Da grande farò l’avvistatore di balene!
Qualche giorno fa, ascoltando un bambino confessare alla madre che da grande avrebbe voluto fare l’avvistatore di balene, pensavo fosse rimasto troppo suggestionato dalla grande e sfortunata balena venuta a morire proprio da noi a Sorrento, ma convinto che i bambini di oggi ne sanno più di noi, ho voluto approfondire la faccenda, e con mia somma sorpresa ho scoperto che in Italia questa professione esiste. Parte infatti in questi giorni nella sede del campus universitario di Savona il primo corso di formazione per la figura di “Avvistatore di balene”, detto anche “Accompagnatore di turismo marino”, promosso da Regione Liguria con finanziamenti del fondo sociale europeo e organizzato dalla Fondazione Cima. Cinquanta i laureati provenienti da tutta Italia hanno presentato la loro candidatura, ma solo 15 sono stati quelli selezionati per il primo corso italiano che vuole proporre al mercato del lavoro una nuova figura professionale con conoscenze specifiche in campo di ecologia e biologia marina. Il turismo marino è una risorsa importante per il territorio ligure, che nel cosiddetto “Santuario dei cetacei“, triangolo marino compreso tra Liguria, Corsica e Provenza registra il passaggio di centinaia di balene. L’avvistatore di balene potrà rivelarsi una figura centrale e, si spera, molto richiesta. Il marchio High Quality Whale-watching®, invece, sarà una certificazione di qualità che prevede, tra l’altro, la possibilità di svolgere a bordo delle barche che accompagnano i turisti anche attività di divulgazione, con l’obiettivo di promuovere una maggior specializzazione nell’ambito del turismo marino. Il corso di “Avvistatore di balene” prevede anche l’approfondimento di alcuni aspetti tecnici delle escursioni di whale watching, estranei alle competenze delle guide ambientali escursionistiche e delle guide turistiche nazionali. I partecipanti saranno dunque formati, sia sulle strategie di comunicazione e gestione delle dinamiche di gruppo, sia sull’uso delle attrezzature e alle tecniche di avvistamento della biodiversità marina e costiera. Al termine del corso, i partecipanti potranno operare sia come lavoratore autonomo che dipendente di enti o associazioni che organizzano escursioni marine finalizzate all’osservazione delle specie marine. Il corso è articolato in 140 ore di lezione (pratiche e teoriche) e 60 ore di stage in mare. Le lezioni saranno tenute dai ricercatori della Fondazione Cima, da docenti dell’Università di Genova e da esperti del mondo del lavoro. Questo si pone come unico corso, a livello nazionale, in cui la formazione è integrata dall’esperienza del mondo della ricerca in ambito marino, dal contributo di figure che operano per la conservazione del territorio, come esperti di aree marine protette e parchi naturali e professionisti che lavorano nel settore del turismo e della comunicazione. Credo che un corso del genere potrebbe essere proposto anche alla Regione Campania, anche se nel Golfo di Napoli il transito di cetacei non è quello che si registra nel Mar Ligure offrire ai turisti, quando finalmente questa pandemia ci avrà concesso una tregua, una figura professionale qualificata e non improvvisata, che possa fornire loro informazioni generali sul territorio, illustrando gli aspetti ambientali ed eco-faunistici e le zone di pregio naturalistico della Campania, potrebbe rivelarsi un aiuto prezioso anche come controllore dello stato di salute del nostro mare. Quello però che dovrà restare sempre al centro di questo tipo di attività e di turismo è il benessere degli animali e il rispetto dell’ambientemarino, mai il business, se no avremo dato la stura solo all’ennesimo disastro: centinaia di barchette intorno a una povera balena, non è quello che questi splendidi animali si meritano.
di Luigi De Rosa