Giovedì nelle librerie “Archeologia del sangue” di Enzo Moscato
Napoli – Da giovedì, 10 dicembre 2020, esce in tutte le librerie “Archeologia del sangue” (Cronopio), l’autobiografia di Enzo Moscato, prolifico autore e interprete teatrale nonché cantante. Moscato ha esordito nel cinema in “Morte di un matematico napoletano” (1992) di Mario Martone. Prete «pop» in “Libera” (1993) di P. Corsicato, è voce melodica di una Napoli tra grazia e perdizione in “Rasoi” (1993), ancora di Martone, di cui è stato anche co-sceneggiatore. Surreale Gesù in una sacra rappresentazione a basso costo (Viaggio clandestino – Vite di santi e di peccatori, 1994, di R. Ruiz), in “Pozzi d’amore”, episodio di “I racconti di Vittoria” (1995) di Antonietta De Lillo tratto da una sua pièce, un monologo sulla morte. Sempre per la De Lillo interpreterà il travestito autorecluso protagonista di “Maruzzella”, episodio del collettivo “I vesuviani” (1997), e il pensatore illuminista Gaetano Filangieri in “Il resto di niente” (2005) di Antonietta De Lillo. E qui mi fermo, perché con questo breve escursus vi ho raccontato solo qualcosa della carriera cinematografica di Enzo Moscato, a questa dovrei aggiungere quella teatrale e quella autoriale, praticamente impossibile in poche righe sintetizzarle, ecco perché saluto con entusiasmo questa autobiografia che l’editore napoletano “Cronopio” invia in questi giorni nelle librerie. “Archeologia del sangue” si rivela anche una piacevole e divertente lettura, e non poteva essere diversamente, ma lascio al Maestro presentarla e raccontarci perché ha voluto mettere nero su bianco emozioni, artifizi e sangue in questo preciso momento della sua vita: “I testi presenti in questa prima parte del lavoro chiamato ‘Archeologia del sangue’, da me, idealmente, previsto diviso in tre sezioni, dai primi anni della mia vita fino a mò (anno del Signore 2020), potrebbero costituire una sorta di bislacca e parziale ‘autobiografia’. Cioè, e con ciò, spiego il perché dei due aggettivi, ‘bislacca’ e ‘parziale’, di cui sopra: invece che parlare della mia vita, partendo dalla ‘a’ e arrivando alla (del resto ignota!) lettera ‘zeta’ di un lungo, complesso e ancora perdurante (grazie a Dio!) percorso, ho preferito concentrarmi piuttosto su un determinato mio periodo di esistenza; nello specifico, quello che va dall’anno 1948 all’anno 1961, e su di esso darvi ragguagli, esemplificandoli, raffigurandoli, in simbolici quanto concisi, spero!, nuclei narrativi”.
a cura di Luigi De Rosa