Il mezzofondista Yeman Crippa -«Non mi accontento»
In una intervista al Corriere dello sport il mezzofondista Yeman Crippa, 24 anni, l’atleta azzurro del 2020 «CHIUDO L’ANNO COL BOTTO»
Dopo i tre primati italiani su pista, Crippa attaccherà domani a Bolzano l’europeo dei 5 km
su strada: «Non mi accontento»
A che gli chiedeva quale fosse il segreto del doppio oro olimpico sugli 800 conquistato ai Giochi di Mosca e Los Angeles, il presidente dell’atletica mondiale Seb Coe, rispondeva che erano i chilometri macinati anche il giorno di Natale: «Perché ero sicuro che il mio rivale Steve Ovett avrebbe riposato il 25 dicembre».
Yeman Crippa deve aver fatto tesoro di quell’astuto escamotage perché anche lui sì è allenato la mattina di Natale nei boschi del Trentino, esattamente come aveva fatto alla vigilia e come farà domani, ultimo giorno di un anno complicato ma anche ricco di record. Il 24enne poliziotto delle Fiamme Oro d’origine etiope, infatti, vuol chiudere la stagione in bellezza andando a caccia di un altro primato, quello europeo sui 5 km su strada, alla BOclassic di Bolzano. Da battere il 13’18” del francese Gressier stabilito lo scorso 16 febbraio a Montecarlo. Una perla preziosa da aggiungere alla collana dei tre primati italiani stabiliti in 11 mesi, da ottobre 2019 a settembre 2020: quello sui 10.000 nella finale iridata di Doha (27:10.76), quello dei 5.000 a Ostrava (13:02.26) e l’ultimo sui 3000 al Golden Gala romano (7:38.27).
Correre i 5 km su strada in pieno inverno in 13 minuti e poco più non le sembra un obiettivo troppo ambizioso?
«Lo è. E non è solo una questione di temperature (a Bolzano si aggireranno sugli zero gradi; ndr), ma anche di preparazione. Negli ultimi due mesi mi sono preparato bene e tanto, ma l’ultima gara ormai risale a quasi tre mesi e mezzo fa, all’Olimpico di Roma».
Allora, perché ha scelto di sottoporsi a un esame così impegnativo proprio nell’ultimo giorno di un anno che per lei è stato fantastico?
«Perché ho una gran voglia di gareggiare e di mettermi ancora alla prova. Non voglio fermarmi qui. Con il mio allenatore (Massimo Pegoretti; ndr) pensiamo in grande, visti i progressi fatti nelle ultime stagioni. E poi sono uno cui piace misurarsi in pista, nel cross e su strada. Voglio chiudere il 2020 con il botto».
Contento di essere stato eletto con Luminosa Bogliolo “Atleta dell’anno” dalla Federazione?
«Che scegliessero me non era scontato. Nonostante la stagione ridotta per l’epidemia, l’atletica italiana è stata illuminata anche dalle prestazioni di Fabbri, Scotti, Tamberi, Faniel, Iapichino. Per festeggiare mi sono concesso una birra».
Quest’inverno ha dovuto fare a meno dello stage sull’altopiano del Kenya, dove ha svolto la prima fase della lunga preparazione che la porterà a Tokyo?
«Sono tornato a casa da poco dopo un mese di allenamenti in quota, ai 2.100 metri d’altezza sulle pendici del vulcano Teide, nel parco nazionale Las Canadas a Tenerife. Di fatto sono stato in isolamento, fuori dal mondo e senza distrazioni. Non vedevo l’ora di tornare alla civiltà, al mio Trentino».
La scorsa primavera, in pieno lockdown, è stato fermato un paio di volte dai suoi stessi colleghi d’Arma perché correva nei boschi quando era vietato…
«Non si poteva nemmeno correre da soli, ma per me la corsa è il lavoro, non sono un amatore che lo fa solo per passione e salute. Così anche quando mi allenavo nei boschi indossavo la maglia azzurra o quella delle Fiamme Oro».
Nel 2021 festeggerà 18 anni di vita in Italia. Ci arrivò con Roberto Crippa e sua moglie Luisa Fricchione, che l’avevano adottato portandolo via dall’orfanotrofio in cui stava in Etiopia: che ricordo ha?
«La neve, arrivai e c’era tanta neve. Come oggi. Non l’avevo mai vista prima. Mi piace guardarla, ma non ho mai imparato a sciare, forse quando avrò chiuso con l’atletica…».
Crede che sia stato favorito dal rinvio di un anno dell’Olimpiade di Tokyo?
«In un certo senso sì, anche se non posso essere felice per le cause che ne hanno determinato il rinvio. Quest’estate sono cresciuto molto e continuerò a crescere ancora e quindi sarò più competitivo a Tokyo».
Per fare cosa, con quali obiettivi?
«Piazzarmi bene per le due finali, nei 5000 e nei 10.000 metri».
E sarà anche la sua prima Olimpiade.
«L’ho sempre sognata, anche quando da ragazzino giocavo a calcio. Quattro anni fa a Rio ero ancora troppo acerbo, ma stavolta sono maturo per battermi con i più forti, senza paura».
Nei 5000 e nei 10.000 metri è ormai prossimo a due prestigiose barriere cronometriche, i 13 minuti e i 27 minuti. Proverà a superarle?
«Sì, in realtà sotto i 13’ nei 5000 volevo già andarci l’estate scorsa. Dovrò migliorare ancora un po’ nella velocità e magari ritenterò anche il record italiano del miglio, che mi è sfuggito di poco».
Ma la stagione che sta per iniziare presenta ancora tante incognite.
«Avevo intenzione di fare un paio di campestri a gennaio, ma il Campaccio e la Cinque Mulini sono state spostate a marzo. Speriamo bene. Ad aprile vado ad allenarmi ancora in altura, a Flagstaff, in Arizona. Dovevo andarci anche la scorsa primavera, poi però si è bloccato tutto».
Cosa le ha insegnato questa pandemia?
«Che nulla è scontato. Mi auguro di poter presto tornare a correre con tanto pubblico sugli spalti».
fonte:corrieredellosport