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Il Senato dà la fiducia non assoluta

19 gennaio 2021 | 22:35
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Il Senato dà la fiducia non assoluta

Il Senato dà la fiducia non assoluta 156 favorevoli, contrari 140, astenuti 13

Con questi numeri il Presidente del Governo Giuseppe Conte.

Al Senato contestazioni per Ciampolillo e Nencini

La senatrice di Forza Italia-Udc, Maria Rosaria Rossi (segretaria personale del cavalier Berlusconi), ha votato la fiducia al governo, nell’aula del Senato. Anche Andrea Causin, senatore di Forza Italia ha votato la fiducia al governo nell’aula del Senato. Subito dopo, si è sentito un mezzo applauso e una voce che urlava “Bravo”. Drago, Martelli e Giarrusso (Misto) votano no. No anche di Paola Binetti, senatrice Udc, e di Minuto FI. Matteo Renzi si è astenuto nel voto di fiducia in Senato. Si è astenuta anche l’ex ministra Teresa Bellanova

Causin e Rossi, i due senatori di Fi che hanno votato sì alla fiducia, “sono fuori dal partito: votare con il governo in questo caso non è una questione di coscienza”. Lo dice Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, interpellato in transatlantico al Senato. Tajani spiega di aver informato Silvio Berlusconi, insieme alla capogruppo Anna Maria Bernini.

Nelle dichiarazioni di voto la ministra Bellanova ha confermato l’astensione di Italia Viva. Deciso il No di Forza Italia ribadito dalla capogruppo Anna Maria Bernini, così come nella maggioranza netto il Si del Pd annunciato dal capogruppo Ancrea Marcucci. “Non state cercando dei volenterosi, dei responsabili, ma dei complici per non perdere la poltrona”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, intervenendo in dichiarazione di voto a Palazzo Madama. Bagarre in aula quando Salvini si è rivolto ai senatori a vita sottolineando il loro coraggio nel votare con il M5s quando non molto tempo fa Beppe Grillo disse: ‘I senatori a vita non muoiono mai’. Duro il richiamo della presidente del Senato Casellati.

LA REPLICA DI CONTE – “Un tema toccato dalla senatrice Drago è il calo demografico: è un problema serissimo, è uno dei cali tra i più severi degli ultimi anni. Anni fa in Germania successe la stessa cosa. Se non interveniamo adesso in tempo, rischiamo di compromettere il futuro dei nostri figli. Occorrono investimenti economici strutturati, dobbiamo investire sul futuro e non possiamo farlo creando una crisi di governo o cercando di far cadere un governo. Da luglio partirà tra l’altro la riforma dell’assegno unico mensile per oltre 12 milioni di bambini, un progetto avviato dalla ministra di Iv Bonetti”. Lo ha detto il premier, Giuseppe Conte, nella replica al Senato.

“Molte osservazioni hanno riguardato il nostro calo del Pil e la consistenza dei ristori. Non corrisponde affatto al vero che l’Italia sia prima per caduta più forte del Pil. Nonostante siamo stati colpiti per primi dalla pandemia nei primi tre trimestre del 2020 il calo tendenziale del Pil è stato lo stesso che in Francia, inferiore alla Spagna e al Regno Unito”, ha aggiunto Conte

“Il rimbalzo del terzo trimestre è stato tra i più alti d’Europa, il 15,9% – ha affermato ancora il presidente del Consiglio -. Gli ultimi dati ci spingono a confermare per il 2020 un calo del 9%, sensibilmente inferiore a quello previsto in estate e minore di altri Paesi europei.  Si è detto che abbiamo dato meno ristori di altri Paesi? E’ un’affermazione destituita di fondamento. Grazie a quella rete di protezione il pil è calato meno del previsto ed è stato compensato anche il deficit”.

Il premier ha parlato anche di covid e scuola: “Un intero capitolo del Recovery è dedicato all’istruzione – ha sottolineato -. La curva epidemiologica non accenna a migliorare. Ci preoccupa ma continueremo a fare di tutto, l’obiettivo è la didattica in presenza”.

“Renzi ha ricostruito le ragioni del discutere la fiducia oggi. A me però non sembra che quando abbiamo trattato dei temi concreti non si sia trovata una soluzione. Il Recovery Plan non è stato elaborato in qualche oscura cantina di Palazzo Chigi ma in incontri bilaterali con tutti i ministri, anche quelli di Iv – ha aggiunto Conte-. La bozza, che avete voluto distruggere anche mediaticamente, era frutto di un primo confronto a livello bilaterale con i ministri”.

“Sul Recovery occorreva un confronto, un momento collegiale, perché restava il problema di scelte strategiche, tirare fuori la politica, dare una visione. Ma il confronto collegiale si può fare anche con toni tranquilli e leale collaborazione. L’effetto finale – ha rilevato – è stato bloccare per 40 giorni il Recovery: avremmo potuto incontrarci e in una ventina di giorni dare al Parlamento una versione aggiornata che è stata migliorata anche grazie al vostro contributo, ma grazie a tutte le forze di maggioranza e nessuno può avere la pretesa della verità nelle soluzioni più proficue per il Paese”.

“Avete ritenuto che la cabina di regia non era accettabile – ha domandato polemicamente il presidente del Consiglio -? Ma quando mai non è stata discussa? Il risultato è che ora dobbiamo affrettarci e il lavoro è urgente, perché ce lo chiede anche l’Ue. Quando si sceglie la via del dialogo, e voi lo sapete, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto avete scelto la strada dell’aggressione e degli attacchi mediatici, avete cominciato a parlare fuori e non dentro. La rispettiamo ma possiamo dire che forse non è la scelta migliore negli interessi del Paese?”.

Quindi la replica a Renzi sulle ‘poltrone’: “Poltrone? Quando sento questa parola – ha detto – io non mi vergogno di dire che stiamo seduti su queste poltrone. Non è importante – lo dico ai cittadini – dire ‘non sono interessato alla poltrona’ ma essere interessati a star seduti con disciplina e onore”. “Ho spesso difeso le vostre istanze -dice il premier a Italia Viva – ma a un certo punto avete preso una strada diversa, che non è quella della leale collaborazione. Diciamolo di fronte a tutti”. “Stavamo già lavorando sul patto di fine legislatura. Subito dopo l’eventuale fiducia valuteremo un tema di cui stavamo già discutendo: come rafforzare la squadra di governo” conclude Conte la replica al Senato.

L’AFFONDO DI RENZI

Matteo Renzi va all’attacco del premier nel suo intervento al Senato. “Signor presidente , se lei parla di crisi incomprensibile, le spiego le ragioni che hanno portato la nostra esperienza al termine – esordisce il leader Iv -. Non è il governo più bello del mondo: pensiamo ci sia bisogno di un governo più forte, non pensiamo possa bastare la narrazione del ‘gli altri paesi ci copiano’. Non è stata aperta ancora una crisi istituzionale perché lei non si è dimesso”.

“Lei ha avuto paura di salire al Colle perché ha scelto un arrocco che spero sia utile per lei ma credo sia dannoso per le istituzioni”, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio.  “La crisi istituzionale non è aperta ma l’Italia vive una crisi sanitaria ed economica”, spiega Renzi sottolineando come l’Italia sia il Paese con il “più alto numero di morti di Covid in rapporto alla popolazione”. “Sono mesi che chiediamo una svolta, non è vero che siamo stati irresponsabili, siamo stati fin troppo pazienti. Questo è un “kairos”, un momento opportuna, ora o mai più si può fare una discussione”, ha proseguito.

“Ha cambiato la terza maggioranza in tre anni, ha governato con Matteo Salvini – ha aggiunto ancora Renzi -. Oggi so che è il punto di riferimento del progressismo e ne sono contento, ma ha firmato i decreti Salvini e quota 100. Ora si accinge alla terza maggioranza diversa ma ci risparmi di dire che l’agenda Biden è la sua agenda dopo aver detto che l’agenda di Trump era la sua sua agenda. Se va all’assemblea generale dell’Onu e rivendica il sovranismo, non può dirsi antisovranista, se va alla scuola di Siri e si dice populista, ora non può dirsi antipopulista. Non può cambiare le idee per mantenere la poltrona”.

“Quando si fa politica – ha detto ancora – si può anche rinunciare a una poltrona non a un’idea, mi auguro che metta al centro le idee e non lo scambio di poltrone perché il Paese non si merita un mercato indecoroso”.

L’assemblea dei senatori di Iv con Matteo Renzi ha confermato che si asterrà sul voto di fiducia.

DOPO LA CAMERA, LA SFIDA DI CONTE AL SENATO

Il premier Giuseppe Conte dopo i trecentoventuno voti a favore incassati alla Camera affronta oggi la prova più dura: quella del Senato. Conte interviene a Palazzo Madama, sui banchi ad ascoltarlo gli ormai ex alleati Matteo Salvini e Matteo Renzi, e dopo aver rivendicato quanto fatto dal governo e sottolineato la necessità di coesione nella “sfida epocale” della pandemia il premier, che ha sostanzialmente ricalcato l’intervento di ieri alla Camera, è andato all’attacco ma ha anche fatto un nuovo appello ai ‘volenterosi’ anche contro il rischio che alcune istanze “rischino di restare ai margini o peggio di sfociare in rissa o scontro violento”. Ribadisce la propria astensione Iv con la ex ministra Teresa Bellanova. Secondo i conti dell’ultima ora la maggioranza sarebbe a quota 156. “I voti – dice Saverio De Bonis del Gruppo Misto a un giorno da Pecora – che si avranno oggi sono tra 156, 157, c’è ancora qualcuno esitante nel Misto come i senatori Martelli, Drago e Ciampolillo“.

LA CONTA DEI NUMERI A PALAZZO MADAMA

Monti vota la fiducia, no dalla Binetti. E Nencini valuta – Il DIBATTITO IN AULA

L’intervento del premier si apre con l’omaggio a Emanuele Macaluso, “un grande protagonista della vita politica e culturale italiana”. Ma subito dopo Conte parte dalla difesa dell’azione del suo governo, con la sottolineatura rivolta a Iv, che “le opere” del dl semplificazioni “non si sono mai fermate e i cantieri sono aumentati”. Il premier, davanti a Renzi, conferma che il rapporto è rotto: “Vi assicuro che è complicato governare con chi mina continuamente un equilibrio politico pazientemente raggiunto dalle forze di maggioranza”. Si volta pagina. Conte conferma la vocazione europeista e atlantica, “lavoreremo subito con Biden”. E accentua molto il lavoro fatto per il meridione. “Ora bisogna rimarginare la ferita della crisi”, sostiene Conte chiedendo aiuto ai volenterosi e ribadendo la necessità anche di una legge proporzionale, “il maggioritario creerebbe instabilità” e di una riforma “meditata” del Titolo V. Come ieri, il premier chiude citando l’appello di Mattarella alla responsabilità e fiducia, accolto da un lungo applauso della maggioranza e brusii dell’opposizione.

Fonte Ansa.it