La Cina trasferisce l’origine del Covid in Italia. La riflessione di Valeria Civale da Ravello
Ravello, Costiera amalfitana ( Salerno ) .In questi giorni è iniziata la campagna di vaccinazione in Gran Bretagna. Il mondo però in seguito a questa pandemia non sarà più lo stesso . I dubbi e gli interrogativi sono ancora tanti riguardo all’ avanzata o meno di una terza ondata per esempio o sull’inizio delle vaccinazioni nel nostro paese e il metodo usato per raggiungere la agognata immunizzazione di massa.
Nella maggioranza dei casi , ciascuno ha usato il coronavirus per ribadire e rafforzare quello che pensava già prima . Chi era “globalista” ha concluso che l’emergenza sanitaria ha reso evidente la necessità di una maggiore cooperazione internazionale per la prevenzione dei contagi.
All’opposto i sovranisti , nazionalisti , protezionisti ne hanno tratto conclusioni opposte riguardo la vulnerabilità dei paesi occidentali dipendenti dalla Cina per le importazioni di farmaci e apparecchiature biomediche.
Le pandemie e disastri economici sottopongono a un esame senza appello intere collettività , ne misurano la coesione, l’efficienza , la capacità di reazione.
Possono determinare l’ascesa di una civiltà , condannarne a morte altre. Le avanzate civiltà precolombiane Inca, Maya, Aztechi furono spezzate via da germi contro cui non erano immunizzate. Le epidemie spianarono la strada in quel caso agli invasori stranieri.
L’ecatombe da virus e batteri altre volte ha rivoluzionato i rapporti sociali : la peste nera del XIV secolo ha provocato una penuria di manodopera , fece aumentare i salari e migliorò il potere contrattuale in alcune zone.
Nell’Europa nord occidentale accellerò processi di modernizzazione che portarono al suo sorpasso su India e Cina.
Altre volte pestilenze e guerre agirono da “egualizzatori”: i due ultimi conflitti accorciarono le diseguaglianze sociali.
Molto dipende dalla reazione politica che determina se una comunità ne esce fiaccata fino allo stremo oppure purificata e rinvigorita dal trauma.
Curiosamente la letteratura del Novecento è stata feconda e di alta qualità ma non sull’influenza da spagnola che fece almeno cinquanta milioni di morti più della Grande Guerra, dell’Olocausto di Hitler . Spontaneo chiedersi se questa penuria di racconto ha avuto delle conseguenze. Se L’Italia e la Francia avessero saputo che durante la battaglia di Caporetto e Somme si moriva più per d’influenza che di bombe austro – tedesche sarebbe cambiato qualcosa ai nostri giorni?
Riguardo la pandemia non sappiamo dove il coronavirus sia passato all’uomo.
Forse non nel famoso mercato di Wuhan ma ora dopo oltre un anno dal primo malato la Cina sta costruendo una campagna di disinformazione attorno a questa fisiologica incertezza politica .
L’ obiettivo cinese è di avvalorare una tesi possibile in linea teorica ma ritenuta dalla comunità scientifica poco attendibile, in sostanza che il virus non sia nato in Cina.
Quindi che il Covid proviene da paesi in cui si sono avuti i primi contagi come l’Italia per esempio.
In tal modo il “Dragone” si scarica di ogni responsabilità sulla gestione del contagio.
Il presidente degli Stati Uniti ha usato contro la potenza orientale quest’arma come capo d’imputazione.
Ora dopo molti mesi la Cina si difende attaccando.
Ad oggi era noto che il primo focolaio scoppiò in un mercato di Pechino dove furono trovate tracce di Sars – Cov 2 ,su un banco in cui veniva tagliato il salmone norvegese.
Ma poco probabile per gli studiosi che arrivi a contagiare conservandosi in surgelati. Per il regime tutto risale a dicembre e accredita solo tracce precedenti che lo rivelano a primavera nelle fogne di Barcellona.
I cinesi colgono poi la palla al balzo quando uno scienziato tedesco Alexander Kekulè colloca l’origine di tutti i ceppi di oggi in circolazione in Italia.
I media in mandarino tagliano infatti la parte che riconduce il ceppo originario in Cina.
A Pechino interessa cavalcare l’incertezza politica , come rivela ” Repubblica” per accreditarne una senza prove che sia nato all’estero.
Valeria Civale