L'intervento di Secondo Amalfitano |
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Frana di Amalfi: Imprevedibile ma annunciata

2 febbraio 2021 | 23:02
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Frana di Amalfi: Imprevedibile ma annunciata
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Se dovessi dare un titolo a questo articolo, sceglierei “ Frana di Amalfi: imprevedibile ma annunciata. Non è un paradosso né un errore; ma i titoli li fanno i Direttori e volentieri lascio questa incombenza al Direttore Michele Cinque che mi ha chiesto di seguire da vicino le prime ore della giornata tumultuosa che sta vivendo Amalfi.Ne abbiamo parlato anche sul Positanonews TG
Inizio subito con un preambolo più da ex Amministratore che da Geologo, e dico che ho trovato le Istituzioni coinvolte “stranamente” pronte ed organizzate; lo “stranamente”, beninteso, non è riferito alle Istituzioni coinvolte oggi ad Amalfi, ma all’Italico andazzo sulle emergenze: Amministrazione Comunale in testa, lucidamente sul pezzo con chiare idee sui ruoli e sulle responsabilità degli altri attori Istituzionali, tutti coordinati senza un coordinatore ufficiale; mi verrebbe da dire che quando a dirigere i giochi è il buon senso e l’intelligenza, scevri da interessi di parte e contingenti, gli schemi e le gerarchie vengono fuori quasi magicamente e naturalmente. Dai Carabinieri alle varie Protezioni Civili presenti, dai VV. UU. Ai Vigili del Fuoco, passando per Anas, ASL e giù giù fino ai semplici cittadini e curiosi, per non parlare della Stampa e delle varie ditte all’opera, tutti sembravano rispondere correttamente a ordini e disposizioni non detti e non scritti. Non mi pare poco!
Passiamo, dunque, dal preambolo ai fatti.
Intorno alle 09,00 di stamane una imponente massa di roccia e terreni sciolti – stimabile a occhio oltre i 300 mc – si è staccata dall’area sottostante Via S. Pietro della Canonica, all’altezza del noto ristorante “La Marinella”, ed ha travolto la muratura di contenimento esterna e parte del fondo stradale della SS 163 Amalfitana, riversandosi poi su Viale Lungomare dei Cavalieri.
Incuria? Imperizia? Omissioni? Caso? Domande secche per risposte altrettanto secche, secondo le regole della moderna comunicazione, per non parlare della moderna giustizia fai da te; insomma perfette domande da twitter per assetati frequentatori del bar della piazza.

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Ci dispiace scontentare le masse e confidiamo in più tranquilli e, forse sporadici, desiderosi di sapere. Per agevolare la lettura anche dei meno accorti diciamo subito che i criminali responsabili di questo evento si chiamano: acqua e secoli di scellerati mangiatori di territorio. Voglio supportare queste mie affermazioni con alcune immagini datate inizio 1900; foto 1, 2, 3 e 4 sono opere d’arte realizzate dal Luigi Cicalese e conservate dal pronipote Pasquale Cappuccio che ci ha gentilmente concesso l’uso per l’occasione. In queste foto possiamo vedere come il territorio in questione fosse già stato saccheggiato in quel tempo con interventi di ristrutturazione del vecchio tratturo borbonico, per trasformarlo in “moderna strada carrozzabile”; sono ben visibili i parapetti di nuova fattura, intonacati e bianchi, ma anche cumuli di detriti sversati sul vecchio arenile sottostante, solo successivamente diventato “Lungomare dei Cavalieri”. Domanda: Oggi, l’Ufficio urbanistico comunale, la Soprintendenza, il WWF, Legambiente, Italia Nostra, le Opposizioni comunali, provinciali e regionali, avrebbero consentito tutto ciò?
Ma tutto questo che “ci azzecca” con la frana? Purtroppo ci azzecca e anche molto; il tratto di SS 163 crollato, era stato realizzato con l’allargamento verso mare del tratturo originario, mediante la realizzazione di archi in tufo, uno quasi del tutto travolto dalla frana ma ancora ben visibile; esattamente sopra questo arco era stata realizzata la muraglia di contenimento della roccia e dei modesti terreni sciolti fino all’altezza della pedonale S. Pietro della Canonica, e alla base dei fabbricati che sovrastano l’area. Di fatto una serie di interventi strutturali altamente impattanti sull’area, sono stati realizzati a distanza di molti anni e secoli senza un progetto unico generale, ma ancor più senza una “VIA” (Valutazione Impatto Ambientale). Se fosse stato fatto uno studio approfondito, almeno prima della realizzazione della “carrozzabile”, si sarebbe potuto accertare che le strutture portanti sia stradali che di contenimento, andavano calcolate in funzione dei carichi ma anche della circolazione d’acqua retrostante, senza tralasciare gli effetti della vegetazione in specie quella ad apparati radicali infestanti.
Nel caso specifico, premettendo che le mie considerazioni sono frutto solo di esperienza e di un esame visivo dell’area, quindi sicuramente non esaustive e definitive, quello che si è verificato può essere definito IMPREVEDIBILE, ma al tempo stesso ANNUNCIATO. Purtroppo il caso non è per nulla isolato ma largamente diffuso lungo tutta l’importantissima struttura viaria che è stata realizzata senza alcuno studio ambientale, e men che meno idrogeologico dell’area. Inoltre nel corso dei secoli le fasce limitrofe alla rete stradale sono state ulteriormente urbanizzate, stravolgendo ancor più l’assetto idraulico e idrogeologico del territorio.
Purtroppo a poche ore dall’evento sento già parlare di Procura e di indagini per accertare eventuali colpe e dolo! Amarezza ulteriore, al danno la beffa! Tutto questo perché è più comodo per tutti indicare un Sindaco o un tecnico, o magari un’impresa, come responsabili, e distribuire così oppio al popolo, mettendo a dormire coscienze e a tacere gli untori.
Perché nessuno ha il coraggio di mettere alla sbarra un intero Sistema? Perché non si aprono fascicoli di indagini allorquando, politici e amministratori a dir poco incauti, lanciano nell’arena mega progetti di mega infrastrutture per mega incarichi e tanti voti?

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Viviamo in un territorio che è Patrimonio dell’Umanità, ma lo trattiamo come fosse patrimonio assoluto e privato del più squinternato cittadino.
E il danno di immagine della Divina? Il danno ennesimo alla nostra Economia già in ginocchio? Tutto questo può essere giustificato da un miserabile voto in più?
Chiudo con una annotazione non ultima: nelle foto allegate 5 e 6 sono ben visibili, fino a quote basse rispetto alla pedonale superiore (praticamente fino all’imbocco della galleria- foto 6), radici a diametro consistente; tale dettaglio è a mio parere di non poco conto nella misura in cui la spinta verso l’esterno di radici così grosse è notevole; se a questa considerazione aggiungiamo che la presenza di vegetali e acqua all’interno degli ammassi roccioso determina un deterioramento continuo delle condizioni di fratturazione e, quindi, delle caratteristiche geotecniche dell’ammasso, è facilmente intuibile come quella muraglia, dimensionata all’origine quasi solo per rivestire la parete rocciosa e contenere modesti o nulli spessori di materiali sciolti, senza preoccuparsi di dover drenare acque che non erano previste, si sia trovata a contenere spinte molto più forti provenienti dall’enorme quantità di acqua accumulata nei nuovi e vecchi interstizi dell’ammasso roccioso, oltre che le spinte esercitate dalle radici presenti. Se solo questi fenomeni fossero stati noti all’epoca della costruzione primordiale della muraglia, di sicuro oggi non staremmo a scrivere e a contare i danni. Non è un caso che la nicchia di distacco parta proprio dalla base dei fabbricati sovrastanti i quali, a prima vista dall’esterno, non presentano segni di cedimenti (circostanza però da verificare anche con ispezioni dirette sulla struttura fondale degli immobili; la loro preesistenza rispetto al tratturo di sicuro testimonia che le logiche e le tecniche costruttive erano profondamente diverse e certamente più “consapevoli”.
Mi permetto di suggerire a tutti, anche per espiare colpe del mio passato di Amministratore, di evitare strepiti da caccia agli untori e, dopo aver gioito all’unisono e coralmente per lo scampato pericolo, mettere invece in campo tutte le sinergie per riparare ai danni di almeno un secolo di scellerate scelte paesaggistiche ed ambientali, facendo proposte e azioni tutti insieme, senza scimmiottare il pietoso teatrino della politica nazionale degli ultimi tempi.