Gattuso-Napoli accordo raggiunto con De Laurentiis – biennale a 1,9 milioni piu’ bonus
A poche ore dalla sfida al San Paolo contro il Sassuolo di De Zerbi l’allenatore azzurro (arrivato a dicembre 2019) riceve dalla società un importante attestato di stima: il suo futuro adesso ha gli orizzonti di un ciclo
È fatta, accordo raggiunto con De Laurentiis: il tecnico prolungherà il contratto in scadenza nel 2021 di altri due anni con obiettivi precisi
C’è una parola chiave, da sedici anni: progetto. E resiste a qualsiasi moda, senza che compaia mai la tentazione di farne a meno: esiste nella buona e (talvolta) nella cattiva sorte, insegue un’idea diversa, quasi alternativa, e pure stavolta resta lì, inchiodato nell’orizzonte di Aurelio De Laurentiis, che calandosi con nonchalance nella vigilia di Napoli-Sassuolo, s’è seduto di fronte a Gattuso (e a Giuntoli) e ha già definito il futuro. Il contratto è una cosa seria, non una formalità, racchiude dentro di sé una filosofia che dev’essere eguale e (ovviamente) condivisa: De Laurentiis e Gattuso vivono ormai le identiche proiezioni, disegnano gli scenari a modo loro per scoprire poi che ci sono dentro affinità elettive, e stavolta, rompendo gli indugi, si sono stretti la mano (o forse si son dati di gomito), ed hanno deciso di andare avanti sino al 2023. È fatta, anche se la procedura richiede che tutto venga formalizzato su quel «tomo» di trentasei pagine che ADL rivendica con orgoglio come una delle novità della prima ora: ormai è solo una questione di penna, carta e calamaio, ma c’è reciproca soddisfazione (chiaramente) per essersi promessi un tempo da attraversare assieme.
QUATTRO ANNI. Gattuso se ne starà, per ora, complessivamente quattro anni sulla panchina del Napoli (tre stagioni e mezza, per la precisione), si terrà per sé quella squadra che sembra abbia i connotati giusti per potersela giocare su tutti i fronti, scudetto incluso, e che «mica so matto che la lascio ad un altro». E De Laurentiis gliela concederà perché dopo essersi annusati per sei mesi (lockdown compreso), hanno poi intuito d’essere fatti – sino a prova contraria – l’uno per l’altro. Per adesso, si ricomincia con un biennale che decollerà, giuridicamente, dal 2021 e si protrarrà sino al 2023, senza la presenza di clausole soffocanti: è un patto che si fonda sull’analogia d’un pensiero che ricerca un’identità precisa e che, nonostante le difficoltà del momento, continuerà ad essere ambizioso.COME PRIMA. A De Laurentiis non è mai piaciuto cambiare per il gusto di farlo e la storia del Napoli più recente conferma la tendenza che in realtà nasconde una politica aziendale nella quale la continuità deve avere un senso: Reja (che subentrò dopo il semestre di Ventura) è rimasto su quella panchina per cinque campionati e salutò per saturazione; Mazzarri, che si prese l’eredità (pure quella semestrale) di Donadoni, s’è goduto un ciclo triennale; Benitez ha attraversato il San Paolo per un biennio e Sarri, che sembrava un azzardo, ha avuto modo di vivere un triennio; è stato sofferente, si direbbe doloroso, il divorzio da Ancelotti, altrimenti destinato a rappresentare il «Ferguson» di Napoli, ruolo a cui adesso, con modalità più vicine alle abitudini italiane, può essere interpretato da Gattuso, che prenota un posto tra i più longevi.
LO SHOW. Ma Napoli-Sassuolo non diventa un dettaglio esistenziale, in questo calcio che va di fretta e non consente di deragliare: la vittoria di San Sebastian ha cicatrizzato la ferita per la sconfitta con l’AZ, però il campionato è un richiamo dell’anima che silenziosamente invoca il miracolo. E in questa domenica sulla quale plana l’eco del rinnovo di Gattuso, Napoli-Sassuolo si presenta come uno spettacolo tra due predestinati della panchina – ovviamente Gattuso e De Zerbi – che hanno cominciato presto, molto presto, a sfidarsi sottilmente attraverso le rispettive strategie: cinque anni, e sembra passata un’eternità, si «scontrarono» nello spareggio per la promozione tra Pisa e Foggia, erano diversi (indiscutibilmente). Era già tutto scritto: show must go on.