Calcio, giallo sulla morte di Maradona: indagato il medico Leopoldo Luque
La morte di Maradona è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Dopo l’operazione al cervello che, stando alle parole del medico Leopoldo Luque, era avvenuta con successo, nessuno si sarebbe mai aspettato che le cose sarebbero degenerate. Ed ora, a distanza di 3 giorni è proprio quel medico ad essere indagato perché, come spiega la Nacion, ci sarebbe da capire se ci sono state delle irregolarità o meno. Quello che è certo è che Luque, giovane neurochirurgo e personaggio controverso che lavorava per Diego dal 2016 ma con il quale il campione aveva litigato, non era presente nella casa di Tigre al momento della morte di Diego. Le perquisizioni sono state compiute da 60 agenti, 30 nella casa e 30 nella clinica del dottore Luque. Anche le figlie di Diego, Dalma, Gianinna e Jana, lo hanno indicato senza incertezze come il principale responsabile del crollo fisico del padre negli ultimi giorni prima della scomparsa. Insieme a Luque, potrebbero rientrare nell’indagine anche il medico-psichiatra che prescriveva i farmaci a Maradona e una persona, non meglio precisata, che si trovava in casa al momento del decesso. Troppi i punti di domanda e le questione irrisolte. Intanto, non si comprende perché Maradona sia stato dimesso così in fretta dopo l’operazione alla testa. Una tesi che anche quella del suo ex medico, Alfredo Cahe, il quale ha detto senza mezzi termini che «sono state sbagliate le cure». E poi ancora: perché in casa non c’era un medico specialista 24 ore su 24? Perché non c’era un’ambulanza stabilmente davanti a casa? A Maradona sono stati prescritti i farmaci giusti? Sono stati rispettati i protocolli di intervento? Perché non c’era un defibrillatore in casa? E, soprattutto, perché Luque non c’era ma ha chiamato lui il 911, senza peraltro fare il nome di Maradona?