Attacco in Congo, la moglie di Attanasio: «Luca tradito da chi gli era vicino»
Attacco in Congo. «Luca è stato tradito da qualcuno vicino a noi, alla nostra famiglia. Quella mattina la sua era un’operazione che non implicava direttamente il suo lavoro di ambasciatore». È ancora stravolta dal dolore Zakia Seddiki, moglie dell’ambasciatore italiano Attanasio ucciso lunedì mattina in un agguato nella foresta di Virunga in Congo. Nella stessa imboscata è stato ucciso anche il carabiniere, Vittorio Iacovacci.
Ieri, dopo i funerali di stato che si sono svolti nella basilica di Santa Maria degli Angeli a piazza della Repubblica a Roma, Zakia si è diretta a Limbiate dove sabato verranno celebrate le esequie. Riportiamo l’intervista che ha rilasciato al Mattino.
Quella mattina, quando ha parlato l’ultima volta con suo marito?
«Ci siamo scritti via WhatsApp. Lui lo faceva sempre, mi ha mandato due foto nel giro di pochissimi minuti. Venti minuti dopo mi ha ripetuto la stessa frase che mi diceva quando non eravamo insieme: “Ti amo amore mio e mi mancate”. Era tranquillo, sorridente. Non avevo nessuna percezione del pericolo e come me, lui. Anche nell’ultima foto, quella con il carabiniere Iacovacci rimasto vittima insieme a Luca nell’agguato. Nello scatto, sorridono e salutano. L’appuntamento di quella mattina poi era in programma da tempo per un progetto del World Food Programme. E invece…».
Dal numero di suo marito, l’ultimo accesso è registrato alle 8.49: pochi minuti dopo averle scritto quindi e, da quanto ricostruito dagli investigatori, appena un’ora prima dell’agguato…
«Esatto. Anche se, cosa sia davvero accaduto ancora non è stato chiarito. Così come, cosa ci sia dietro la sua uccisione».
L’ambasciatore però, pochi giorni prima dell’agguato, aveva fatto richiesta di una nuova auto blindata: temeva forse per la vostra incolumità?
«No. Non ne avevamo motivo. Anzi, la nostra vita fino a quella mattina è andata avanti senza nessuna avvisaglia. Però è vero: Luca aveva fatto richiesta per una nuova macchina. Perché quella che era a disposizione in ambasciata, aveva avuto alcuni problemi meccanici. Quindi non c’è nessuna relazione con ciò che è accaduto quella terribile mattina».
Lei ha qualche sospetto?
«No, saranno le indagini ad accertare cosa è accaduto nella foresta. In queste ultime ore sono stata travolta dagli eventi, dal dolore per me, per la mia famiglia distrutta. L’unica risposta che mi sono data, e che posso dare, è che qualcuno che conosceva i suoi spostamenti ha parlato, lo ha venduto e lo ha tradito. Mentre io ho perso l’amore della mia vita».
Come vi siete conosciuti?
«La prima volta che ci siamo incontrati Luca era console in Marocco. Un amico comune ci ha presentati, il giorno di San Valentino. Per tutti è due è stato un colpo di fulmine. Abbiamo iniziato a frequentarci, ci siamo innamorati. E non ci siamo mai più separati. Non so dire se è stato destino, di certo ci siamo scelti. Ma scegliere Luca è stato facile. Un uomo davvero speciale».
Quindi vi siete sposati…
«Sì, nel 2015 con il rito delle religioni miste. Perché sono di origine marocchine e di fede islamica. Ma tra di noi non c’era alcuna divisione, non è stato neanche necessario affrontare la questione. Dividevamo e condividevamo tutto perciò anche le rispettive religioni: frequentavo la chiesa, con i riti cattolici. E lui faceva lo stesso, partecipando ai riti islamici. Non c’è stato mai alcun problema anche sull’educazione delle nostre figlie a cui abbiamo sempre letto sia la bibbia che il corano».
Dopo i funerali che si celebreranno a Limbiate cosa farà?
«Non lo so. Negli ultimi quattro giorni la mia vita, quella delle mie figlie e della mia famiglia è stata stravolta: è un dolore che non so ancora come affrontare».