Rigenerazione urbana nei centri storici, gli architetti: COSÌ IL PARLAMENTO CONSEGNA LE NOSTRE CITTÀ AL PASSATO

7 settembre 2020 | 18:46
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Rigenerazione urbana nei centri storici, gli architetti: COSÌ IL PARLAMENTO CONSEGNA  LE NOSTRE CITTÀ AL PASSATO

I Presidenti degli Ordini degli Architetti di Bologna, Catania, Como, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Sassari, Torino, Roma e Viterbo prendono posizione rispetto alla stretta sulla rigenerazione urbana nei centri storici stabilita dal Decreto Semplificazioni, con cui sono imposti vincoli a prescindere dal valore storico-artistico dell’edificio: “Conoscere per deliberare, questo è l’insegnamento che Luigi Einaudi ha consegnato all’attività parlamentare: quest’insegnamento risulta evidentemente disatteso dal Decreto Semplificazione. L’art.10 del DL 76/2020 denota infatti la totale mancanza di conoscenza della materia che si vuole riformare. Sono rimasti inascoltati gli appelli accorati venuti fuori da tutto il mondo dell’urbanistica” è questo il commento dei Presidenti del Ordini degli Architetti.

Il riferimento è all’emendamento che prevede limiti alla rigenerazione urbana nelle zone omogenee A (individuate dal DM 1444/1968, o a queste assimilabili in base alla normativa regionale e ai piani urbanistici comunali). In queste zone, gli interventi di demolizione e ricostruzione saranno consentiti esclusivamente nell’ambito dei piani urbanistici di recupero e di riqualificazione particolareggiati, di competenza comunale. I limiti alla demolizione e ricostruzione, in sostanza, non saranno circoscritti solo agli edifici di pregio e quindi non sarà semplificata la sostituzione edilizia per tutti quegli edifici che, pur trovandosi in un centro storico, non hanno alcun valore, ma sono talvolta abbandonati all’incuria.

Avremo dei centri storici congelati nel loro stato attuale: edifici di pregio ed ecomostri posti sullo stesso piano – proseguono i rappresentanti degli ordini professionali -, ecomostri improvvisamente, inaspettatamente ed incredibilmente elevati ad un rango di dignità irreale. Le città italiane verranno ibernate e consegnate al passato. Città che non potranno evolvere ed essere al passo con le esigenze dei tempi, con i servizi in continua evoluzione per i cittadini, mai finora si era arrivati a tanto”.

E se da un lato una visione miope dona dignità ad edifici che non l’hanno, dall’altra si permette la demolizione o lo spostamento di beni culturali importanti per la costruzione di stadi” aggiungono, riferendosi qui all’emendamento che consente di bypassare le sovrintendenze per gli stadi. “Una legge quindi che è il risultato di un’accozzaglia di interessi specifici e privati e che non mira affatto alla tutela dell’interesse pubblico”. E concludono: “Così come è disegnata la legge, ci ritroveremo a tutelare esclusivamente interessi di parte e non di progresso generale. Pretendiamo che il Parlamento lavori secondo i principi della nostra Carta Costituzionale: mirare al progresso dell’intera società e alla preservazione dei soli edifici che abbia un senso conservare come testimonianza culturale per le  generazioni future”.