Al bando il piombo, per un Mondo migliore.
Roma – L’Iarc ha classificato il piombo inorganico tra i probabili cancerogeni umani. Per questi motivi il piombo è stato rimosso da benzine, vernici e smalti in tutta Europa e Nord America, dove è stato sostituito con sostanze meno tossiche. Il piombo però rimane il materiale più usato per le munizioni da caccia. Come denuncia il Wwf Italia nel suo recente report “Cartucce Avvelenate“, nonostante l’uccisione di fauna selvatica rimanga l’obiettivo principale dei cacciatori, recenti studi effettuati da Echa (l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) e da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) hanno dimostrato che il piombo nelle munizioni da caccia uccide due volte:sono infatti un milione ogni anno, secondo stime recenti, gli uccelli che nella sola Europa finiscono vittime dell’intossicazione da piombo, basta l’ingestione di due o tre pallini rimasti sul terreno per portare alla morte uccelli acquatici e granivori, ma anche rapaci che si cibano di prede già “avvelenate”. Anche la carne di selvaggina colpita da munizioni al piombo può raggiungere concentrazioni di metallo di oltre 50 volte superiori ai limiti consentiti per il consumo umano. Senza contare che il piombo si può accumulare anche nell’ambiente, in particolare nelle zone umide come lagune e paludi, dove si stima che ogni anni vengano dispersi tra le 1400 e le 7800 tonnellate di piombo nella sola Europa. Ad oggi, nonostante le raccomandazioni di innumerevoli trattati internazionali, in Italia è ancora consentito l’uso di munizioni al piombo per la caccia su tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle Zone Speciali di Conservazione (Zsc) individuate dalla Direttiva Uccelli come aree di particolare importanza per l’avifauna, che tuttavia comprendono appena metà delle zone umide italiane. L‘Unione Europea però ci ha visto meglio di noi e alcuni giorni fa, il Parlamento Europeo ha votato la messa al bando delle munizioni al piombo in tutte le zone umide europee: scelta che comporterà un piccolo aumento dei costi a carico dei singoli cacciatori (50-60€ l’anno) per passare a munizioni di altro tipo, ma ad un risparmio notevole per la collettività, visto che i danni causati dalla mortalità indiretta da piombo sugli uccelli selvatici sono stati stimati in oltre 100 milioni di euro l’anno. Ora l’Italia ha due anni di tempo per adeguarsi. Purtroppo la pandemia in corso ha rivelato, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto il mondo venatorio influenzi la politica, basti pensare a quante Regioni “arancioni” hanno autorizzato gli aspostamenti dei cacciatori anche oltre i confini comunali per esercitare la caccia anche in forma collettiva, provvedimenti in contrasto con i Dpcm emanati dal Governo centrale per arginare il contagio, insomma ci pare quantomeno una disparità di trattamento tra “normali” cittadini costretti a casa e cacciatori liberi di muoversi. Certo la questione piombo riguarda la salute di tutti e ci auguriamo che il Governo segua alla lettera le direttive europee. Il piombo, al contrario di quanto creduto dagli alchimisti dei secoli passati, non si trasforma mai in oro, ma in cancro: sì.