Dalle parole all’autodeterminazione dei corpi, seminari sul linguaggio inclusivo
Napoli – Le parole sono importanti. Lo ribadisce SigmundFreud nella sua “Introduzione alla psicanalisi” quando afferma che “originariamente le parole erano magie e ancor oggi la parola ha conservato molto del suo antico potere magico”. Del resto la pratica psicanalitica si fonda essenzialmente sulla parola. La parola e il linguaggio sono anche inestricabilmente connessi alle dinamiche del potere. Le parole sono un mezzo per governare le masse, soprattutto durante le dittature. Michel Foucault ne ha scandagliato in profondità le pratiche di imposizione e anche di interdetto, di reticenza. Perché il potere non solo impone le parole in modo roboante ma anche le vieta, le frena, le interdice. Ecco perché è sempre importante discuterne e confrontarsi. Le parole abbondano sui social media, le parole non sono solo taumaturgiche come in psicoterapia ma anche taglienti come pietre, quelle che oggi scagliano gli odiatori di “professione” nascosti dietro i profili falsi , ne sanno qualcosa le donne, lo abbiamo ricordato il 25 novembre, lo sperimentano anche altri soggetti presi di mira da questi criminali. Giovedì, 26 novembre 2020, il comitato studentesco “Link Orientale” ha voluto organizzare così un seminario (in streaming per le norme covid) dal titolo quanto mai emblematico “Dalle parole all’autodeterminazione dei corpi“, un invito pubblico ad una riflessione collettiva sulla corretta narrazione e il giusto utilizzo del linguaggio in relazione all’identità di genere. La lingua e il linguaggio sono da sempre un importante strumento di rappresentazione , di conseguenza il corretto utilizzo della lingua può rappresentare un indispensabile strumento di emancipazione, apparizione, riappropriazione dello spazio pubblico e politico. Il linguaggio in quanto mutevole e rappresentativo della realtà e del reale deve essere rappresentativo e inclusivo di ogni persona, anche di quelle soggettività tenute ai margini delle narrazioni tipicamente maschili, binarie e mainstream. Nominare qualcosa, qualcuno e qualcuna è, infatti, il primo passo verso il riconoscimento della sua esistenza, nonché prima tappa di un percorso di autodeterminazione mentre l’adoperare le parole in modo corretto è il primo segno di una comunità fondata su giusti valori democratici e civili, se è vero, come ricorda il filosofo Salvatore Natoli nel testo “Il Valore della diversità”, che dalla cultura delle differenze siamo passati a quella dell’eguaglianza, che contrariamente a quello che si crede, ha preceduto di molto l’uguaglianza, perché l’umanità ha prima conosciuto le differenze e molto più tardi l’uguaglianza.
Sono intervenuti:
Prof.ssa. Anna Mongibello, Università degli studi di Napoli l’Orientale
“Come si parla dell’altro? News, rappresentazioni e stereotipi di genere”;
Prof. Giuseppe Balirano, Università degli studi di Napoli l’Orientale
“Pluralità identitarie e inclusività linguistiche: la questione del genere nei linguaggi istituzionali”;
Prof. Domenico Rizzo,Università degli studi di Napoli l’Orientale
“Violenza di genere, costrutti storici e trappole identitarie”;
Dott.ssa. Carmen Ferrara, dottoranda in Mind, GeNder and Language
“Anche se non trovi le parole”;
Prof.ssa. Alessandra Gissi, Università degli studi di Napoli l’Orientale
“(Breve) profilo storico del concetto di autodeterminazione dei corpi”.
(nella foto part. dell’opera “Man in the forest”(2018) courtesy dell’artista Simonita Muscaria)
a cura di Luigi De Rosa
(info www.facebook.com/orientale.link)