Festa di San Nicola. 6 dicembre 2020. La devozione in Penisola

5 dicembre 2020 | 17:22
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Dire San Nicola a Piano di Sorrento,  ma anche in tutta Penisola, significa indicare la l’Oratorio via Santa Margherita, ove ha sede la congrega dei Luigini. Oratorio attivo è funzionante come ce ne vorrebbero per ogni quartiere. Qui, diverse figure di preti a partire da Don Alfredo Ammendola, hanno coagulato intorno a loro generazioni e generazioni di adolescenti, con attività sportive , teatrali, culturali e religiose.  Generico dicembre 2020

La Solennità di San Nicola a Piano la vivremo anche quest’anno in Basilica di San Michele Arcangelo, approfittando della concomitanza con la seconda Domenica di Avvento. La Celebrazione solenne sarà quella di Domenica 6 dicembre alle ore 10.00.
Sarà possibile ritirare il tradizionale pane benedetto al termine di tutte e tre le celebrazioni del mattino (8.30, 10.00, 11.30)
🙏🏻 Recita del Santo Rosario, sabato 5 dicembre, alle ore 19.30 presso la Cappella dell’Oratorio di San Nicola.
🔴 È obbligatorio compilare autocertificazione 📄, l’uso della mascherina😷, la sanificazione delle mani all’ingresso 👏🏻💧. Si ricorda infine che i posti in Cappella il sabato e in Basilica la domenica sono limitati e prevedono il rispetto del distanziamento sociale.
Proprio all’inizio di quest’anno 2020 a Ravello, in occasione del recupero da parte dei Carabinieri di opere d’arte trafugate, Padre Enzo Fortunato e Leone De Castris ci hanno presentato un bellissimo San Nicola, lasciato per un po di tempo in mostra. Generico dicembre 2020
Ma in effetti sono poche le chiesa che non hanno questo santo nel loro pantheon, come statua simulacro o affrescato da solo o in compagnia di altri santi e soprattutto tanti Conventi, a Minori, a Gragnano il Conventi di San Nicola dei Miri.
Generico dicembre 2020 Preazzano .
Generico dicembre 2020 Campinola di Tramonti.
Propiniamovi la piccola antologia di scritti relativi a San Nicola tratta dalla biblioteca locale della Penisola.

La congrega dei luigini  di alfredo ammendola

La prima storia della cappella di San Nicola

Sul piccolo frontone della cappella di San Nicola,

nel 1934, don Eduardo fece murare una lapide che

ricorda, tra le altre cose, come la prima cappellina in

onore del Santo Arcivescovo di Myra fu edificata nel

lontano 1334, per iniziativa e devozione del sacerdote

don Parisio De Maxo.

Poiché nell’archivio dell’Oratorio di San Nicola

esiste una copia della bolla dell’arcivescovo Pietro III,

il quale concesse la richiesta autorizzazione per

edificare la cappella in onore del Santo, mi piace

riportarne qui la traduzione italiana:

“Nel Nome del Signore Dio Eterno. Amen.

Nell’anno del Signore 1334, sotto il Pontificato del S.S.

in Cristo Padre e Signore, il Signor Papa Giovanni XXII

(1), il dì 2 Maggio, in Sorrento.

La cappella di San Nicola fu anche un

beneficio ecclesiastico dì diritto patronato.

Come abbiamo letto, infatti, nella bolla

dell’arcivescovo di Sorrento, fra Pietro III (2), il

reverendo Parisio De Maxo non soltanto

costruì sul suolo proprio la devota cappella in

onore di San Nicola, ma la dotò anche di beni

sufficienti, per avere la comodità di u n proprio

cappellano o rettore (3). A quei tempi la si

pensava così; i sacerdoti non mancavano e chi

aveva la disponibilità economica, i suoi denari

li spendeva in opere pie e di culto.

Fino al 1867, tra alterne vicende il beneficio

ecclesiastico e la cappella di San Nicola

andarono avanti senza sussulti o scosse (2). In

quell’anno famigerato i beni appartenenti al

beneficio di San Nicola, come quelli di tutti gli

altri benefici ecclesiastici, vennero requisiti ed

incamerati dal nuovo Regno d’Italia. In ciò i suoi

fondatori, cioè il Cavour e il re Vittorio

Emanuele II, nonché di Garibaldi (un bellissimo

terzetto, non c’è che dire) seguirono l’esempio e

l’illusione dei governanti e dittatori d’ogni

secolo, ai quali s’illusero di poter rimpinguare le

casse dell’erario pubblico con l’esproprio dei

beni della Chiesa. E’ bene ricordare e precisare

che, invece, l’erario del Regno d’Italia ricavò

dalla vendita all’asta dei beni appartenenti

alla Chiesa solo una manciata dì fagioli. Il

reale vantaggio di questa ignominiosa

espropriazione l’ebbero, invece, quei sedicenti

p a t r i o t i dell’ultima ora, che seppero

approfittare dell’occasione propizia, per

accaparrarsi i beni dei conventi e delle

cattedrali o degli altri enti ecclesiastici,

lasciando allo Stato ed al suo erario le briciole

del banchetto. A nulla valse, per salvare, o

riavere, i beni della cappella di San Nicola,

una lunga causa, intentata contro il Fondo

per il Culto dal patrono della cappella e dai

suoi eredi. Il glorioso Regno d’Italia, tra le

altre libertà, donate alle varie regioni,

concesse anche quella d’essere povere e di

poter andare nude alla meta (1).

Oggi si procede con altri metodi e, grazie

alle t a s s e alte ed all’inflazione sempre

crescente, lo spogliamento dei beni privati, a

cominciare da quelli ecclesiastici, va avanti a

gonfie vele. Ovviamente, grazie alle continue

opere pubbliche, gran parte del denaro

rastrellato dai gnipiexs. del fisco finisce nelle

tasche dei soliti furbi, i quali l’investono in

varie maniere, non esclusa quella di eleganti

cocotte, più o meno bastarde bianche o di

colore. Rimasta senza beni, la cappella di San

Nicola finì con l’essere chiusa al culto e

divenne una specie di fienile; in essa fu pure

fusa la seconda campana della nostra

Basilica: quella che ai tempi della mia

gioventù era chiamata !a_campana_£LmmuQrte.

Ma nei piani della Divina Provvidenza era

stabilito che la cappella di San Nicola dovesse

risorgere a nuova vita ed essere un centro di

vera e feconda spiritualità.

Il ricordo delle vicende, che portarono alla

fondazione, In San Nicola, della Congrega di

Spirito dei Giovani Carottesl, ci è stato

tramandato per mezzo d’un opuscolo, del

quale c’è rimasta una copia nell’archìvio della

cappella. Riporto il frontespizio dell’opuscolo:

Congrega di Spirito dai Giovani Carotesi e r e t ta netta Cappella di San Nicola in Piano di Sorrento Napoli Pe Tipi di Tortora – Sedil Capuano 27 18 7 8

Vincenzo Criscuolo

BREVI NOTE STORICHE SULLA CHIESA

E CONVENTO SAN NICOLA IN MINORI

E NECESSITA’ DI UN RESTAURO

Sono molti in costiera i monumenti religiosi posti m luogo

elevato, isolati dall’abitato e affacciati sul mare. Essi – nell’idea

di chi li ha edificati – dovevano essere segni costanti di riferimento

e di richiamo per la popolazione contadina e marinara

locale e costituire un rapporto costante e visivo colla onnipresenza

e onnipotenza del fortemente radicato elemento religioso.

Uno di questi monumenti è la Chiesa e il Convento di San Nicola

a Minori.

L’anno di fondazione della Chiesa non è conosciuto con

precisione. Forse venne edificata alla fine del sec. XI o all’inizio

del sec. XII. E’ certo che essa già esisteva nel 1158 1• In

un inventario del 1204 custodito nell’Archivio della Badia benedettina

di Cava de’ Tirreni si parla di una vigna appartenente

alla Chiesa di San Nicola, posta in località Forcella 2• Questo è

un luogo situato a nord-est di Minori, compreso nella sua giurisdizione

comunale e nel primo Medioevo sufficientemente abitato,

tanto che in esso esistevano ben quattro chiese

i beni culturali di massa lubrense

Una impostazione ancora manieristica

in pieno Seicento è nel Miracolo di San Nicola di Bari, datato 1673,

eseguito da Michele Ragolia nella chiesa del S. Salvatore di Schiazzano.

Dal libro le strade di sant’agnello  di franco gargiulo

Come detto, Corso Italia è una strada antichissima; molti anni fa, all’incrocio con Via Angri, vi erano due cappelle unite, una intitolata ai Santi Filippo e Giacomo, l’altra a San Nicola. Della prima si hanno notizie negli Atti della Visita pastorale di Monsignor Pavesi dell’anno 1566; essa era nell’antico fabbricato un tempo monastero femminile e da pochi anni restaurato ed adibito a civili abitazioni. Altre notizie inerenti queste due cappelle risalgono al ‘700 e sono riportate in documenti della chiesa parrocchiale; in essi è scritto che le due cappelle nel 1572 furono profanate dall’allora Arcivescovo di Sorrento Lelio Brancaccio e vendute alla chiesa parrocchiale per la somma di ducati quindici che, a sua volta, le affittò ad altri (Mastro Luise Gargiulo e Gio.Batta Pica) che li convertirono in botteghe e camere.