Sorrento: nuova bocciatura per l’housing sociale al posto del cantiere. Ecco i motivi

2 gennaio 2021 | 12:17
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Sorrento: nuova bocciatura per l’housing sociale al posto del cantiere. Ecco i motivi

Sorrento ( Napoli ) . Una brutta notizia anche per l’housing sociale di Sant’Agnello che ha una situazione simile . L’ex cantiere Apreamare non può essere trasformato in alloggi con vista mare, ma la Consulta sarà chiamata a pronunciarsi sull’incostituzionalità delle deroghe introdotte dal Piano Casa. Anche il Consiglio di Stato boccia il mega progetto di «housing sociale» che aveva l’obiettivo di trasformare il Borgo Santa Lucia di Sorrento, sostituendo uno degli insediamenti industriali dismessi con un edificio residenziale di pregio, circa 200 box, locali commerciali e addirittura quattro super attici con piscina, tra sostenibilità ambientale, edilizia sociale e libero mercato. Come per Sant’Agnello, il progetto porta la firma dell’ingegnere Antonio Elefante, già indagato per l’altra vicenda, dove la Procura di Torre Annunziata a febbraio ha sequestrato 53 appartamenti una settimana prima dell’inaugurazione perché è l’accusa li ritiene totalmente abusivi. Storia simile rischiava di verificarsi a Sorrento, dove le procedure erano praticamente identiche: infatti era già stata stilata una graduatoria per l’assegnazione delle case con oltre 300 domande presentate, 19 appartamenti di edilizia sociale, 37 in vendita e con una percentuale di alloggi destinata anche alle forze dell’ordine. Ma in questo caso i lavori non sono mai partiti.

Secondo i giudici della quarta sezione del Consiglio di Stato (presidente Roberto Giovagnoli, estensore Silvia Martino) il progetto di housing sociale non è realizzabile neanche a Sorrento. Tante le incongruenze riscontrate dai giudici, in particolare sull’altezza degli immobili: cinque piani fuori terra, tre sotterranei per oltre 20 metri dal suolo. Quanto basta, secondo il Consiglio di Stato, per bocciare il ricorso presentato dalle società Aldebaran srl ed FG Buildings srl, rappresentate dagli avvocati Marcello Fortunato e Ciro Sito. Controparti erano i signori Apreda, residenti in zona e difesi dall’avvocato Francesco Saverio Esposito, che ha chiesto il rigetto del ricorso promosso contro il Comune di Sorrento, che aveva già deciso di negare i permessi a costruire.

Il progetto era stato presentato dalla società A.M. Marine (già Apreamare, entrambe in liquidazione) e prevedeva di abbattere i fabbricati esistenti e «ricostruire non solo un volume diverso ma anche di diversa sagoma e altezza rispetto al capannone industriale dismesso» scrivono i giudici in sentenza. Il tutto in «zona D» del Puc vigente nel Comune di Sorrento che prevede solo «insediamenti produttivi artigianali» nonché in «zona territoriale 4» del Put regionale che comprende «aree agricole ed insediamenti di interesse ambientale». Gli unici dubbi dei giudici sono sul Piano Casa e sulle deroghe concesse al piano paesaggistico. Il progetto era stato presentato con il Piano Casa che prevede la sostituzione di «immobili dismessi, in deroga agli strumenti urbanistici generali e ai parametri edilizi» con «la realizzazione di una quota non inferiore al 30% per le destinazioni di edilizia sociale». Ma a giugno 2018 l’Ufficio Tecnico del Comune di Sorrento aveva già bocciato il progetto, con il Tar che aveva confermato la decisione pochi mesi dopo. Dopo l’udienza di novembre, il Consiglio di Stato ha depositato la sentenza il 31 dicembre, rigettando due dei motivi di ricorso che sanciscono la non superabilità dei vincoli paesaggistici e sollevando la questione di legittimità costituzionale delle deroghe introdotte dal Piano Casa.