Champions: il Barcellona domina all’Allianz Stadium -Juve fragile e senza idee

29 ottobre 2020 | 06:19
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Champions: il Barcellona domina all’Allianz Stadium -Juve fragile e senza idee
Champions: il Barcellona domina all’Allianz Stadium -Juve fragile e senza idee
Champions: il Barcellona domina all’Allianz Stadium -Juve fragile e senza idee

la Champions ci consegna un’altra Juventus,  perdente  disorganizzata e fragile.Pirlo: «Siamo in costruzione il ko ci servirà»

Partita con molti episodi, tutti risolti con apparente disinvoltura dall’olandese Makkelie: tre gol annullati al Morata (non nuovo a simili situazioni), un espulso (Demiral) e un rigore al Barcellona. Alto il numero dei falli fischiati (35), 6 i cartellini gialli e una espulsione.

MARCATORI: 14’pt Dembélé (B), 46’st Messi (B) rig. Arbitro: Makkelie (Ola); guardalinee: Diks e Steegstra; quarto uomo: Lindhout; VAR: Blom; AVAR: Dieperink. Note: partita a porte chiuse; calci d’angolo: 4-1 per il Barcellona; recuperi: pt 3’, st 5’

Allenatore: R.Koeman
Sostituzioni: 1’st Busquets per Araujo, 21’st Fati per Dembélé, 44’st Firpo per Griezmann, 46’st Braithwaite per Pedri
A disposizione: Peña, Tinas, Dest, Aleña, Puig, Trincão.
Ammoniti: 15’st Sergi Roberto per gioco falloso

Allenatore: Pirlo
Sostituzioni: 30’st McKennie per Kulusevski, 38’st Arthur per Bentancur, 38’st Bernardeschi per Rabiot
A disposizione: Buffon, Pinsoglio, Ramsey, De Winter, Frabotta, Portanova, Riccio
Espulsi: 40’st Demiral per doppia ammonizione (entrambe per gioco falloso)
Ammoniti: 48’pt Kulusevski e 34’st Rabiot per gioco falloso, 29’st Cuadrado per simulazione

Il miglior Barcellona della stagione ha vinto con merito all’Allianz Stadium e si è portato in testa da solo al girone. Annichilita ben oltre il 2-0 finale la Juventus che, priva di Cristiano Ronaldo, è stata incapace di fermare Messi e compagni. I bianconeri possono recriminare con la fortuna perché, per questione di centimetri, il Var ha cancellato a Morata tre reti per fuorigioco, ma hanno chiuso il match senza mai concludere nello specchio. In Champions dal 2003-04 a oggi non era mai successo. Hanno dato la costante sensazione di essere in balia degli avversari che hanno giocato al gatto con il topo, amministrando il ritmo e creando pericoli a ripetizione. Con un briciolo di concretezza in più sarebbe finita con una goleada e invece, dopo il vantaggio di Dembélé, il Barça ha tenuto aperto l’incontro fino al recupero quando Messi ha firmato su rigore il 2-0. A quel punto Bonucci e compagni erano in dieci per l’espulsione di Demiral, ma la bandiera bianca l’avevano issata già da qualche minuto. Per manifesta inferiorità. Con CR7 probabilmente sarebbe stata un’altra partita perché il portoghese avrebbe scosso una squadra che sta palesando limiti nel gioco e l’assenza di quel dna vincente che ha avuto per tanti anni di fila. Pirlo aspetta il portoghese, ma è atteso soprattutto da molto lavoro.

DOMINIO BARCA. Che la sfida sarebbe stata un calvario il tecnico di Flero lo ha capito fin dai primi 100 secondi quando Messi (tiro ribattuto da Bonucci), Pjanic (parata di Szczesny) e Griezmann (palo) hanno sfiorato il gol. I catalani mostravano un calcio spumeggiante ed efficace nel quale si esaltavano il marziano Messi e il rinato Dembélé: l’argentino e il francese erano i primi violini di un’orchestra che suonava in maniera deliziosa grazie alla freccia Pedri (17 anni…) e a due direttori d’orchestra sopraffini come l’ex Pjanic e De Jong. La differenza tra le due formazioni era soprattutto nel cuore della mediana dove Bentancur e Rabiot erano in costante difficoltà non solo in fase di interdizione, ma anche a costruire. Perché il Barça ieri sera ha pressato alto come ai tempi d’oro e ha dimostrato che gli ultimi due ko nella Liga contro Getafe e Real Madrid sono stati dimenticati. Se per merito delle dimissioni dell’inviso (a Messi…) presidente Bartomeu o perché la crisi è alle spalle, lo scopriremo nelle prossime settimane. Di fronte a tanta bellezza la Juve era smarrita, incapace di fermare avversari più veloci e messi meglio in campo. Il 4-4-2 dei padroni di casa si alzava per provare a creare difficoltà alla costruzione ospite, ma tra le linee si aprivano spazi nei quali i blaugrana (in maglia rosa) si infilavano con i triangoli o con i cambi di gioco. Palla gol dopo palla gol, il Barcellona è passato al quarto d’ora con un tiro di Dembélé deviato da Chiesa, ma all’intervallo è rientrato negli spogliatoi con una sola rete di vantaggio perché spesso sotto porta non ha avuto il killer instinct. Le statistiche al momento del the caldo però erano impietose e tutte pro Barça: conclusioni totali (7-0), tiri nello specchio (3-0), possesso palla (58%) e duelli vinti (55%).

STESSA MUSICA. A inizio ripresa Koeman ha tolto l’acciaccato Araujo per inserire Busquets. De Jong è scalato in difesa, ma l’assenza dell’olandese in mediana non ha cambiato la musica perché gli spagnoli hanno continuato a giocare meglio. Morata si è visto annullare il terzo gol dal Var, unico lampo in una seconda frazione nella quale gli uomini di Koeman non hanno rischiato niente, mentre Szczesny ha tremato sui tiri di Messi e Griezmann prima di capitolare dal dischetto. Per la Juve, che non aveva mai perso in casa con il Barcellona, il modo peggiore per festeggiare la duecentesima gara in Champions.

Contrordine. Da Kiev a Torino, la Champions ci consegna un’altra Juventus, non solo perdente, e con il Barcellona, pur angustiato da lotte intestine, la sconfitta si può mettere in conto, ma anche sfilacciata, disorganizzata, fragile. E iellata: il simbolo della sfortuna è “AlVar” Morata. Una Juventus che non ha la trazione del collettivo e neanche la spada fiammeggiante dei campioni a vendicare le offese del nemico. L’assenza di Ronaldo si sente; un Messi al piccolo trotto funge comunque da colonna al Barça.

Al di là della sconfitta, rimediabile, la Juventus vive un momento di crisi d’identità. Non si muove da squadra come le prime di Conte ma non ha l’appoggio dei Supereroi come è stata in seguito, specialmente nell’ultimo con Maurizio Sarri licenziato dopo la conquista dello scudetto con l’accusa di essere stato irrilevante. Secondo il club lo scollamento con lo spogliatoio era evidente ed è stata la cooperativa dei giocatori a vincere, malgrado lui. Anche con Pirlo, si è ripreso lo stesso percorso di rifondazione, ma questo è il momento più intricato per avviare un’attività, per il mondo e per il calcio. Non c’è stato modo di provare, si fanno gli esperimenti in corso d’opera. E quindi, proprio come con Sarri, proprio come sempre è accaduto nel novennio, tranne, forse, con le prime due Juventus di Conte, qui, ora, servirebbero le grandi prestazioni, le spallate dei campioni. Servirebbe la spinta di Ronaldo in attacco, le chiusure di Chiellini in difesa. Servirebbe un Dybala più vicino a Messi, ma dopo la bella prestazione con il Verona, non c’è gioia.
Senza la squadra, senza le folgori dei singoli, occorrerebbe allora un po’ di fortuna. E qui entriamo in un campo di cui si parla malvolentieri, perché gli “spiegatori” di calcio non possono governarlo e quindi viene meno il loro controllo. Parliamo della rilevanza dell’episodio. Arriva il momento in cui il destino chiede il conto, in cui tutte le situazioni negative si condensano. Al quinto gol (tre con il Barça) annullato per fuorigioco millimetrico, “AlVar” Morata rischia di finire in analisi. Dei tre contro Messi e compagni, solo uno è abbastanza chiaro, per gli altri è stato necessario tirare le righe, anche solo con la moviola erano difficilissimi da azzeccare. Contro il Verona Madama ha preso due traverse che ancora ballano. Nel calcio, siete liberi di non crederci, anche pochi centimetri fanno la storia di una stagione.


Tanto Barcellona, tanto Messi. E’ amara la prima volta di Andrea Pirlo da allenatore contro i blaugrana. L’ultima da giocatore era stata a Berlino, nella finale del 2015, ed erano state lacrime. Stavolta è cambiata la prospettiva, non l’epilogo. Tanto Barcellona, tanto Messi: la Juve cade e frena dopo la vittoria di Kiev ma può comunque sorridere perchè tiene a distanza di sicurezza Dinamo e Ferencvaros che si sono annullate a vicenda nell’altro match del girone.

L’atterraggio è quindi morbido, la sconfitta non pregiudica nulla nel cammino di Champions League, ma rimane l’impressione di un Barça superiore. Al momento, almeno. E al netto dei tre gol annullati dalla Var a Morata (due, ancora una volta, per pochi centimetri) e delle tante assenze juventine, Ronaldo in primis, ma pure De Ligt, Chiellini ed Alex Sandro. I bianconeri hanno sofferto tanto il palleggio dei catalani (quasi 60% di possesso) e hanno subito tante occasioni. Tradotto: 40 tocchi dei blaugrana nell’area juventina (record); zero tiri nello specchio da parte dei campioni d’Italia (record al contrario).

PERCORSO. La costruzione delle due squadre è evidentemente ad un livello diverso: più avanti Koeman di Pirlo. Il Maestro ammette le difficoltà: «Sapevamo che sarebbe stata una partita difficile contro una squadra che sa giocare a calcio. Loro sono più avanti di noi nel percorso, con giocatori più abituati a giocare queste partite. Noi in costruzione, abbiamo alcuni giovani che sono soltanto alla seconda presenza in Champions. Dobbiamo migliorare tanto nell’atteggiamento e nel modo di giocare queste partite, alcuni non l’avevano mai disputate. Si è vista la loro abitudine a giocare da anni uno stesso tipo di calcio e si è vista la differente personalità, quella del Barça ha fatto la differenza. Non credo sia stato frustrante, se non quando siamo rimasti in inferiorità numerica e abbiamo corso a vuoto cercando di andare a pressare. E’ una partita che ci servirà per la crescita».
Lavori in corso, quindi, e la strada non è semplice perchè parallelamente servono anche i risultati. «Il momento di fare i risultati è sempre: non sono qui per costruire e non raggiungere le vittorie. Spero anche di avere al più presto altri giocatori a disposizione perchè ora siamo un po’ contati. E’ difficile per i ragazzi far partite ravvicinata soprattuto per i giovani che hanno poca esperienza».

Cinque anni dopo. Chiesa e Kulusevski hanno faticato, così come i centrali: «E’ vero, nel 2015 c’erano grandissimi giocatori, anche con esperienza, ma fa parte dei cicli. Ora abbiamo giocatori giovani, come Bentancur, Rabiot e Arthur, che hanno bisogno di uin po’ di tempo per giocare più partite di questo tipo e fare esperienza. C’è bisogno di lavorare per arrivare a giocare alla pari con il Barcellona». L’auspicio è di recuperare gli assenti: «Ronaldo? Sta facendo tamponi tutti i giorni. Speriamo possa rientrare presto, così come Chiellini, De Ligt e Alex Sandro».

fonte:corrieredellosport