Roberto Mancini ct della Nazionale-calcio da difendere

30 ottobre 2020 | 08:30
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Roberto Mancini ct della Nazionale-calcio da difendere

Roberto Mancini 55 anni è ct della Nazionale dal maggio 2018. Prima di lui l’Italia, dopo la mancata qualificazione a Russia 2018, era stata affidata ad interim a Gigi Di Biagio, già alla guida della Under 21. Mancini in questi due anni e mezzo è stato protagonista di una qualificazione europea da record: 10 vittorie su 10 nel 2019. Qui sopra il ct durante l’intervista con il Condirettore Barbano e Alberto Dalla Palma

«Quelli che dicono che questo sport non è importante sono moralisti. Paghiamo un’idea di ricchezza che  non tiene conto dei tantissimi lavoratori normali coinvolti Fatico da ct. Il contratto? Penso a vincere con i giovani»

Da sempre c’è una sfumatura d’azzurro nella vita di Roberto Mancini. Solamente da due anni, però, questo colore è diventato vivo e intenso. «Vincere l’Europeo sarebbe la mia rivincita, dato che da calciatore non sono riuscito a togliermi tutte le soddisfazioni che volevo in Nazionale». Il commissario tecnico è intervenuto ieri a “Sport Lab, il futuro dell’industria e dello sport”, la maratona digitale organizzata dal Corriere dello Sport-Stadio e da Tuttosport per festeggiare i 75 anni di Stadio e della testata torinese. Mancio si è confessato senza filtri: «Faccio fatica a sentirmi Ct, questa vita non mi piace. Io amo allenare tutti i giorni. Il contratto? Non ci penso. Ora voglio vincere il girone di Nations League per poter organizzare la fase finale in Italia, conquistare l’Europeo e fare un Mondiale da protagonisti».

I GIOVANI. Mancini valuta già nuovi inserimenti in una rosa molto giovane («seguo con interesse tanti Under 21») e spera che il campionato lo aiuti di più. Ha sostenuto, infatti, che «in Serie A giocano sempre meno italiani». Durante l’intervista con il condirettore Barbano e con il caporedattore Dalla Palma ha spiegato per quale motivo sembra avere quasi un “occhio clinico” nell’individuare le qualità calcistiche degli atleti: «A 16 anni Burgnich mi fece esordire. Questa cosa mi è rimasta dentro, ecco perché lancio così tanti giovani». Tra questi c’è sicuramente Zaniolo, il baby fenomeno della Roma che ha chiamato in Nazionale ancor prima di vederlo debuttare. A detta di molti fu una scelta sorprendente, ma il tempo gli ha dato ragione. Nicolò, che si è lesionato il legamento del ginocchio sinistro in Olanda-Italia, è sempre nei suoi pensieri: «Se doveva verificarsi un infortunio così grave, meglio sia capitato a settembre così avrà tempo per recuperare. Per le partite di marzo sarà pronto e io lo aspetto all’Europeo».

BALO E DUALISMO. Chi ha perso il treno, invece, sembra essere Mario Balotelli, il pupillo che nemmeno lui è riuscito a salvare: «Mi dispiace vederlo in questa condizione e senza squadra. A 30 anni è nel pieno della maturità tecnico-calcistica e sarebbe stato molto utile alla nazionale». Resta d’attualità il dualismo tra Immobile-Belotti, con il terzo incomodo Caputo pronto a rovesciare le gerarchie. Il Mancio non vede alcun problema in una sana concorrenza e crede che, tutti e tre, possano motivarsi a vicenda proprio perché si sentono in discussione: «I centravanti per l’Europeo sono decisi, a meno che non esca uno Schillaci all’ultimo momento (ride, ndr). Li sto alternando perché facciamo sempre tre partite in dieci giorni e devo risparmiare le energie. Ai miei tempi eravamo in 6 e tutti fortissimi. Insomma, devono ritenersi fortunati».

NORMALITÀ. Inevitabile la parentesi sul Covid e sulla difficile situazione del Paese. «Spero che il calcio torni alla normalità perché così non se ne può più – ha detto Mancini –. Quelli che dicono che il calcio non è essenziale sono dei moralisti che vivono in un altro mondo. Abbiamo pagato l’essere considerati dei ricchi, ma in questo settore lavorano tante persone che hanno stipendi normalissimi. Ci sono i magazzinieri, chi mette a posto il campo, chi pulisce gli spogliatoi, il cuoco che fa da mangiare. Mancanza di responsabilità dopo le vacanze? Tutte le persone si contagiano, non solo i calciatori. Noi siamo stati in ritiro 11 giorni e abbiamo fatto 11 tamponi, il calcio sta già vivendo in una bolla». In una situazione così incerta, è lecito attendersi delle sorprese anche nella lotta scudetto. L’allenatore di Jesi ha candidato due outsider: «Gli stadi chiusi possono rendere più equilibrata la competizione. Il Milan è lanciatissimo e anche il Napoli mi sembra molto forte».

fonte:foto e testo corrieredellosport