Italia, il ct Mancini Chiesa piu’ forte del padre

8 gennaio 2021 | 10:50
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Italia, il ct Mancini Chiesa piu’ forte del padre

«Enrico e Federico, suo figlio, sono molto diversi». Roberto Mancini li ha avuti entrambi: «Enrico entrò alla Samp che era un ragazzino, si può dire che l’ho cresciuto. Ricordo che dopo una stagione in serie A lo prestammo al Modena e si mise a fare gol. Un altro anno a Cremona e quando rientrò era un giocatore formato, ce lo chiedevano tutti. Bravissimo anche come persona. Introverso? Il carattere del genovese, sempre corretto, serio. Lui e Federico sono diversi sia fisicamente, come struttura, sia tecnicamente, li trovo simili solo nell’ultimo tocco di preparazione al tiro. Enrico era una punta molto mobile, un attaccante, Federico è un esterno d’attacco, ha più corsa del padre. La Juve è un passaggio importante per lui, di crescita e completamento soprattutto sul piano mentale. Sarà importante per la Nazionale, con noi ha fatto sempre molto bene. Abbiamo molti giovani interessanti: sto seguendo Zaccagni e Lovato, proprio bravi. Anche per loro sarebbe importante l’esperienza in una squadra di alto livello, ma solo quando verrà il momento. Adesso se li deve godere il Verona che su di loro ha investito».

L’UOMO DEL MOMENTO. È Federico Chiesa l’uomo del momento, quindi. Lo è per tutto il calcio italiano, nell’anno dell’Europeo un solo volto di riferimento della Nazionale ancora non c’è e potrebbe diventare il suo. A patto che riesca a cavalcare l’onda, compiendo il definitivo salto di qualità. È Chiesa l’uomo del momento, a maggior ragione in casa Juve. La doppietta di San Siro rappresenta la sua prima vera notte da grande, da grande per davvero. Nella squadra in cui gioca il più grande di tutti, Cristiano Ronaldo, che per una volta è sembrato quasi una comparsa al suo fianco. Perché il vero attore protagonista alla Scala del calcio nella partita fin qui più importante della stagione è stato Chiesa, non CR7. Un cerchio che si chiude se si pensa che proprio contro i bianconeri è arrivato il debutto in serie A nell’agosto 2016: allo Stadium si aspettava la prima volta di Gonzalo Higuain, nella coraggiosa Fiorentina di Paulo Sousa a sorpresa c’era pure lui. Non era solo, in campo anche quel Federico Bernardeschi che pur avendo avuto un percorso simile sembra già far parte del passato, una storia per certi versi già rivissuta da Chiesa ma a cui bisogna cambiare il finale. Stesse squadre, stesso nome, stesse contestazioni al momento del trasferimento da Firenze a Torino, quasi stesso ruolo. Ma forse le similitudini tra i due Federico finiscono qui. E pure i paragoni aiutano poco, per quanto il giovane Chiesa ci sia abituato da sempre con cotanto padre a fargli da mentore e manager allo stesso tempo.  UOMO GIUSTO. Intanto Chiesa junior si è messo ben presto in proprio, lavorando a testa bassa e giocando senza paura pure in questi primi mesi in bianconero. Tra alti e bassi ha concluso in crescendo il 2020, la rete segnata all’Atalanta era stata una delle più belle del campionato. Ma è il 2021 ad essere iniziato col botto. Anzi, coi botti. Gol all’Udinese per fare le prove, poi la prestazione da leader contro il Milan. È il momento di Chiesa insomma, lo dicono le prestazioni, lo confermano anche i numeri. Quello che lo accompagnerà ancora a lungo sarà uno: 60. Come i milioni che la Juve finirà per versare alla Fiorentina negli anni, tra primo anno di prestito (3 milioni), secondo (7 milioni), obbligo di riscatto (40 milioni) e bonus (10 milioni). Sessanta in tutto. Troppi? Il dubbio c’è da mesi e Chiesa saprà dare ragione alla Juve solo continuando a rendere sui livelli di questo inizio 2021. Fosse sempre quello di San Siro, beh, 60 milioni potrebbero pure sembrare pochi. Se fosse sempre quello di San Siro, non ci sarebbe notizia migliore per il popolo bianconero. E per tutto il calcio italiano. Questo è il suo momento, ma non può bastargli. Tutto il 2021 deve poter diventare il suo anno: prima la consacrazione con la Juve, poi un Europeo da vivere da protagonista. Così da poter concludere una volta per tutte l’era di Federico figlio di Enrico, lanciando magari quella in cui un grande ex giocatore come Enrico possa venire ricordato (soprattutto) per essere il papà di Federico.

fonte:corrieredellosport