Sorrento, il chimico Raffaele Attardi: “Andate alla Pineta delle Tore, è l’unico modo per difenderla”

9 novembre 2020 | 23:53
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Sorrento, il chimico Raffaele Attardi: “Andate alla Pineta delle Tore, è l’unico modo per difenderla”

Sorrento. Riportiamo l’interessante post pubblicato dal noto chimico Raffaele Attardi sul suo profilo Facebook.

«Andate alla Pineta delle Tore, è l’unico modo per difenderla. Per chi non lo sa si trova sul crinale che divide il Golfo di Napoli da quello di Salerno. Inizia pressappoco dove si trova la torre della RAI e va da Sorrento fino a S. Agnello. È un percorso facile, basta seguire le tracce del degrado. Ci si arriva dal Nastro Azzurro, imboccando la derivazione che arriva ai resti di quello che era un ex eliporto. Basta seguire le tracce di lavori che hanno danneggiato la strada senza mai ripristinarla.

Con un po’ di difficoltà potete parcheggiare nei pressi di quella che era una piattaforma per l’atterraggio degli elicotteri, caratterizzata da abusi, degrado e sporcizia. Poi potete continuare a piedi salendo mantenendo la destra, passando davanti a vivai della Comunità Montana fino a raggiungere quello che era il viale centrale della pineta. E subito noterete che sul lato destro i pini non ci sono più e che si sta procedendo ad una piantumazione di essenze diverse per ricreare un ambiente, almeno così immagino, diverso e più resistente ai venti e agli incendi. Ma si sa le piante non sono mattoni che si possono spostare e ricollocare a piacimento: per adesso quello che si vede sono solo piantine striminzite, già parzialmente coperte da rovi. Pur non essendo un esperto dubito che questa operazione andrà a buon fine se non seguita dalla manutenzione del verde necessaria a garantire la crescita. E poi mi sembra esagerato tagliare tutto, un bosco è fatto di piante vive e piante morte, anche questa è la sua bellezza, per adesso c’è solo il deserto.

Continuano lungo il viale ormai diventato un terreno sterrato, e superata la prima fascia di distruzione totale, si nota come la pineta residua sia nel degrado più totale, con molti alberi ricoperti dall’edera che li sta facendo soffocare, alcuni ormai secchi e con rovi ovunque: c’è una differenza abissale fra questo luogo, degradato e manomesso, e tanti altri boschi ancora vivi che caratterizzano la penisola. Ma nonostante tutto è un luogo unico e bellissimo di cui ci si deve prendere cura.

Come al solito i soldi non mancano, a parte quelli di cui dispone il Comune, mi dicono che ci siano ben due sovvenzioni una di Terna e una di una nota casa di abbigliamento, erogate per riqualificare l’area. A questo punto è urgente riesaminare il progetto e porre rimedio a questo disastro. E bisogna farlo subito. Quello che sta succedendo alla pineta delle Tore ci dovrebbe anche far riflettere su cosa fare per gestire le tante aree comuni che esistono in penisola sorrentina, di cui la pineta è solo una delle tante.

La cosa migliore a mio avviso sarebbe farne un inventario e creare un Ente Consortile per garantirne la salvaguardia. Pochi sanno quali sono e ancor meno sono quelli che se ne interessano. Fanno eccezione alcune persone, particolarmente attente, fra queste ci sono gli amici del WWF, che cercano di difendere e non pochi privati cittadini che cercano invece di impossessarsene.

Il caso più eclatante è quello del Monte Comune di Vico Equense, una intera collina, che a dispetto del nome è diventato privato. Ma se si va vedere bene non sono pochi i casi di piccoli appezzamenti di terreno pubblici, che ogni anno vengono privatizzati. Se poi aggiungiamo a questo tutto ciò che viene dato in concessione, e che diviene inaccessibile di fatto se non a pagamento, dobbiamo constatare che la penisola diventa sempre meno pubblica e sempre più privatizzata. Perciò bisogna agire subito, anche perché i nostri sentieri, le nostre aree pubbliche, i nostri paesaggi non solo sono la nostra storia, ma sono anche, ad oggi che parliamo, la nostra principale risorsa economica: sono aperti, attirano persone, producono ricchezza anche con il Covid. E non danno luogo ad affollamenti e relazioni pericolose. In breve sono insieme al patrimonio culturale la nostra principale risorsa, l’unica concretamente disponibile, per i prossimi mesi.

Alla fine gira e rigira anche da questi esempi si può concludere che per evitare il degrado e il peggioramento della qualità della Vita bisogna cambiare visione: la Terra è l’ultimo dei poveri e noi non abbiamo il diritto di sfruttarla e contaminarla senza limiti. Bisogna prendersi cura di tutte le cose».

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