Buon Compleanno per sempre al Maestro Marcello D’Orta
Oggi avrebbe compiuto 68 anni Marcello D’Orta, uno scrittore e soprattutto un Maestro elementare di Napoli, che ricordo sempre con profondo affetto. Come libraio rammento l’arrivo in negozio, nel lontano 1990, delle prime copie di quello che poi si sarebbe rivelato un best seller da due milioni di copie vendute in poco tempo, “Io speriamo che me la cavo“, come un avvenimento a dir poco strano. Il rappresentante della Mondadori di allora continuava a raccontarmene un gran bene, insisteva, sostenendo che la casa editrice ci credeva molto, e che a Milano già andava a ruba. Io continuavo a rimanere perplesso, non sapevo cosa pensarne, sembrava un temario per bambini delle elementari scritto malissimo e pieno di quelli che crevedo fossero refusi. L’autore mi ricordava un Luciano De Crescenzo minore, che invece che al Professor Bellavista aveva provato a dare voce ai ragazzini del cortile di casa. Poi capii che mi ero sbagliato, che era tutt’altro, avevo davanti un testo bellissimo che mi sedusse fin dalla prima pagina, e mi costrinse a leggerlo senza poterlo abbandonare se non alla fine, e sincermente con tanto rammarico perché ne avrei letti altri sessanta di temi scritti da quei bambini di Arzano. Quei temi, ancora oggi, a distanza di trent’anni dalla pubblicazione, rappresentano dei piccoli capolavori di scuola dell’umorismo napoletano, del cinismo del popolo sott’ ‘a Muntagna, racconti del disincanto dei ragazzini napoletani che sognavano Maradona, piccole poesie di una stramba e acerba Beat Generation, intendendo “Beat” come rifiuto delle norme, di gioia di vivere e soprattutto scritti in una lingua viva e genuina che arrivava e arriva dritto al cuore del lettore proprio perché è priva di quei filtri o censure che talvolta impongono la grammatica e la costruzione sintattica corretta del periodo. Non so Marcello D’Orta cosa avrebbe pensato di questo tempo tristissimo che stiamo vivendo, credo però di non sbagliarmi quando scrivo che sarebbe stato uno di quelli che la famigerata “Dad” non l’avrebbe amata, perché con i suoi alunni avrebbe sempre preferito parlare e discutere in presenza. Buon Compleanno Maestro e speriamo che noi ce la caviamo.
di Luigi De Rosa
“Io, modesto maestro elementare, dissento da glottologi, filologi e professori universitari. Il dialetto nasce dentro, è lingua dell’intimità, dell’habitat, “coscienza terrosa” di un popolo, sta all’individuo parlante come la radice all’albero; nasce nella zolla, si nutre nell’humus, si fonde nella pianta stessa. È, insomma, l’anima di un popolo”.
Marcello D’Orta (Napoli, 25 gennaio 1953 – Napoli, 19 novembre 2013)