Musealizzazione della balena ritrovata a Sorrento. Il parere dell’antropologo Giovanni Gugg
Sulla questione della musealizzazione della balena ritrovata nel porto di Sorrento, riportiamo l’interessante dell’antropologo Giovanni Gugg, originario di Massa Lubrense: «Da ieri, le ossa della balena di Sorrento sono sepolte in una buca accanto al cimitero comunale, in vista della loro riesumazione, tra un anno, per musealizzarle. Sui social la reazione è pressoché positiva, qualcuno sottolinea che “è uno spreco di soldi”, ma la gran parte dei commenti mi sembra concorde nel ritenere che quello scheletro sia da conservare, anche perché è una possibile “attrazione turistica”.
Come con biblioteche, librerie e edicole, sono sempre contento quando si parla di aprire un museo, eppure stavolta sono cauto per varie ragioni: logistiche e gestionali (che tuttavia si possono risolvere), ma soprattutto scientifiche e culturali (che invece non si possono improvvisare).
Fondare un museo significa avere a disposizione un patrimonio di beni, conoscenze, professionalità, tecnologie e finanziamenti, altrimenti rischia di essere un deposito, un magazzino che verrà inaugurato in pompa magna e poi abbandonato. E’ bene essere consapevoli, dunque, che al momento siamo all’embrione di un’idea, la quale necessita di riflessioni e progettazione.
Lo scheletro della balenottera più grande del Mediterraneo è di sicuro interesse, ma, localmente, come si collocherebbe? Intendo sia spazialmente, sia socialmente: perché e per chi si vuole questa possibile futura musealizzazione? Per i turisti? Per gli abitanti? E per dire cosa? Come?
La Penisola Sorrentina è ricca di beni culturali, di musei (mineralogico, archeologico, storico-artistico, della tarsia lignea, della marineria), di luoghi sacri colmi di testimonianze storiche, artistiche e antropologiche, nonché di siti archeologici (paleolitici, osci, romani, vicereali, industriali). Spesso questi luoghi si basano sul volontariato e andrebbero supportati, infatti da anni ripeto che sarebbe utile creare una rete territoriale dei musei e dei beni culturali (io lo chiamo “Ecomuseo dei paesaggi sorrentini”), aggiungendo che andrebbero realizzati anche un museo contadino e un museo della cultura del mare.
So che tra i peninsulari c’è voglia di preservare la memoria di una tradizione plurale e brillante, e che molti sono consapevoli del rischio di essere travolti (definitivamente) dalla turistificazione, perché va bene attrarre, accogliere e comunicare agli altri, ma ogni progetto museale lungimirante deve avere come base il coinvolgimento dei residenti e come obiettivo il costruire cultura e il sedimentare conoscenza. Senza queste premesse e questa visione, lo scheletro della balena non sarà che una sorta di ruota panoramica: uno scempio per lei e per noi».