Covid, dagli esperti allarme variante inglese, chiesto lockdown immediato e totale. Dal Ministero stop allo sci fino al 5 marzo.
Da Ricciardi a Crisanti sempre più pericolosa la variante inglese, proposto lockdown totale e immediato. D’accordo il CTS che vieta lo sci per mutate condizioni epidemiologiche.Il vero problema è che manca un piano nazionale di sorveglianza delle varianti.
A un giorno dall’insediamento del Governo Draghi, il riconfermato Ministro della salute, Roberto Speranza firma un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al prossimo 5 marzo, data di scadenza del Dpcm 14 gennaio 2021. Allarme sollevato in giornata dal prof. Walter Ricciardi, consigliere del Ministro, che oltre a chiedere un potenziamento del tracciamento e rafforzata la campagna vaccinale ha proposto un lockdown totale, immediato e limitato nel tempo. La strategia di convivenza con il virus adottata finora, secondo Ricciardi è inefficace e porterà ad un aumento giornaliero di vittime. Ancora prima del provvedimento di Speranza, Ricciardi si era detto contrario alla riapertura degli impianti: “In questo momento le attività che comportino assembramenti non sono compatibili con il contrasto alla pandemia da Covid-19 in Italia e gli impianti da sci rientrano in tali attività. Non andrebbero riaperti“.La spiegazione: “Non dimentichiamo – ha sottolineato Ricciardi – che la variante inglese è giunta in Europa proprio ‘passandò dagli impianti di risalita in Svizzera”.
Sulla stessa linea di Ricciardi anche il prof. Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, che avvalla la possibilità del lockdown. Secondo Crisanti , il Paese ancora non si è allineato con l’esigenza di fermare il contagio evidenziando il totale scollamento tra quelle che sono le aspirazione della gente da come vengono interpretate dalla politica e quella che in effetti è la realtà. Fra una settimana la variante inglese potrebbe diffondersi con una velocità senza precedenti e qui si parla di riaprire tutto. Il vero problema è che manca un piano nazionale di sorveglianza delle varianti. Se una variante emerge in qualche posto c’è solo una cosa da fare: non la zona rossa come quella di ora ma una zona rossa come era quella di Codogno. Per impedire che si diffonda non ci sono alternative. La variante inglese è destinata ad aumentare. In tre settimane è passata da meno di 1% al 20%, è quella che diventerà predominante nel nostro Paese.
Nel giro di pochi minuti, le agenzie battono il parere del Cts(Comitato Tecnico Scientifico): “Alla luce delle mutate condizioni epidemiologiche dovute alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale”,ha evidenziato il Comitato tecnico scientifico alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza di “rivalutare la sussistenza dei presupposti per la riapertura dello sci, rimandando al decisore politico la valutazione relativa all’adozione di eventuali misure più rigorose”. Inoltre dal CTS si rende noto che tutte le misure per contenere il virus, indicate nei protocolli tecnici,da quelli per bar e ristoranti a quelli per lo sci fino alle indicazioni su cinema, teatri, musei, palestre e piscine , dovranno essere modulate in funzione delle condizioni epidemiologiche, ribadendo, in ogni caso, che le disposizioni rimangono in capo al decisore politico. Malumore e pressioni da alcuni partiti che formano la maggioranza del Governo Draghi che dovrà al più presto affrontare la questione. – 14 febbraio 2021 – salvatorecaccaviello
Fonte: QF