Accadde 632 anni fa! E se lo facessimo accadere ancora? L’8 ottobre 1388 fra Ravello e Scala
Era, come oggi, l’8 ottobre, ma del 1388; il luogo era quello che vediamo nella foto d’epoca di Luigi Cicalese, gentilmente messa a disposizione dal pronipote Pasquale Cappuccio, è esattamente il punto di confine fra Scala e Ravello denominato “Ponte”.
Ma per capire meglio di cosa parliamo dobbiamo fare un salto nel passato, in quello glorioso della Costa d’Amalfi, nell’unico periodo autenticamente “aureo” che ha avuto la nostra Costiera, quello della “Repubblica Amalfitana”.
Ancora una voltaci sovviene e ci sostiene la Storia, ma noi, stolti e presuntuosi moderni abitanti della Divina, non ce ne rendiamo conto e continuiamo a commettere errori.
Il Cameranel volume secondo delle sue “Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi”, così ci parla di Scala e Ravello nel XIV secolo:
-Per le frequenti emigrazioni di tanti ragguardevoli cittadini, Scala, sempreppiù veniva meno di forza e di facoltà ; e sin da principio del XIV secolo, essa non era più in istato di corrispondere come prima alle funzioni fiscali.
E più d’ogni altra cosa diremo che causa in gran parte della rovina de’ limitrofiComuni di Scala e di Ravellofuronle discordie, l’invidia, le gelosie,l’ ignoranza del popolo e quel truculentoodio che rodeva gli animi de’ nobili.
Questa rivalità , questa invidia di vicinanzae di quartiere che esiste ne’ grandie piccoli paesi, e donde la vanità, quasisempre, è il principio, si rincontra anche in seno della natura selvaggia.-
Quindi un territorio non in pace con se stesso; ma il Camera non si ferma alla constatazione della realtà, va oltre e ci fornisce anche una lettura psico-sociologica di quelle comunità:
–Le odiosità, le divisioni e poi le aggressioni e le guerre scambievoli tra Scala e Ravello sono antiche quanto la esistenza lor politica. Ma se prendiamo a disamina i motivi di tanta animosità e rancori, facilmente li troviamo nella situazione dei tenimenti tra loro vicini e limitrofi. D’altronde le diverse lor origini, le gare di supremazia e di precedenza tra loro e le differenti istituzioni municipali, incitavan gli animi dell’una a macchinare a danno dell’altra. Queste secolari e reciproche inimicizie, passate poscia in adagio comune, “sono amici come Scala e Ravello” produssero a mano amano la rovina di entrambe-.
La cosa straordinaria che ci ha colpito, però, è che la “Governance” dell’epoca, si rese conto che bisognava porre rimedio a tanta litigiosità; molto più intelligentemente di noi, presuntuosi moderni abitanti della Costiera, i nobili, le Università, ed il popolo di Scala e Ravello dell’epoca, cercano di porre freno ad un fenomeno perverso e devastante e, come scrive il Camera:
“Al fine, dopo tante ostilità ed uccisioni fu stabilita una tregua temporanea fra Scala e Ravello, conchiusa e posta in iscritto il 20 settembre :1388, ed in questaforma redatta”: In nomine domini dei salvatoris……….”
E qui riporta integralmente il testo dell’accordo giunto fino a noi, ovviamente scritto in latino medioevale. Un accordo molto dettagliato e puntuale che prevedeva anche le pene per i trasgressori. Ma il solo accordo non bastava, bisognava renderlo SPETTACOLAREaffinché le due comunità si sentissero protagoniste di un momento storico. Ed ecco che si organizza, sul ponte che segna il confine fra i due comuni, una cerimonia sfarzosa. La rileggiamo con le parole del Camera:
“Onde darsi al suddetto istrumento ditregua la maggiore possibile solennità, ledette Università ( diciotto giorni dopo, correndo il dì 8 ottobre del mese seguente) rappresentate dai loro sindaci, giudici enotari di ambedue città, conferitisi « in loco ubidicitur ad flumen, quodflumendividitterritoriumcivitatisScalarum a territorio civitatisRavelli » presentaronoscambievolmente lo stesso istrumento duplice redatto, e da l’una e l’ altraparte ne fu giurata l’ osservanza di quantosi conteneva in esso.”
Ovviamente non è tutto oro quello che luce, perché il Camera continua evidenziando che la litigiosità era dietro l’angolo e che:
“qualche anno dopo per un sospetto, una delazione o per un malinteso non lasciava coloro di sfuggire occasione di prorompere di nuovo le inimicizie e si raccendevano le lotte con tanta maggiore violenza quanto più lunga era stata la tregua”.
Intanto ci fa sorridere il prosieguo che ci racconta il Camera, allorquando scrive, quasi a testimoniare che il desiderio di litigiosità era troppo forte nell’animo di quelle genti, che: “Terminate le mentovate discordie, almeno in apparenza, nacquero in Scala delle nuove questioni trai nobili e la cittadinanza, circa l’ asportazione delle mazze del pallio nelle processioni delle festività solenni”.
A dire il vero il Camera ci tramanda un’annotazione, oggi sicuramente più “pruriginosa”, non meno importante di quelle precedenti, ma che egli relega al ruolo di “nota a piè pagina e che recita:
“Forti questioni e proteste nascevano frequentemente tra i sindaci di Scala e di Ravello nelle assemblee e parlamenti generali che avean luogo nella chiesa del Salvatore di Atrani circa la precedenza nel muovere la parola dopo il sindaco di Amalfi; dichiarando il sindaco di Scala, che questa città era più antica di Ravello (Protocollo del notaio Vincenzo Casabona di Amalfi an. 1581 addì 15 maggio IX indiz. Fol. 155 ed aqn. 1591 fol. 82 et passim.”
Una sorta di primogenitura anagrafica che il tempo e le condizioni socio-economiche non potevano e non dovevano intaccare. Esattamente il contrario di quanto oggi prevale: il più forte, il più ricco, il famoso……. “articolo quinto, chi ten man ha vinto”.
Questa la storia!
Una data, l’8 ottobre 1388!
Su queste poche pagine si potrebbero avviare dibattiti e seminari, approfondimenti e proposte. Noi ci fermiamo qua, limitandoci a leggere, a commentare e a fare sintesi:
Una litigiosità trasversale fra Istituzioni e Popolo, della serie: ogni occasione è buona.
Oggi potremmo dire che nulla è cambiato, ma a ben riflettere, dobbiamo dire che molto è cambiato:
- i motivi e le motivazioni sono intatte ed uguali, interessi, potere, proprietà, soldi;
- i protagonisti pure, praticamente tutti;
Quello che cambia e fa la differenza, però, è una circostanza: non è dato leggere da nessuna parte la VOGLIA DI CAMBIARE; nessun tentativo di accordo e protocollo è dato registrare.
Per chiudere con un sorriso ci piace evidenziare come la “tradizione orale” subisce mutazioni nel tempo, in specie quando parliamo di secoli; dal Camera ci arriva:
- un episodio di pace che è avvenuto fra Scalesi e Ravellesi nel “Ponte”, oggi quella località viene indicata come il luogo degli scontri fra bande di giovinastri che colà si davano appuntamento per i regolamenti di conti;
- l’altro episodio deformato dal tempo è il litigio sui portatori del Pallio. Ancora oggi è usato in genere come invito a non litigare su certi argomenti “sacri”, ma a Ravello viene distorto scherzosamente come invito a non litigare sul nome del portatore del Pallio di San Martino, notoriamente protettore dei portatori di protuberanze ossee sul capo.
Al di la dell’ironia, dovremmo fare tesoro del nostro passato ricordando che quello della Costa d’Amalfi è stato fra i più gloriosi del Mediterraneo, e soprattutto che…….
HISTORIA MAGISTRA VITAE
Ravello 8 ottobre 2020
Secondo Amalfitano
Antica fotografia su lastra di Luigi Cicalese del Ponte fra Scala e Ravello