Il Papa indice l’Anno di San Giuseppe. Il Santuario della Penisola assurge a ruolo primario
Nella ricorrenza dei 150 anni della proclamazione a patrono della Chiesa. Fino all’8 dicembre 2021 sarà concessa l’indulgenza plenaria ai fedeli che pregano il Santo, sposo di Maria.
Il nostro Santuario di San Giuseppe,a Sant’Agnello, amministrato da Don Fabio Savarese, per il 2021 sarà luogo di eccellenza nell’ambito della Diocesi Sorrento -Stabia a seguito del decreto Papale. La figura di questo Santo, padre putativo, è molto particolare e soprattutto molto attuale nel suo dare, nel suo prendersi cura senza ritorno personale. Aniello Clemente nel suo percorso di teologia, ha recentemente pubblicato un volume dedicato alla figura di San Giuseppe, aspettiamo di conoscerlo meglio nell’ambito delle conferenze organizzate dall’ Istituto di Cultura Torquato Tasso-Sorrento.
Proponiamo alcune pagine della storia del Santuario di san Giuseppe di Franco Gargiulo:
Franco GARGIULO Il Santuario di San Giuseppe in Sant’Agnello Cento anni di storia 1907 – 2007
L’invito di scrivere la storia della Chiesa di San Giuseppe in Sant’Agnello in occasione delle celebrazioni pr il 1^ Centenario dell’apertura al culto, mi fu rivolto nel mese di novembre del 2007 dal Priore della Confraternita, Ing. Franco De Angelis, quando ci incontrammo quasi per caso nella sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Sant’Agnello, in occasione dell’inaugurazione della rinnovata sede.
La nostra storia ha inizio nell’anno 1873.
Il Comune di Sant’Agnello aveva solo da pochi anni ottenuto la sua autonomia amministrativa da Sorrento (dal 1 gennaio 1866), ed era molto diverso da oggi. Le poche case che formavano i suoi antichi Casali, sorgevano raccolte vicine accanto ad una sorgente di acqua, elemento insostituibile per la sopravvivenza. Molte strade ancora non erano state costruite, e le poche esistenti erano strette e non ancora lastricate, percorse dai carri trainati da cavalli, dai carretti spinti a braccia che trasportavano le merci, o dalle carrozze dei benestanti.
Ancora non era stata costruita l’odierna Piazza Matteotti, e l’odierno Corso Italia, in quegli anni molto diverso da oggi, divideva i Casali che sorgevano nella zona prospiciente il mare, con quelli posti a monte. Ogni Casale aveva la sua chiesa, punto d’incontro dei suoi abitanti.
Nel 1873, solo la chiesa di San Giuseppe, di cui andiamo a scrivere la storia, ancora non era stata costruita, anche se già era stata costituita, dal 19 marzo di quell’anno, la Congregazione di Spirito detta “dei Giuseppini”, nata grazie all’impegno di Mons. Pietro Paturzo, autorizzato dall’allora Arcivescovo di Sorrento Mons. Ricciardi. Non avendo una loro chiesa, i confratelli erano soliti riunirsi nella cappella di San Martino, nel Rione Migliaro. Padri Spirituali della Pia unione dei figli di San Giuseppe erano i sacerdoti Francesco Saverio Del Giudice e Don Pietro Paturzo. Primo Priore eletto fu Rocco Gargiulo.
Dai documenti conservati in archivio, si apprende che i Confratelli partecipavano alle processioni della Parrocchia, e già avevano un loro gonfalone e tutto l’arredo occorrente per le visite agli Altari della Deposizione detti “Sepolcri“ in occasione delle processioni della Settimana Santa. Le notizie su questo periodo della storia della Confraternita sono scarse, e solo dal libro di
Ma la devozione verso il Patriarca San Giuseppe aumentava col trascorrere del tempo, tanto che, nel 1886, i fedeli che ancora si sentivano di appartenere ai Giuseppini, chiesero al neo eletto Arcivescovo di Sorrento, Mons. Giuseppe Giustiniani, di potersi ancora costituire in Congregazione da erigersi sotto il titolo del Sacro Cuore di Maria e di San Giuseppe. L‘assenso a tale richiesta, e quella della riconferma a Padre Spirituale di don Pietro Paturzo, si ebbe con lettera del 23 luglio 1886. Fu istruita la pratica, e la Curia di Sorrento, con lettera del 25 febbraio 1887 accoglieva le istanze ed invitava i Confratelli a redigere un loro Statuto e ad eleggere una delegazione per trattare “l’affare in parola”.
DECRETO
Si concede il dono di speciali Indulgenze in occasione dell’Anno di San Giuseppe, indetto da Papa Francesco per celebrare il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a Patrono della Chiesa universale.
Oggi ricorrono i 150 anni del Decreto Quemadmodum Deus, con il quale il Beato Pio IX, mosso dalle gravi e luttuose circostanze in cui versava una Chiesa insidiata dall’ostilità degli uomini, dichiarò San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica.
Al fine di perpetuare l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù, Papa Francesco ha stabilito che, dalla data odierna, anniversario del Decreto di proclamazione nonché giorno sacro alla Beata Vergine Immacolata e Sposa del castissimo Giuseppe, fino all’8 dicembre 2021, sia celebrato uno speciale Anno di San Giuseppe, nel quale ogni fedele sul suo esempio possa rafforzare quotidianamente la propria vita di fede nel pieno compimento della volontà di Dio.
Tutti i fedeli avranno così la possibilità di impegnarsi, con preghiere e buone opere, per ottenere con l’aiuto di San Giuseppe, capo della celeste Famiglia di Nazareth, conforto e sollievo dalle gravi tribolazioni umane e sociali che oggi attanagliano il mondo contemporaneo.
La devozione al Custode del Redentore si è sviluppata ampiamente nel corso della storia della Chiesa, che non solo gli attribuisce un culto tra i più alti dopo quello per la Madre di Dio sua Sposa, ma gli ha anche conferito molteplici patrocini.
Il Magistero della Chiesa continua a scoprire antiche e nuove grandezze in questo tesoro che è San Giuseppe, come il padrone di casa del Vangelo di Matteo “che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13,52).
Al perfetto conseguimento del fine preposto gioverà molto il dono delle Indulgenze che la Penitenzieria Apostolica, attraverso il presente Decreto emesso in conformità al volere di Papa Francesco, benignamente elargisce durante l’Anno di San Giuseppe.
Si concede l’Indulgenza plenaria alle consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera se-condo le intenzioni del Santo Padre) ai fedeli che, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, parteciperanno all’Anno di San Giuseppe nelle occasioni e con le modalità indicate da questa Penitenzieria Apostolica.
-a. San Giuseppe, autentico uomo di fede, ci invita a riscoprire il rapporto filiale col Padre, a rinnovare la fedeltà alla preghiera, a porsi in ascolto e corrispondere con profondo discernimento alla volontà di Dio. Si concede l’Indulgenza plenaria a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un Ritiro Spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
-b. Il Vangelo attribuisce a San Giuseppe l’appellativo di “uomo giusto” (cf. Mt 1,19): egli, custode del “segreto intimo che sta proprio in fondo al cuore e all’animo”[1], depositario del mistero di Dio e pertanto patrono ideale del foro interno, ci sprona a riscoprire il valore del silenzio, della prudenza e della lealtà nel compiere i propri doveri. La virtù della giustizia praticata in maniera esemplare da Giuseppe è piena adesione alla legge divina, che è legge di misericordia, “perché è proprio la misericordia di Dio che porta a compimento la vera giustizia”[2]. Pertanto coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale, potranno ugualmente conseguire il dono dell’Indulgenza plenaria;
-c. L’aspetto principale della vocazione di Giuseppe fu quello di essere custode della Santa Famiglia di Nazareth, sposo della Beata Vergine Maria e padre legale di Gesù. Affinché tutte le famiglie cristiane siano stimolate a ricreare lo stesso clima di intima comunione, di amore e di preghiera che si viveva nella Santa Famiglia, si concede l’Indulgenza plenaria per la recita del Santo Rosario nelle famiglie e tra fidanzati.
-d. Il Servo di Dio Pio XII, il 1° maggio 1955istituiva la festa di San Giuseppe Artigiano, “con l’intento che da tutti si riconosca la dignità del lavoro, e che questa ispiri la vita sociale e le leggi, fondate sull’equa ripartizione dei diritti e dei doveri”[3]. Potrà pertanto conseguire l’Indulgenza plenaria chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso.
-e. La fuga della Santa Famiglia in Egitto “ci mostra che Dio è là dove l’uomo è in pericolo, là dove l’uomo soffre, là dove scappa, dove sperimenta il rifiuto e l’abbandono”[4]. Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione.
Santa Teresa d’Ávila riconobbe in San Giuseppe il protettore per tutte le circostanze della vita: “Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte”[5]. Più recentemente, San Giovanni Paolo II ha ribadito che la figura di San Giuseppe acquista “una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano”[6].
Per riaffermare l’universalità del patrocinio di San Giuseppe sulla Chiesa, in aggiunta alle summenzionate occasioni la Penitenzieria Apostolica concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli che reciteranno qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe, per esempio “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica di San Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina.
Nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, il dono dell’Indulgenza plenaria è particolarmente esteso agli anziani, ai malati, agli agonizzanti e a tutti quelli che per legittimi motivi siano impossibilitati ad uscire di casa, i quali con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, reciteranno un atto di pietà in onore di San Giuseppe, conforto dei malati e Patrono della buona morte, offrendo con fiducia a Dio i dolori e i disagi della propria vita.
Affinché il conseguimento della grazia divina attraverso il potere delle Chiavi sia pastoralmente facilitato, questa Penitenzieria prega vivamente che tutti i sacerdoti provvisti delle opportune facoltà, si offrano con animo disponibile e generoso alla celebrazione del sacramento della Penitenza e amministrino spesso la Santa Comunione agli infermi.
Il presente Decreto è valido per l’Anno di San Giuseppe, nonostante qualunque disposizione contraria.
Dato in Roma, dalla sede della Penitenzieria Apostolica, l’8 dicembre 2020.
Mauro Card. Piacenza
Penitenziere Maggiore