Calcio, intervista ad Umberto Calcagno, il nuovo presidente dell’Associazione calciatori

30 novembre 2020 | 17:38
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Calcio, intervista ad Umberto Calcagno, il nuovo presidente dell’Associazione calciatori

Umberto Calcagno è il nuovo presidente dell’Associazione calciatori. Lo ha appena eletto l’assemblea Aic a Milano, come successore di Damiano Tommasi. “Dopo esser stato calciatore e aver vissuto tanti anni nell’Associazione, questo e’ il coronamento di un sogno”, ha detto Calcagno. Eccolo appena eletto in un’intervista a Repubblica:

STIPENDI –«Quello degli stipendi è uno specchietto per le allodole: chi negli ultimi 10 anni ha fatto scelte sbagliate le paga oggi. Va bene ridurre i costi, ma non sento mai parole come progettualità e sostenibilità».

DISTRIBUZIONE RISORSE – «La sensazione è che il sistema sia capace di generare nuova ricchezza. Ma la vera sfida è capire come ridistribuire queste risorse. Non dobbiamo ostacolare lo sviluppo della nuova Champions, ma monitorare sì: anche il negoziato dei diritti tv in Serie A. Va tutelato il sistema solidaristico: in caso di retrocessione non può esserci la morte del club. E i calciatori della Nazionale hanno già donato 4 milioni al fondo di solidarietà dei calciatori».

CLUB IN RITARDO PER PAGARE GLI STIPENDI – «Non è vero. Più della metà dei club professionistici paga mese per mese e a fine ottobre aveva già versato anche settembre: si deve partire da questo».

102 CLUB PROFESSIONISTICI –«Il perimetro non deve deciderlo una riforma dei campionati, ma norme certe sulle iscrizioni, che dicano chi può fare calcio e chi no. Basta casi come quello del Trapani, che appena iscritto in Serie C quest’anno non aveva la forza per fare il campionato: norme per iscriversi larghe come quest’anno, in futuro minerebbero la regolarità dei campionati».

MENO GIOVANI –«Il rischio è concreto: questa fase amplifica il problema già diffuso dell’abbandono adolescenziale. Il vincolo sportivo è stato un altro ostacolo: oggi i decreti sul lavoro sportivo aumenteranno la professionalizzazione, ma insieme servono sgravi fiscali per tutelare le società dilettantistiche. Formula che aiuterà anche il professionismo nel calcio femminile».

CALCIO FEMMINILE –«Col professionismo ci sarà un salto di qualità. Ora però la questione riguarda la base: il numero di ragazze e bimbe tesserate è in grande aumento. Pochissimi anni fa molti genitori ostacolavano le ragazzine, mia figlia ha giocato per quattro anni e ho notato la difficoltà di altri genitori a percepirla come un’ambizione. Ma oggi le calciatrici di A offrono un modello eccezionale».