Arzano: uccide la compagna a calci durante il lockdown. Arrestato l’assassino

Arzano (Napoli). Un uomo-padrone che, sorpreso dalla compagna al telefono con una ex fidanzata, ha reagito con furia inumana, colpendo la convivente con un calcio all’addome che le ha spappolato la milza. Quattro giorni dopo quel pestaggio, Lucia Caiazza, 52 anni, una bella donna, solare, affabile, economicamente indipendente, che forse credeva di amare senza se e senza ma quell’uomo, ma che in realtà era stata resa succube del suo aguzzino, è morta dopo un’agonia silenziosa. Terribile. Dolorosa. Con l’addome che si riempiva del suo stesso sangue, provocandole dolori atroci. Una fine inevitabile, che nemmeno due delicati interventi chirurgici hanno evitato.

Una storia accaduta ad Arzano lo scorso mese di maggio, in pieno lockdown. Una morte che l’assassino finito in carcere ieri mattina, Vincenzo Garzia, 47 anni, di Arzano, già noto alle forze dell’ordine, ha cercato in tutti i modi di coprire. Dapprima con la storia di un incidente stradale, avvenuto il 30 aprile e nel quale la povera Lucia era rimasta coinvolta, riportando però solo una leggera contusione al ginocchio; e poi inventandosi una fantomatica caduta dalle scale della sua abitazione al piano terra in via Zanardelli, nel cuore del centro storico di Arzano.

Agghiacciante la sceneggiata recitata da Vincenzo Garzia davanti alle telecamere della trasmissione «Chi l’ha visto?» alla cui redazione si erano rivolte le figlie della vittima che non hanno avevano mai creduto alla storia dell’incidente nel corso della quale con tono dimesso aveva detto: «Io amavo Lucia e la volevo sposare. Non l’avrei sfiorata nemmeno con un fiore». Aggiungendo: «È vero, ho picchiato una sola volta la mia ex moglie, ma l’ho fatto perché mi tradiva…». Una nemesi, visto che poi ha pestato mortalmente Lucia Caiazza, perché aveva scoperto il suo tradimento con l’ex fidanzata.

Ieri mattina, all’alba, dopo quattro mesi di indagini avvolte in una pesante coltre di omertà e pressioni sui testimoni da parte di Vincenzo Garzia, i carabinieri della caserma di Casavatore, diretta dal luogotenente Rosario Tardocchi, hanno arrestato l’uomo eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip del Tribunale di Napoli Nord, Vincenzo Saladino, su richiesta del pubblico ministero Barbara Buonanno della Procura di Napoli Nord diretta dal Francesco Greco. I reati vanno dall’omicidio preterintenzionale alle lesioni aggravate fino alle circostanze aggravanti per l’ergastolo. Quando è stato ammanettato l’uomo ha solo farfugliato: «Non sono stato io… state sbagliando».

Nessun errore, sottolineano in Procura, visto che il gip ha accolto tutte le richieste dell’accusa, ritenendo validi gli indizi e le prove raccolte in questi cinque mesi, grazie anche poche testimonianze di chi ha avuto il coraggio di raccontare il difficile rapporto tra Lucia Caiazza e Vincenzo Garzia, scandito da continui litigi che lasciavano sulle braccia e sul collo della vittima il blu scuro di vasti ematomi. Tra i pochi testimoni molte donne. Una in particolare, che dopo aver parlato di «rapporto idilliaco di due fidanzati in eterna luna di miele», sopraffatta da un cocente rimorso è ritornata in caserma poche ore dopo per raccontare la verità sui continui litigi tra i due su come Lucia amministrava i sui soldi.

Anche l’ex fidanzata di Vincenzo Garzia, pur dichiarando di amare questo triste figuro, non si è tirata indietro e ha svelato il lato violento dell’ex fidanzato con il quale continuava a vedersi a casa dell’uomo almeno un paio di volte a settimana, nonostante la relazione dell’arrestato con Lucia Caiazza. I carabinieri hanno anche individuato il movente: la liquidazione che Lucia Caiazza dove ricevere.

Una delle testimoni, un’altra donna il cui appartamento è adiacente al basso dell’arrestato, ha raccontato ai carabinieri di aver ascoltato una telefonata ad alta voce tra Vincenzo Garzia e un suo amico. Il sospettato ridendo diceva: «Con la sua liquidazione sistemo la mia vita, dopodiché la picchio e me la tolgo dalle scatole». Ad alta voce, un’altra volta, rivolgendosi a Lucia l’aveva offesa: «Io ho la fila di tante belle donne, che non sono vecchie come te». Un cuore di pietra, senza pietà, tanto che quattro giorni prima di morire Lucia in preda a forti dolori era uscita da sola, per farsi visitare alla guardia medica, ma senza trovare il coraggio di raccontare la verità.

Fonte: Il Mattino

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