Prandelli sfida Mihajlovic Ora non abbiamo piu’ paura di nessuno Stadio: Franchi ore 15.00
Prandelli, subentrato a Beppe Iachini lo scorso novembre, è imbattuto nelle ultime tre partite di campionato (2 pareggi e una vittoria, a Torino con la Juventus)
Fiorentina-Bologna: Oggi 3 gennaio ore 15.00
COME ARRIVA LA FIORENTINA – Prima partita del nuovo anno e subito sfida sentita per la Fiorentina, attesa dal Derby dell’Appennino. Mister Prandelli prosegue sulla falsariga di Torino e vara il suo 3-5-2 in cui, fatta salva la linea a tre dietro vista all’Allianz e nel turno precedente, e Caceres nel suo ruolo di fluidificante a tutta fascia sulla destra, ci sarà da fare i conti con l’assenza di Biraghi squalificato: al suo posto Barreca. In mezzo Amrabat e Castrovilli interni, con Borja Valero riproposto regista. Davanti Ribery, dietro l’unica punta Vlahovic.
Fiorentina (3-5-2): Dragowski; Milenkovic, Pezzella, Igor; Caceres, Amrabat, Borja Valero, Castrovilli, Barreca; Ribery; Vlahovic.
COME ARRIVA IL BOLOGNA – Il 2021 porterà a Mihajlovic tante soluzioni in più in campo. L’infermiera del Bologna va svuotandosi e il tecnico felsineo recupera diverse pedine utili alla causa. Contro la Fiorentina, quindi, Mihajlovic avrà a disposizione più cambi, visto il rientro di Skov Olsen, il totale recupero di Orsolini, Schouten e Dijks, oltre a Hickey negativizzatosi al Covid. Al Franchi i rossoblù dovrebbero scendere in campo con Da Costa tra i pali, difesa a quattro con De Silvestri, Danilo e Tomiyasu centrali (Medel infortunato) e Dijks a sinistra. In mediana Schouten e Svanberg partiranno titolari, e in avanti rientrerà Orsolini dal 1′ dopo il decisivo ingresso a gara in corso con l’Atalanta. Ad affiancare il numero 7, Soriano e Barrow. Davanti Palacio unica punta. Ancora out, invece, Skorupski, Sansone, Mbaye e Santander.fonte:tuttomercatoweb
Bologna (4-2-3-1): Da Costa; De Silvestri; Danilo, Tomiyasu, Dijks; Schouten, Svanberg; Orsolini, Soriano, Barrow; Palacio.
Adesso che «la paura è un lontano ricordo», c’è da percorrere la strada della costanza nei risultati. Cesare Prandelli lo dice senza peli sulla lingua: «La svolta non è battere la Juventus, ma trovare continuità di rendimento. La vittoria di Torino ha fatto aumentare l’autostima e la fiducia, adesso c’è da proseguire in questa direzione, senza arretrare. A cominciare dalla gara contro il Bologna». È consapevole che l’asticella si è alzata di colpo – «D’ora in avanti saremo giudicati in base alla partita di Torino, l’ho detto subito ai calciatori» – e che l’avversario di turno, il Bologna appunto, non è affatto trascurabile. Non c’entrano niente, però, gli intrecci del cuore. Nicolò, suo figlio, è una risorsa della squadra rossoblù e per 90 minuti, pure lui, sarà avversario. «Ci sentiamo sempre, più volte al giorno. Il rapporto tra padre e figlio è profondo. Ma forse in questa settimana lo abbiamo fatto di meno, questione di rispetto reciproco. Spero di vincere io e magari a fine partita cercherò di consolarlo». Passato e presente viola si ritroveranno a scendere in campo a pochi attimi di distanza. Sinisa Mihajlovic nell’estate del 2010 raccolse la pesantissima eredità di Cesare, e oggi, dieci anni dopo quel bivio, saranno ancora loro due i protagonisti ai bordi del rettangolo verde. ATTEGGIAMENTO. «Tocca a noi avere lo stesso atteggiamento – continua Prandelli -. Borja Valero lì in mezzo? Grazie a lui possiamo alzare gli interni: per il momento andiamo avanti così, quanto a Lirola ha propulsione e cambio di passo: deve essere più convinto e meno timido. Il Bologna è la squadra che, nel campionato di Serie A, verticalizza di più. Hanno idee ed equilibrio, pressano molto, giocano insieme da due-tre anni e non mollano mai. La rimonta con l’Atalanta lo sta a dimostrare. Ci aspetta una sfida molto difficile». Conosce ogni dettaglio dell’undici che si troverà di fronte: sa che in trasferta faticano (media di 0,71 punti a partita, con solo 7 gol fatti in 5 gare esterne e 12 incassati), ma non per questo sottovaluta il “pericolo”. RISCHIO RIPARTENZA. Riparte semmai dalla sua Fiorentina, da quanto visto al centro sportivo dopo i giorni di festa legati al Natale. «La ripresa è stata ottima, anche se le prime partite dopo uno stop sono sempre un rischio per tutti. I giocatori stanno bene e mentalmente siamo pronti. Mi auguro di rivedere in partita la squadra apprezzata in allenamento». Anche il mercato, spiega, non sarà motivo di distrazione. «Si tratta di un fattore comune a tutte le squadre – chiosa -: io confido nella serietà professionale di tutti i nostri calciatori. Adesso dobbiamo concentrarci sul campo, poi ci saranno anche i momenti in cui confrontarsi coi rispettivi agenti». CRUCCIO CALLEJON. Piuttosto, il cruccio vero è quello legato a José Maria Callejon, l’esterno spagnolo arrivato a parametro zero l’ultimo giorno di traFttative della sessione estiva nelle stesse ore in cui si chiudeva il passaggio di Chiesa alla Juventus. «Per me è un problema profondo, quasi umano, perché mi resta difficilissimo relegare in panchina uno come lui. Per me, Callejon è un argomento delicato. E’ uno degli elementi con maggior tecnica e qualità mai visti: in più, sui tempi di gioco è un maestro. In questo momento è penalizzato soltanto dal nostro sistema di gioco (3-5-2, ndr)». Quanto al mercato, è stato Prandelli a chiedere al ds Pradè di sfoltire la rosa: «Vorrei non allenare 28 giocatori, sono troppi. Poi, in entrata è normale avere delle idee, ma a gennaio è dura migliorare le squadre».
BOLOGNA Sinisa Mihajlovic sa che quelli della Fiorentina sono ossi duri. «Hanno giocatori importanti, tecnici, un bel centrocampo. Ribery è formidabile, Vlahovic è una forza della natura. E poi è serbo, e non guasta. Hanno due serbi in gruppo, partono in vantaggio, sono più forti caratterialmente. Ma anche i miei piano piano diventano sempre più serbi…». Ci scherza su, ma un po’ ci crede. Certo il Bologna coraggioso e scaltro, quello che vuole Sinisa, deve ancora uscire allo scoperto. Anche perché al Franchi il Bologna può essere sorpassato dalla Viola. E Mihajlovic vuole di più. Da tutti. Da Ravaglia, per esempio: secondo il tecnico il portiere non ha sfruttato al meglio l’occasione. «Non ha ancora recuperato. Sta fuori. Stava sempre bene, stava benissimo. Poi si è fatto male, adesso sembra che voglia aspettare il rientro di Skorupski così poi sta tranquillo». In porta dunque giocherà Da Costa, «ma volevo provare Ravaglia anche in funzione dell’anno prossimo, poi si è fatto male» dice Mihajlovic. Che vuole di più anche da Barrow. «Lui ha le qualità, da lui mi aspetto che faccia quello che deve fare. L’abbiamo pagato un sacco di soldi, l’ho chiesto io. Deve fare quello che ha fatto quando è arrivato qui. Non ha molte opzioni. La migliore è che gioca bene e fa gol. Ma non può non giocare bene e non fare gol. Quello al massimo lo faccio io a cinquant’anni anni. Si tolga anche quella protezione dal braccio. Se no glielo taglio».CAMBI. È importante che tutti diano il massimo perché le difficoltà sono sempre alte. L’infortunio di Medel le amplifica. Però il mercato è alle porte. «Sicuramente non dovremo prendere giocatori per sei mesi, ma quelli che in futuro si possano riscattare». Niente operazioni alla Lyanco, dunque. Certo le difficoltà sono tante e la partita con la Fiorentina rischia di metterne in evidenza altre. «Orsolini – va avanti il tecnico – potrebbe essere pronto dall’inizio, ma non ha novanta minuti nelle gambe. Abbiamo Skov Olsen, due cambi offensivi. Certo, rispetto a qualche settimana fa è diverso. Ma non abbiamo undici giocatori che ci garantiscono novanta minuti in gara. Volevo scegliere undici con tutta la partita nelle gambe, ma non li ho. I cambi sono obbligati. Però adesso siamo coperti, ora i cinque cambi hanno un senso. Prima non ne avevo nemmeno due». Dice Mihajlovic che stanno crescendo tutti, da Vignato («Nelle ultime partite è stato uno dei migliori») fino a Schouten, che «quando c’è giochiamo in un modo e quando non c’è in un altro». Arrivando a Dominguez, «che non considero un ragazzo, è un nazionale argentino, e anche lui sta migliorando».SALVEZZA. Tre pareggi consecutivi e tre rimonte. Se non altro il carattere di Mihajlovic, quello a cui tiene molto, è venuto fuori. «Giochiamo per vincere. Sarà una partita equilibrata». La vittoria è solo un altro step verso la salvezza, che adesso è tornata a essere l’unica cosa che conta. O quasi. «No, non firmerei per arrivare al dodicesimo posto. Spero di salvarmi il prima possibile, poi magari arrivare nella parte sinistra della classifica o al record di punti. Adesso mi concentro sulla salvezza, sui 40 punti. Ma sicuramente non firmo per il 12° posto». Quello è il piazzamento dell’anno solare, nel 2020 il Bologna ha raccolto punti per quella posizione. Sinisa vuole di più. «Questa è una squadra che non molla mai. Sappiamo che un gol lo prenderemo. Quando vai in svantaggio è sempre dura, ma la squadra ha dimostrato di saper rimontare e lo ha fatto». fonte:corrieredellosport