Sorrento-Vallone dei Mulini. Dal Comune,ignorando le vere priorità,avanzata richiesta di finanziamento alla Regione per costone e percorso pedonale.
850mila euro ammonta il finanziamento che fu proposto alla Regione Campania,dall’Amministrazione Comunale guidata dal l’ex sindaco Giuseppe Cuomo, per eseguire i lavori di consolidamento del costone roccioso ed il ripristino del percorso pedonale di accesso al vallone.Oltre a non tenere conto dei pareri fondamentali di Enti superiori come il Genio Civile e l’Autorità di Bacino, nel frattempo ci si è dimenticati che, per un territorio morfologicamente fragile, innumerevoli rimangono le emergenze legate al dissesto idrogeologico.
Sorrento – In attesa che la Magistratura si pronunci dopo la riconferma del sequestro del cantiere (a seguito delle denunce del Wwf Terre del Tirreno e VAS Verdi Ambiente e Società-Sorrento, sottoposte all’attenzione di vari Ministeri e che vedono coinvolti finanche Amministrazione ed Uffici Comunali, Autorità di vigilanza locali, Soprintendenza e Genio Civile), non cala l’attenzione su quella che per certi versi è stata definita una complessa ed intrigata vicenda nota ormai in tutta Italia: il Vallone dei Mulini. Ovvero quasi dieci anni di battaglie,da parte di cittadini e associazioni ambientaliste, che fin dal primo momento ha visto in modo assolutamente anomalo il Comune di Sorrento quasi come spettatore inattivo. Dopo una discutibile compravendita, a cui l’Ente non esercitò il diritto di prelazione, fino ai recenti interventi da parte della società, divenuta nel frattempo proprietaria, che hanno pesantemente contribuito a modificare, con un incomprensibile lavoro di restauro, un sito storico-paesaggistico conosciuto in tutto il mondo per la sua straordinaria bellezza. Senza che nel frattempo si registrasse alcun controllo da parte delle Autorità Locali di vigilanza e degli Uffici Comunali preposti, affinché i lavori rispettassero quanto imposto da Enti superiori.
Nonostante l’intervento della Procura della Repubblica di Torre Annunziata che ha bloccato i lavori e posto sotto sequestro il cantiere, al momento il danno tuttavia risulta irreparabile. Il vecchio Mulino, da sempre protagonista di un affascinante contesto, appare ora recuperato per un utilizzo ancora da definire. Con le storiche mura rimesse in sesto e tetti, in alcuni casi, ricostruiti da zero, il tutto a scapito del paesaggio e della particolare storia dell’intero vallone. Secondo la Procura della Repubblica, i lavori sono stati giudicati in contrasto con il Piano Urbanistico della Penisola Sorrentina, e come segnalato dal WWF dai VAS , realizzati in difformità con l’autorizzazione paesaggistica che prevedeva il rispetto di prescrizioni completamente disattese nonché l’omissione di vincoli e pareri dettati da Enti superiori per un tale fragile e delicato contesto.
La proposta progettuale su I.Ter Campania – Oltre a bollare tutte le polemiche sollevate dall’acquisto fino al recente inizio dei lavori, come sterili e strumentali, l’Amministrazione comunale guidata dall’ex sindaco Giuseppe Cuomo,nel frattempo si era prodigata in maniera opposta a quanto cittadini e associazioni ambientaliste si attendevano. Infatti, nel marzo del 2018, tra le cinque proposte progettuali da inserire in I.Ter Campania (la piattaforma realizzata dalla Regione Campania per la mappatura ed il monitoraggio del fabbisogno progettuale campano, relativo alla realizzazione di opere infrastrutturali) il Comune di Sorrento si impegnò con determinazione ad inserire anche l’intervento, per la messa in sicurezza ed il ripristino del percorso pedonale di accesso al Vallone dei Muliniper un ammontare di 850mila euro.(Portale Istituzionale del Comune di Sorrento 09/03/2018) .
Gli interrogativi e il progetto – In molti già all’epoca si chiesero, tra le tante ataviche problematiche (dopo anni irrisolte) che attanagliano un territorio, abusato e poco tutelato ma soprattutto morfologicamente fragile come quello sorrentino, con innumerevoli gravi situazioni da dissesto idrogeologico (basterebbe pensare soltanto alla frana a via Pantano a Capo di Sorrento e Via Li Schisani a Priora,) a cosa sarebbe mai servito un tale intervento in un contesto che al momento non rappresentava affatto una priorità? Ed inoltre, tra i dubbi sollevati dalla Magistratura (circa la destinazione dell’uso finale della struttura), un ulteriore interrogativo viene posto dalla cittadinanza, ovvero: perché il Comune si deve prodigare per reperire fondi (850mila euro soldi pubblici), per mettere in sicurezza e ripristinare un percorso di cui avrebbe poi abbondantemente usufruito soltanto una struttura privata?
La risposta arrivò qualche mese più tardi quando, con l’inizio dei discussi lavori alla struttura del vecchio mulino e nel descrivere sulle pagine di un noto settimanale locale l’avventura imprenditoriale all’interno del Vallone dei Mulini, la proprietà evidenziava che ,oltre al restyling dell’antica struttura, si era intenzionati anche alla realizzazione di un percorso che portasse i futuri avventori a riscoprire, la storia e le bellezze del noto sito archeologico. Tali dichiarazioni contribuirono a chiarire in parte i tanti dubbi circa l’anomala azione del Comune nel proporre anche il progetto sulla piattaforma della Regione Campania. Una iniziativa che da più parti viene considerata troppo coincidente con l’operazione in fase di realizzazione del recupero del vecchio Mulino. – Un progetto, quello avanzato dalla proprietà e dal Comune, che tuttavia dovrebbe confrontarsi con altre situazioni che insistono all’interno del bacino, come le varie particelle catastali tra le quali solo in minima parte comunali. Escludendo il costone lato Via Fuorimura, comprendente le vecchie scale, la maggior parte del Vallone verso Parco Ibsen, oppure la parte del costone alle spalle del vecchio Mulino, ovvero al disotto di Villa La Rupe, risultano essere proprietà privata e pertanto bisognerebbe verificare anche se i proprietari abbiano rilasciato le relative autorizzazioni affinché il loro suolo fosse occupato ed interessato da determinati lavori.
Gli Enti istituzionali preposti – E’ ormai stranoto che l’intera area , è sottoposta ad una serie di vincoli ed al momento non si spiega ancora come essi siano stati superati in modo alquanto solerte. Tuttavia prima di qualsiasi iniziativa in merito ed affinché non si ripetano gli errori del recente passato che, oltre alla società proprietaria, hanno visto la discutibile azione degli Uffici Comunali, delle Autorità di vigilanza del territorio e della stessa Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Giuseppe Cuomo, è bene ribadire che gli Enti istituzionali i cui pareri sono fondamentali nell’iniziare ad operare in un così delicato e prestigioso contesto, figurano: Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli, il Genio Civile Regione Campania e l’Autorità di Bacino Regione Campania.
La Soprintendenza –
Un parere niente affatto preso in considerazione, quello dettato dall’Organo periferico del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con l’avvio di quelli che dovevano essere interventi di restauro e risanamento conservativo del vecchio mulino sito all’interno del Vallone omonimo. Infatti in data 4 giugno 2019, come pubblicato all’Albo Pretorio, dopo l’istanza presentata dal legale rappresentante della società proprietaria della vecchia struttura, il Comune di Sorrento rilasciò l’autorizzazione paesaggistica, per i suddetti interventi, dopo aver preso atto del provvedimento autorizzativo del 22 giugno 2018 rilasciato dall’Ente di Piazza Plebiscito e del successivo parere favorevole da parte della Commissione Locale per il Paesaggio. Autorizzazione che in modo categorico prescriveva: “nella fase concreta di realizzazione dell’intervento, le pareti del vallone dovevano risultare in sicurezza tramite opportune opere di consolidamento” essendo l’intero sito ad alto rischio idrogeologico (Zona Rossa).Pertanto il titolo urbanistico non può che ricalcare il parere paesaggistico, per cui, secondo leggi, il proprietario non poteva assolutamente iniziare i lavori non prima di avere eseguite adeguate opere di consolidamento delle pareti tufacee. Tutto ciò non avvenne ed i lavori iniziarono, mettendo tra l’altro a rischio l’incolumità degli operai, senza che gli Uffici Comunali ed Autorità locali preposte a tali controlli siano mai intervenuti. Fin quando tale assurda situazione non fu denunciata all’Autorità Giudiziaria ed Enti superiori (tra cui il Ministero dell’Ambiente) dal Wwf Terre del Tirreno e dai VAS (Verdi Ambiente e Società)-Sorrento.
Il Genio Civile Regione Campania –
Oltre alla incompatibilità con le norme del PUT (Piano Urbanistico Territoriale) vigente nel Comune di Sorrento, l’intervento realizzato sulle strutture portanti, mura e solai, necessitava, non di una semplice Scia rilasciata dal Comune (come avvenuto) ma dell’Autorizzazione o Deposito Sismico (a secondo dell’uso finale della struttura, al momento sconosciuto anche alla Magistratura) rilasciata dal Genio Civile di Napoli. Tenendo presente che oltre all’area privata, ove è ubicata la struttura del vecchio mulino, e le particelle n. 109 e 112, del foglio catastale 3, che si dice essere state acquistate dal Comune nel lontano 1924,gran parte del vallone (che è attraversato da due corsi d’acqua che confluiscono in un unico percorso verso il mare, proprio in prossimità della vecchia struttura) appartiene al Demanio Idrico e pertanto allo Stato e quindi l’amministrazione spetta al Genio Civile Dipartimento Napoli e Provincia.
Il Parere Idraulico e il Regio Decreto – Tale Ente è preposto, per quanto riguarda la rete idrografica della Regione Campania, a rilasciare il necessario Parere Idraulico e constatare se eventuali costruzioni rispettino la distanza dall’alveo ai sensi del Regio Decreto n. 523/1904 – Testo unico sulle opere idrauliche – il quale all’art. 1 recita: “Al Governo è affidata la suprema tutela sulle acque pubbliche e la ispezione sui relativi lavori.” Mentre gli art. 93 e 96 lett. f) prevedono che “Sono vietate, entro la fascia di 10 mt dal piede degli argini e loro accessori o, in mancanza di argini artificiali, dal ciglio delle sponde, le seguenti attività: la realizzazione di fabbricati, anche se totalmente interrati, ivi comprese le recinzioni con murature che si elevino oltre la quota del piano campagna; gli scavi; entro la fascia di 4 m dai limiti come sopra definiti: le piantagioni; lo smovimento del terreno…” – Tali disposizioni si applicano finanche a tutte le opere di carattere pubblico.Con gli esposti, delle Associazioni Wwf e VAS, venivano tra l’altro segnalati lavori edili all’ interno del vallone. Sia alla vecchia struttura del mulino che in area demaniale ed ad alto rischio idrogeologico con movimento terra e realizzazione muri a secco; l’allestimento di un ponteggio di attraversamento nell’alveo (con tubolari allocati proprio a ridosso e nello stesso alveo, per il quale è necessaria la concessione demaniale e la redazione di un piano di emergenza predisposto per la gestione del rischio specifico trattandosi di area classificata R4, ovvero a massimo rischio idrogeologico; la realizzazione di una strada sterrata, tracciata per l’accesso al cantiere dal Parco Ibsen per il trasporto di attrezzature e materiale edile, realizzata tramite opere di disboscamento della vegetazione (pericolosamente depositata sulla sponda del rivo!); movimento di terreno e taglio di roccia per facilitare il transito di mezzi e operai tra la scarpata e l’alveo; la costruzione di una baracca di cantiere realizzata su suolo demaniale; un deposito di materiale edile e attrezzature varie sempre su suolo demaniale. Lavori che non potevano essere realizzati e proseguire senza i dovuti indispensabili pareri degli Enti istituzionali preposti. Venendo anche meno da quanto disposto dalla Corte di Cassazione con le sentenze: n. 36502 del 03/11/2006 e n. 31022 del 27/11/2019. Dal punto di vista idraulico necessitava il rilascio della concessione per l’attraversamento e quindi la sistemazione del rivolo con la presentazione al Genio Civile di un progetto adeguato, sebbene bisogna ricordare che gran parte delle restanti particelle all’interno del vallone risultano essere proprietà private.
La consigliere regionale Maria Muscarà – Successivamente (07/06/2019), grazie soltanto all’intervento, della Consigliere Regionale ,Maria Muscarà (M5S),fu possibile constatare se fosse stato rilasciato,dal Genio Civile di Napoli e Provincia, il necessario Parere Idraulico e semmai ne fosse stata fatta dovuta richiesta da parte dell’interessato. Dalla risposta, sebbene tardiva (19/11/2019) ,dell’Ente Regionale si evidenziava che in riferimento all’intervento di restauro e risanamento del mulino, sito in località Vallone dei Mulini in Comune di Sorrento, il Genio Civile di Napoli non aveva rilasciato alcun parere idraulico concernente tali lavori, nè tanto meno risultava richiesta in merito! Circa l’esito del successivo sopralluogo effettuato nello scorso gennaio dagli ispettori del Genio Civile, sollecitati dalla Procura della Repubblica, al momento non si conosce quanto relazionato in merito dall’Ente Regionale. Bisogna inoltre ricordare che sebbene tale parere, insieme alla mitigazione del Rischio Idrogeologico ed alle raccomandazioni della Soprintendenza, risulti essere di primaria importanza, oltre alla discutibile inerzia da parte delle Forze di Polizia preposte al controllo di norme e regolamenti circa i vincoli che tutelano il territorio, nello specifico non possono essere sottratti a determinate responsabilità anche gli Uffici comunali che inspiegabilmente anch’essi, durante alcuni sopralluoghi, hanno tralasciato di verificare se determinate condizioni siano stati rispettate durante l’avvio ed il proseguimento dei lavori.
Autorità di Bacino –
Senz’altro l’Ente che d’ora innanzi giocherà un ruolo di rilevante importanza per la realizzazione dell’eventuale progetto per rendere fruibile al pubblico il Vallone dei Mulini. Un’area chedal punto di vista del dissesto idrogeologico viene classificata, dal Piano di Stralcio dell’Autorità di Bacino, ex Campania Centrale R4 Rischio Frana Elevato, P4 Pericolosità da Frana elevato, P3 Rischio Idraulico, ovvero Zona Rossa!
La relazione De Stefano –A tale proposito, bisogna ricordare che nella relazione istruttoria di conformità urbanistica ed edilizia della pratica 122/18p, prot. n. 36116 del 10 ott. 2018, a firma del Funzionario Comunale, Arch. Daniele De Stefano, in relazione alla valutazione dell’ammissibilità dell’intervento si evidenzia che: “Stante le problematiche di altissima pericolosità del sito Zona R4 Rischio Frana Elevato, Zona P4 Pericolosità da Frana elevato, Zona P3 Rischio Idraulico elevato con notevole trasporto solido allo stato urbanisticamente gli interventi NON SONO ESEGUIBILI se non a valle della rimozione del vincolo e della redazione della nuova cartografia del PSAI” pertanto si ribadisce, nelle prescrizioni, come “ai sensi delle norme di attuazione del PSAI la fattibilità urbanistica è subordinata al superamento di declassificazione delle zone di pericolosità da parte dell’Ente preposto al Vincolo”. Alla luce di tale relazione, come poi si siano potuti consentire i lavori all’interno del vallone, è evidente che, oltre alla Proprietà ed i Tecnici di parte, sia l’ Amministrazione comunale che i Responsabili dell’UTC (Ufficio Tecnico Comunale) dovrebbero dare delle spiegazioni. Ovvero, se tale relazione è stata protocollata e messa agli atti. ci si chiede perché l’Amministrazione comunale abbia disatteso sia le direttive del Tecnico, sia le prescrizioni della Commissione Paesaggistica Comunale e della Soprintendenza, concedendo poi l’autorizzazione ad eseguire i lavori? Mentre se la relazione non risulta protocollata e messa agli atti , perché il Tecnico relazionante non abbia provveduto ai suoi doveri d’Ufficio? Quesiti che tuttora inspiegabilmente rimangono senza alcuna risposta. Mentre ulteriori sono le mancanze del Comune che non ha adeguatamente controllato le documentazioni e non ha richiesto tutti i dovuti pareri. Mentre a questo punto, come dimostra l’intervento della Consigliere regionale Muscarà nonchè la poca solerzia nell’intervenire, anche il Genio Civile con un discutibile operato risulterebbe in parte inadempiente a suoi doveri istituzionali. Mentre l’Autorità di Bacino non ha inadempienze in quanto è previsto per legge il recupero di fabbricati esistenti in Zona Rossa, tuttavia visto la destinazione pubblica che si vuole dare alla struttura, dovrà esprimere un suo parere che in tale contesto potrebbe essere molto arduo da rilasciare.
Al momento,tuttavia nonostante il lavoro della Magistratura, ulteriori sono gli interrogativi a cui si dovrebbero dare adeguate risposte. Uno dei quali interessa proprio il tanto decantato percorso alla futura struttura. Il cui accesso, da quanto si è potuto constatare, dopo le opere di disboscamento della vegetazione, movimento terreno e taglio di roccia, dovrebbe essere dal Parco Ibsen. Un tracciato, già in uso dagli operai del cantiere, che in modo evidente è stato realizzato su area del Demanio Idrico che costeggia il rivolo fino al parco comunale di Piazza Antiche Mura. Per il cui progetto, ripristino e messa in sicurezza, insieme al consolidamento del costone, il Comune come ribadito sembra già essersi attivato nel ricercare fondi presso la Regione Campania.
Il Vallone e la Zona Rossa – Vediamo nello specifico come si presenta l’intera area all’interno del Vallone dove , secondo progetto, si vorrebbe portare in visita cittadini e turisti. Come è ormai noto,l’intero sito del Vallone dei Mulini, è classificato, a Rischio Idraulico molto elevato e Rischio Frana molto elevato, tanto da essere considerato Zona Rossa. Infatti, con la presenza due bacini idrografici : quello del Rivolo Atigliana che recepisce anche le acque del Rivolo Cesarano e quello del Rivolo Sant’Antonio che, all’altezza di Via Fuorimura, convergono in un unico percorso, sottostante Piazza Tasso, verso Marina Piccola,secondo l’Ente Regionale, la zona dei bacini idrografici, per tutta la sua lunghezza, è soggetta ad una potenziale colata di materiali alluvionali dell’ordine di 100.000 metri cubi. Inoltre l’intera zona del vallone è circondata da costoni tufacei di altezza di oltre 30 metri con evidenti lesioni sub verticali e sub orizzontali con grosse zone in pericolo di crollo. Una criticità confermata da importanti eventi franosi che già in varie occasioni hanno interessato in lungo ed in largo l’intero vallone. Una situazione di grave pericolo per l’eventuale fruizione pubblica, sottolineata in modo marcato, sia nella relazione del Tecnico comunale, Arch. De Stefano che nel provvedimento autorizzativo rilasciato dalla Soprintendenza di Napoli e Provincia circa l’autorizzazione dei lavori di risanamento del vecchio mulino.
I crolli dal costone tufaceo – Oltre ai numerosi cedimenti degli anni precedenti, spesso passati inosservati, sono balzati agli onori della cronaca, soltanto negli ultimi anni, episodi come quello dell’Agosto 2014.Quando, in piena estate, dal fronte sud del vallone si registrò uno scivolamento di materiale di copertura, misto ad acqua, con un fronte di qualche decina di metri che scivolò trascinando varie piante nel burrone. In tale occasione l’Amministrazione comunale varò un’Ordinanza sindacale, con la quale si invitava “ad horas”i 16 proprietari del fondo ove vi era stato lo smottamento ad attivarsi innanzitutto con “ l’interdizione sia pubblica che privata della terrazza interessata al crollo, provvedendo all’esecuzione delle necessarie opere provvisionali finalizzate alla messa in sicurezza dell’area. A seguito procedere alla verifica dell’efficacia dei sistemi di raccolta e regimentazione delle acque altrimenti ricadenti sul versante, “con obbligo di produrre entro e non oltre giorni 15 (quindici) a far data dal termine dei lavori, apposita certificazione a firma di tecnico legalmente abilitato alla professione, in duplice copia, indirizzata al Sindaco ed al Comando di Polizia Municipale, accompagnata da perizia tecnica attestante le condizioni del sito nel suo complesso”(fonte Metropolis). In quella occasione la Polizia Municipale fu incaricata di accertare l’esatta osservanza dell’Ordinanza, che a tutt’oggi (2020) non è dato sapere se sia stata ottemperata. Lasciando pericolosamente nel dubbio che da tale parte del costone possa tutt’oggi venire giù ulteriore quantitativo di materiale. Analoga situazione si era verificata anche nel 1999 quando fu varata dall’Amministrazione guidata dall’allora Sindaco Marco Fiorentino, una precedente Ordinanza che a causa di potenziali crolli del costone sovrastante la struttura del vecchio mulino e sottostante ad una antica villa, parte della quale adibita a struttura extralberghiera, si ordinavano ai proprietari di eseguire lavori di consolidamento del costone e messa in sicurezza della terrazza sovrastante. A tutt’oggi anche in relazione a tale Ordinanza non è dato sapere se in seguito fu ottemperata. Anche perché il fascicolo inerente a tale situazione sembra essere irreperibile e pertanto non inserito nei vari Accesso agli Atti richiesti dalle Associazioni ambientaliste. Intanto già nel gennaio del 2009, i Tecnici del Genio Civile insieme al Funzionario comunale al rischio idrogeologico, un geologo incaricato dal Comune ed un rappresentante della Protezione Civile,a seguito dell’ennesimo crollo, rilevarono, sul fronte Est del costone tufaceo sottostante via Fuorimura (inserito nel Piano di Stralcio dell’Autorità di Bacino come zona P4,pericolosità molto elevata),distacco di grandi quantità di materiale tufaceo precipitato nel sottostante rivolo vernotico, fu accertato inoltre che in casi di eventi atmosferici straordinari la situazione di dissesto del costone poteva evolversi negativamente con ulteriori rischi di crollo incidenti sia sul regolare deflusso delle acque del rivolo sottostante che sulla stabilità complessiva del costone. Precisando che in quel punto il fronte interessato si sviluppa per circa 60 metri lineari e per un’altezza media di circa 25 metri.
Altro evento franoso ,all’interno del Vallone, fu registrato agli inizi di Gennaio 2015, quando dalla parete sottostante l’albergo “Antiche Mura”, grosse porzioni di tufo , si staccarono e rotolarono giù nel burrone andando ad ostruire il rivolo proveniente dal parco Ibsen. In relazione a tale ennesimo crollo il Wwf Terre del Tirreno denunciò che nella mattinata del 16/07/2014 si era proceduto al drastico taglio a raso di alcuni importanti esemplari arborei della specie Leccio (Quercus ilex), creando una evidente e pericolosa modifica dello stato dei luoghi e delle condizioni del già fragile equilibrio idrogeologico del sito. Il Wwf in tale occasione dichiarò che già nell’Aprile del 2006, uno scriteriato ed ingiustificato intervento ai danni degli alberi posti sulla sponda del Vallone dei Mulini, sotto lo stesso albergo, portò alla violenta capitozzatura di diversi alberi e all’eliminazione di altri. Successivamente ai tagli, ed a seguito di alcuni giorni di pioggia, si verificò un ulteriore pericoloso crollo del costone tufaceo proprio sotto l’area dell’intervento. Ulteriore preoccupante smottamento all’interno del Vallone dei Mulini si registrò nel Gennaio del 2017 di nuovo dal costone del lato est, proprio al disotto di via Fuorimura, la strada che, costeggiando il vallone, collega Piazza Tasso a Santa Lucia. Il crollo, come nel 2009, provocò il distaccamento di una enorme quantità di blocchi di tufo che anche stavolta andarono ad ostruire, il corso d’acqua proveniente dal Rivolo Atigliana.
La mancanza di controllo – Tale successione di crolli e la differenza dei luoghi ove essi si sono verificati, stanno ad indicare la grande fragilità dell’intero costone tufaceo che circonda il Vallone. Una serie di episodi, quelli elencati, che oltre alla preoccupazione da parte delle Associazioni ambientaliste e gran parte della popolazione non ha suscitato lo stesso interesse e preallarme sia da parte del Comune che delle Autorità preposte a determinati controlli e dal ritardo con il quale ultimamente sta operando, anche del Genio Civile. Lasciando intendere che quello che dovrebbe essere un controllo assiduo e competente dei nostri Valloni continua ad essere in modo inaccettabile ignorato da coloro che gestiscono un territorio morfologicamente fragile e nello stesso tempo unico e prezioso dal punto di vista paesaggistico. A conferma di tale condotta senz’altro la superficialità (e forse l’incompetenza) che ha caratterizzato l’iter che ha portato al rilascio delle autorizzazioni da parte degli Uffici comunali, per l’inizio dei lavori presso la struttura del vecchio mulino all’interno del Vallone. A tale proposito,si spera ora con il nuovo percorso indicato dal Sindaco Massimo Coppola,con il quale l’ambiente ed il territorio sembrano essere finalmente delle priorità , i nuovi amministratori comunali, a differenza dei loro predecessori, si attivino in modo costante nel comunicare agli enti superiori le criticità che si possono verificare, in tali contesti ,a seguito di straordinari eventi atmosferici.
La messa in sicurezza del costone e le opere idrauliche – Da quanto descritto si può dedurre che il progetto per la messa in sicurezza del costone ed il ripristino del percorso pedonale che dovrebbe consentire l’accesso a cittadini e turisti al Vallone, oltre ad essere molto dispendioso si presenta come una operazione alquanto ardua e di difficile realizzazione. Oltre alle difficoltà dal punto di vista idraulico l’intervento al costone tufaceo per essere realizzabile deve rispondere alle Norme di Attuazione dell’Autorità di Bacino. Ovvero, provare che non costituisce in alcun caso un fattore di aumento del rischio da dissesto di versante e pertanto essere supportato con un più ampio progetto di bonifica e risanamento del versante, con uno studio di verifica e compatibilità che, tramite il Comune, da sottoporre poi al parere dell’Ente Regionale. Una operazione di messa in sicurezza del costone da valutare poi per una successiva riperimetrazione che valuti l’attuale stato di rischio idrogeologico molto elevato.Iniziando con una serie di dettagliati rilievi di tutto il bacino. Con le cui risultanze progettare poi le relative opere idrauliche e di consolidamento delle sponde e dei costoni luogo tutto il Rivolo.A dir poco inimmaginabile i costi e le difficoltà per la messa in sicurezza di costoni alti 40metri sia nella zona del Vallone dove insiste il Mulino, sia lungo il potenziale percorso fino all’accesso di Parco Ibsen, che dovrebbero essere oggetto di consolidamento di tutte pareti tufacee. Mentre il solo studio idraulico di tutti e tre bacini idrografici avrebbe già di per sé un costo da non sottovalutare mentre assolutamente da definire l’enorme costo della successiva messa in sicurezza, con adeguate opere idrauliche dei bacini idrografici in tutta la loro lunghezza.
Il monitoraggio – Oltre alla mitigazione dal forte pericolo rappresentato dal rischio idraulico (parte del quale tutti i cittadini possono constatare, affacciandosi al vallone, durante i sempre più frequenti nubifragi) che si vorrebbe ovviare con la semplice installazione di una centralina meteorologica (che avvertirebbe l’arrivo di forti nubifragi), un progetto di difficile realizzazione si presenta essere quello che dovrebbe mettere in sicurezza il costone da sottoporre poi ad una successiva riperimetrazione che valuti l’attuale stato di rischio idrogeologico molto elevato. Al momento, oltre ad un’opera smisurata, dal punto di vista della realizzazione in termini economici e per la quale il Comune dovrebbe essere inspiegabilmente parte attiva, non è dato sapere come la proprietà, intende affrontare quella che usando un eufemismo potremmo definire una criticità. Una cosa è pur certa, che fino adesso l’attuale situazione evidenzia che si è partiti con il piede sbagliato. Secondo alcune fonti (da verificare) una delle ipotesi avanzate sarebbe quella di tentare di ottenere l’autorizzazione, dall’Autorità di Bacino, tramite un sistema di monitoraggio. Ovvero, con l’installazione sulle pareti tufacee di un sistema di sensori che in caso di imminenti crolli attivi un allarme sonoro.
Il caso Amaremare – Una analoga situazione fu adottata nel 2010 quando dal Comune di Sorrento, senza il parere dell’Autorità di Bacino, fu rilasciata la concessione demaniale all’Associazione “Amaremare” per la realizzazione di uno stabilimento balneare sulla scogliera situata nello specchio d’acqua sottostante al costone della Riviera Massa. Un’altro contesto classificato dall’Ente regionale come zona a pericolosità frana molto elevata ovvero “P4” e quindi zona interdetta. Per i tecnici comunali fu sufficiente una perizia geologica di parte che prevedeva un semplice monitoraggio del costone per rilasciare la concessione. Circa tale anomala e discutibile situazione, bisogna ricordare l’ennesimo intervento del Movimento Civico “Conta anche Tu “ di Francesco Gargiulo che ,a seguito di numerose segnalazioni dei cittadini costieri, evidenziò, agli enti preposti, che il costone in questione necessitava invece di un intervento di consolidamento e pertanto visto interdizione in corso, tale autorizzazione non poteva essere rilasciata dal Comune senza il successivo parere dell’Autorità di Bacino. Ente che poi, con una nota inviata a Francesco Gargiulo, al Comune, alla Polizia di Stato e alla Capitaneria di Porto, che in merito all’ ordinanza di interdizione relativa a quel tratto di costa per quanto riguardava le proprie competenze, comunicava che “ il costone tufaceo compreso nel tratto di costa sopra indicato, è classificato come area a pericolosità frane molto elevata “P4”, (vedi cartografia allegata), secondo il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico 2002 e successivo aggiornamento del 2010 (BURC n. 30 del 19.04.2010). Inoltre questo Ufficio non ha mai esaminato nessun progetto relativo alla concessione demaniale dell’Associazione Amaremare. Si fa presente che a seguito della pubblicazione del Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico (P.S.A.I.) i Comuni sono tenuti ad adeguare i propri strumenti di pianificazione e programmazione al Piano di questa Autorità di Bacino, come previsto all’ art 7 delle norme di attuazione allegate al P.S.A.I. – Nel caso specifico, per le eventuali concessioni delle strutture turistiche qui presenti, è necessario che il Comune, a seguito di successivi lavori di consolidamento e messa in sicurezza del costone tufaceo presenti una richiesta di riperimetrazione, ovvero un piano di protezione civile. p.m. 16.06.10”-
Il parere degli Enti superiori – Un esempio emblematico quello sopradescritto che fa capire come, sia importante il parere degli Enti Superiori opratutto nel caso specifico del Vallone dei Mulini.Dove il Comune non può esprimersi emettendo apposite ordinanze di riduzione della fascia di interdizione, come ha fatto all’epoca per Amaremare , in quanto non competente. Circa un eventuale monitoraggio potranno esprimersi l’ Autorità di Bacino e la Regione per il tramite del Genio Civile. Pertanto, anche nel caso specifico del vallone, nessun monitoraggio può sostituirsi ai lavori di consolidamento dei versanti ed alle opere idrauliche necessarie per la mitigazione del rischio di colate di proporzioni enormi per i tre bacini idrografici. Infatti, dal punto di vista idraulico, difficilmente si potrà avvertire una imminente colata di fango e detriti che, come indicato dall’Autorità di Bacino, potrebbe avere un volume di centomila metri cubi. In tali casi ed in tale contesto, difficilmente ci può essere un sistema di allarme che potrà dare la sicurezza e di conseguenza assicurare incolumità ad eventuali visitatori.
Sarebbe pertanto opportuno, semmai ci si vorrà ancora impegnare in tale direzione, abbandonare l’idea che l’impegno in politica, talvolta accompagnato da una certa arroganza, possa permettere di sorvolare su norme, regolamenti e pareri dettati da enti superiori, condizionando finanche coloro che sono chiamati ad applicarli e farli rispettare. A tale proposito bisogna ancora una volta evidenziare il discutibile operato degli Uffici comunali e Autorità di vigilanza preposti nonché una certa politica che ora cerca di affermarsi sulla materia ambientale ma che per anni ha fatto finta di non sapere o di non prendere in considerazione una vicenda orami risaputa a livello nazionale. Nell’evitare quella che potrebbe essere considerata l’ennesima mortificazione all’intelligenza dei sorrentini, bisognerebbe con l’ iniziare nel ridiscutere anche quella che si presenta essere una inopportuna decisione di impegnarsi in una richiesta di finanziamento (850mila euro) sulla piattaforma della Regione Campania per mettere in sicurezza un percorso che alla fine favorisce una proprietà privata, ma bensì dirottare tali eventuali risorse verso effettive priorità. Infine Associazioni ambientaliste e gran parte della cittadinanza ,nel rispetto del rapporto di lealtà ormai istaurato, continuano nel merito a pretendere, anche dalla nuova Amministrazione guidata dal Sindaco, Avv. Massimo Coppola, che la sempre annunciata trasparenza, il cambiamento ed il rispetto delle regole e delle Istituzioni possano essere finalmente, a differenza del recente passato, messi in pratica in modo concreto e duraturo per quanto riguarda eventuali impegni da parte dell’Ente anche in relazione al Vallone dei Mulini. – 14 dicembre 2020 – salvatorecaccaviello.