di Tenerezza che oggi rischia di perdersi nel vento ha bisogno di un cuore dove poter riflettere; di un cuore dove poter “rimbalzare”, per prendere forza e continuare il suo cammino. Quell’Eco di Tenerezza ha bisogno di te! A bisogno di tutti Noi!».