La vaccinazione contro il Covid-19 in Italia ha per slogan…
La vaccinazione contro il Covid-19 in Italia, partita in simultanea con gli altri Paesi dell’Unione europea il 27 dicembre, ha per slogan:
“L’Italia rinasce con un fiore” e come logo una primula, il fiore che, sbocciando per primo dopo il lungo inverno, annuncia il risveglio della primavera, assurgendo a simbolo di serenità e rigenerazione. Ma i dubbi della popolazione sono ancora tanti. Ho raccolto le domande, curiosità e perplessità dei nostri lettori per sottoporle al nostro esperto, il dottor Carlo Alfaro, Dirigente Medico aslnapoli3sud.
Quali vaccini saranno utilizzati per la campagna vaccinale in Italia e in base a cosa si deciderà a chi effettuare l’uno o l’altro?
L’Italia, nell’ambito degli accordi stipulati con le aziende dall’Unione europea, ha opzionato al momento dosi da Pfizer-BioNTech, che è quello che stiamo usando ora, Moderna, Astrazeneca, la cui somministrazione è già iniziata in Gran Bretagna, Johnson & Johnson, Sanofi/Gsk, CureVac. La scelta del tipo di vaccino dipenderà dalla disponibilità al momento dell’effettuazione del programma vaccinale.
Come si somministra il vaccino?
Il vaccino Pfizer-BioNTech, dal nome “Comirnaty”, viene somministrato in due dosi da 0,3 µg (0,3 ml) a 21 giorni di distanza l’una dall’altra, per via intramuscolare, sul deltoide. Da ogni flaconcino di vaccino Pfizer (2,25 ml) è possibile ottenere 6 dosi (e non 5 come nel foglietto illustrativo): dunque, con 1000 fiale potranno essere trattate 6mila persone e non 5mila. Il vaccino Moderna viene somministrato in due dosi da 100 µg (0,5 ml) a distanza di 28 giorni, sempre per via intramuscolare sul deltoide. Astrazeneca pure si somministra in 2 dosi intramuscolo a distanza di 28 giorni; Johnson & Johnson in dose unica.
I vaccini contro il Covid contengono virus vivi che possono causare la malattia?
No. I vaccini producono una risposta immunitaria contro la proteina S (Spike), grazie alla quale il Sars-CoV-2 si ancora alle cellule umane. Quindi non contengono il virus attivo ma solo quella parte che serve a creare una reazione immunitaria contro la Spike. Per ottenere questo, sono stati elaborati diversi prototipi: vaccini a RNA messaggero (mRNA), come Pfizer-BioNTech, Moderna, CureVac, che introducono nel corpo- incapsulato in nanoparticelle lipidiche- il codice genetico con le istruzioni per far produrre nelle cellule umane la proteina S, che, dopo aver dato il segnale alla cellula per fabbricarla, si degrada naturalmente in pochi giorni; vaccini a vettore virale ricombinante, come il vaccino Astrazeneca/Irbm/Oxford, quello Johnson & Johnson, quello italiano della ReiThera e quello cinese della CanSino Bio, che utilizzano un adenovirus, inattivato e modificato geneticamente per portare nel corpo umano la Spike; vaccini a virus inattivato (morto) come i vaccini cinesi delle compagnie Sinovac e Sinopharm o ricombinante adiuvato in subunità proteiche come Sanofi/Gsk.
Come si fa a dire che un vaccino anti-Covid è efficace?
In base a quante persone trattate con il vaccino si sono ammalate di Covid-19 rispetto a quelle trattate con il placebo. Facciamo l’esempio del vaccino Pfizer. Su 36.000 partecipanti allo studio di fase 3, condotto in sei Paesi (Stati Uniti, Germania, Brasile, Argentina, Sudafrica e Turchia), con età compresa tra 16 e 89 anni, metà ha ricevuto 2 dosi di vaccino a distanza di 3 settimane, e un’altra metà 2 dosi di placebo. Durante il periodo di 2 mesi di osservazione dopo il completamento del ciclo, sono stati rilevati 8 casi di Covid-19 nel gruppo dei vaccinati e 162 casi nel gruppo placebo, il che corrisponde ad un’efficacia protettiva del 95%. Tale efficacia è stata uguale a prescindere da età, sesso, razza, peso, malattie concomitanti. Per il vaccino Moderna, lo studio di fase 3 della sperimentazione, definito “COVE”, in 89 siti americani su circa 30.000 volontari sani ha mostrato un’efficacia del 94,1%: su 196 casi di Covid-19, 185 sono stati osservati nel gruppo placebo e 11 nel gruppo del vaccino. L’efficacia arriva al 100% se si considera la prevenzione di casi gravi di Covid-19: se ne sono verificati 30 e tutti nel gruppo di controllo. Lo studio di fase 3 del vaccino Astrazeneca, condotto nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica, ha coinvolto quasi 12mila partecipanti, di età superiore a 18 anni, assegnati casualmente a ricevere il vaccino anti-Covid a dose standard per due volte o a metà dose la prima volta e a dose intera il richiamo o il vaccino coniugato ACWY meningococcico o un placebo di soluzione salina. In coloro che hanno ricevuto due dosi standard, l’efficacia del vaccino è risultata essere del 62,1%, mentre in quelli che hanno ricevuto una dose bassa seguita da una dose standard, del 90%. Un nuovo studio sta verificando meglio il significato di questa discrepanza. Lo studio di fase 3 del vaccino Sanofi/Gsk non è risultato protettivo per chi ha più di 49 anni, probabilmente a causa di dosaggi troppo bassi, per cui è stato prospettato un nuovo studio a dosaggi più alti: questa battuta di arresto non lo renderà pronto prima del 2022.
Siamo sicuri che questi vaccini non siano pericolosi?
Riguardo al vaccino Pzifer, a parte le reazioni locali rappresentate da arrossamento, dolore, gonfiore, prurito nel sito di iniezione, gli eventi avversi sistemici più frequenti (tutti della durata di pochi giorni) sono stati, nell’ordine, stanchezza, mal di testa, dolori ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre, nausea. Per il vaccino Moderna, segnalati ugualmente eritema o dolore nel punto dell’iniezione, mal di testa, dolori muscolari o articolari, febbre, stanchezza. Anche il vaccino Astrazeneca ha mostrato un profilo di sicurezza accettabile nello studio di fase 3 (una grave infiammazione spinale in un volontario non è risultata correlabile al vaccino).
E’ pericoloso fare il vaccino per chi è un soggetto allergico?
L’Agenzia Regolatoria del Regno Unito ha consigliato di evitare, in via precauzionale, la somministrazione del vaccino Pfizer alle persone predisposte a reazioni allergiche significative, a seguito di due casi verificatasi di anafilassi. Anche negli USA ci sono stati 6 reazioni allergiche al vaccino Pfizer e una al Moderna. In realtà, l’anafilassi è una reazione teoricamente possibile con ogni tipo di farmaco o vaccino.
Quando ci vaccineremo tutti?
Si tratterà della più imponente campagna di vaccinazione di massa della storia del nostro Paese, ma per completarla ci vorrà più di un anno. Si sta partendo con la vaccinazione di operatori sanitari e sociosanitari e di residenti e personale dei presidi residenziali per anziani. Poi si vaccineranno le persone di età avanzata, sopra gli 80 anni (che hanno in genere anche più comorbidità); successivamente le persone oltre i 60 anni. Quindi toccherà alle categorie di lavoratori di servizi essenziali, quali insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità. Infine il grande pubblico, a partire dalla primavera-estate all’autunno.
Come vengono distribuiti i vaccini?
Poiché il Pfizer necessita di una catena del freddo estrema, sotto i 75 gradi, e non può resistere oltre 5 giorni a temperature di frigorifero di 2-8 °C, i vaccini arrivano settimanalmente a bordo degli aerei dell’azienda produttrice, da cui vengono trasferiti nei siti di smaltimento da furgoni con le celle frigorifere gestiti sempre dalla casa farmaceutica; da qui vengono distribuiti nei siti ospedalieri dove li stanno effettuando. Invece Moderna è più maneggevole perché stabile a temperature di refrigerazione standard dai 2 agli 8 gradi centigradi per 30 giorni (quindi anche nei più comuni frigoriferi) e fino a 6 mesi a meno 20 gradi (temperature standard da congelatore). CureVac, azienda tedesca, ha dichiarato una stabilità del suo vaccino a RNA a temperature ancora più alte del Moderna.
I bambini saranno vaccinati?
Il vaccino non è stato testato sotto i 16 anni, dato che bambini e adolescenti hanno un rischio molto basso di incorrere in malattia grave. La sperimentazione di fase 3 del vaccino Pfizer ha comunque incluso 283 adolescenti tra 16 e 17 anni, che hanno risposto benissimo. È partito negli USA a dicembre anche lo studio di fase 2-3 del vaccino Moderna su 3.000 adolescenti da 12 ai 18 anni.
Chi ha già avuto il Covid deve vaccinarsi ugualmente?
Dato che non si sa quanto tempo duri l’immunità in chi ha avuto la malattia, si consiglia di vaccinare comunque chi ha avuto il Covid perché il vaccino potenzia la loro memoria immunitaria. In Italia comunque questi soggetti non riceveranno il vaccino nella prima fase, secondo quanto previsto dal Piano strategico del Ministero della Salute.
Quante persone bisogna vaccinare perché la campagna vaccinale sia efficace?
Per ottenere l’immunità di gregge, dovranno essere vaccinati 42 milioni di Italiani, pari al 60-70% della popolazione.
La presenza di immuno-depressione o patologia tumorale è una controindicazione al vaccino?
Sebbene l’immunosoppressione o le malattie oncologiche in trattamento citostatico possano causare una minore risposta alle vaccinazioni, le persone con queste patologie sono più a rischio di forme gravi di Covid-19 e dunque per loro è importante farlo.
Quanto dura la protezione del vaccino?
Non è noto ma si presuppone almeno 9-12 mesi.
Si può effettuare il vaccino in gravidanza e allattamento?
Benché non ci siano studi specifici, non si presume ci siano controindicazioni. Sei Società scientifiche italiane hanno pubblicato un documento di consenso che si esprime a favore della compatibilità di allattamento al seno e vaccinazione anti-Covid.
Ci saranno sufficienti dosi di vaccino per tutti gli Italiani?
Ad oggi, le dosi certe sono solo quelle di Pfizer e Moderna. I vaccini di AstraZeneca e Johnson & Johnson sono in fase di rolling review (revisione ciclica) dall’agenzia regolatoria europea (EMA), ma non hanno ancora completato i dati necessari per l’approvazione condizionata. CureVac ha annunciato il 14 dicembre l’arruolamento del primo paziente nello studio di fase 3. Sanofi-GSK ha comunicato lo slittamento della consegna delle dosi al 2022.
Ci dobbiamo preoccupare per la variante inglese ai fini dell’efficacia dei vaccini?
Le aziende Pfizer e Moderna hanno annunciato una valutazione che richiederà circa 2 settimane e, in caso di mancata efficacia dell’attuale vaccino sulla variante UK, prevedono di sintetizzare un nuovo vaccino in 6 settimane.
Ci sono altri vaccini promettenti pronti per essere utilizzati?
Negli Usa un nuovo candidato vaccino contro il Covid-19 è entrato nella fase 3 della sperimentazione, l’ultima prima della richiesta di autorizzazione: il Novavax, che usa la proteina Spike incapsulata in nanoparticelle. Lo studio arruolerà 30mila persone in Usa e Messico.
È stato completato con circa 45.000 partecipanti l’arruolamento per lo studio di fase 3 chiamato ENSEMBLE del vaccino a dose singola della Johnson & Johnson, i cui dati di efficacia e sicurezza dovrebbero essere pronti entro la fine di gennaio 2021, per cui l’azienda spera di inoltrare la richiesta di autorizzazione all’uso di emergenza alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti nel mese di febbraio. È in corso anche uno studio clinico separato di Fase 3 (ENSEMBLE 2) per valutare un regime a due dosi.
Molto promettente il vaccino anti-Covid italiano GRAd-CoV2 prodotto dall’azienda ReiThera e finanziato da Regione Lazio e Ministero della Ricerca: dagli studi di fase 1, è risultato sicuro (non ha mostrato effetti collaterali), efficace (determina la produzione di anticorpi neutralizzanti nel 92,5% dei casi) e si utilizza in una sola dose. L’avvio della fase 2 di sperimentazione è prossima e, se i risultati saranno confermati, l’approvazione da parte dell’Agenzia europea dei medicinali Ema potrebbe arrivare entro l’estate. Altro elemento positivo, è stabile ad una temperatura tra 2 e 8 gradi. Ed è attesa entro gennaio l’autorizzazione dell’Aifa per cominciare la sperimentazione clinica anche per un altro candidato vaccino italiano, quello dell’azienda Takis.
Perché è giusto fare il vaccino?
Il vaccino anti-Covid è la nostra chance per uscire dall’emergenza. E’ stata una sfida immane e anche un risultato straordinario arrivare al punto di disporre di questi vaccini in meno di un anno: il virus è stato sequenziato in Cina l’11 gennaio, il 16 marzo sono partiti i primi test di laboratorio per il vaccino, l’8 dicembre i primi vaccini sono stati somministrati in Gran Bretagna. I ricercatori di tutto il mondo si sono impegnati in uno sforzo senza precedenti nella storia della Medicina, nel tentativo di comprimere al massimo i tempi per la realizzazione: un risultato eccezionale della scienza che pone le basi per una rivoluzione di tecniche e metodi e che dobbiamo onorare aderendo alla vaccinazione con entusiasmo e coraggio.
Non è che la fretta di far uscire il vaccino in così poco tempo lo ha reso poco sicuro o ancora sperimentale?
In realtà si è fatto presto perché ci sono stati investimenti straordinari che hanno permesso di reclutare migliaia di persone sin dalle prime fasi delle sperimentazioni cliniche, oltre al grande impegno delle agenzie regolatorie che hanno esaminato i risultati ottenuti man mano che venivano prodotti e non, come si usa fare, soltanto quando tutti gli studi sono completati, abbreviando significativamente la burocrazia per la revisione e l’approvazione. Invece le sperimentazioni cliniche sono state ineccepibili: non è stata saltata nessuna delle regolari fasi di verifica dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini. Inoltre, sono state adottate procedure che consentono la revisione ciclica dei dati di sicurezza ed efficacia sui partecipanti allo studio anche dopo la commercializzazione: la cosiddetta “Conditional market authorization”, per cui le aziende continueranno a essere sotto stretta osservanza e dovranno continuare a generare dati anche dopo l’autorizzazione.
E’ vero che il vaccino Pfizer non fa sviluppare la malattia a chi lo riceve ma non evita l’infezione asintomatica e quindi non protegge gli altri ma solo il soggetto stesso?
Non si sa con certezza, ma è plausibile che il vaccino impedisca anche di infettarsi e trasmettere ad altri la malattia, tuttavia, in attesa di conferme, i vaccinati devono continuare ad adottare le misure di protezione anti-Covid.
Dopo quanto tempo il vaccino protegge?
Per il vaccino Pfizer, l’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose.
Si può usare un vaccino di marca diversa per fare il richiamo?
Non ci sono studi al riguardo.
La vaccinazione si può fare privatamente per conto proprio?
No, la vaccinazione è gratuita per tutti ma è disponibile solo nei presidi e secondo le priorità definite dal Piano del Governo.
Se non riesco a fare la dose di richiamo la prima non serve a nulla?
Per i vaccini per cui è previsto un richiamo, l’efficacia protettiva richiede il completamento del ciclo. Non devono tascorrere più di 42 giorni tra la prima e la seconda dose del vaccino Pfizer per essere sicuri della protezione.