«Il Movimento 5 Stelle – sostenne Vito Crimi non poco tempo fa – già durante le consultazioni, aveva rappresentato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto, non voterà per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi» e lo stesso fondatore del Movimento – Beppe Grillo – aveva sostenuto di essere contrario ad un governo capeggiato dall’uomo del potere di banche e finanza, come l’ha definito, con tono sprezzante, il segretario generale del Partito Comunista Marco Rizzo. Poi, improvvisamente nel MoVimento c’è un cambio di rotta e tutto d’un tratto si proclama favorevole ad un esecutivo politico. C’è ovviamente chi, all’interno del gruppo, oppone resistenza: Di Battista, dice no all’ennesimo tentativo di un compromesso pur di stare nella stanza dei bottoni e le opzioni si limitano – almeno per la sua persona – a due: o no o l’astensione.
Beppe Grillo dalla sua invita alla calma, quello che potrebbe avvenire è il salto più lungo che il MoVimento possa mai fare: un governo con a capo l’ex imperatore delle Banche, assieme a Renzi e Salvini? Sembra quasi una bestemmia. Grillo infondo è passato dal definire Draghi un dentista pronto a fare le estrazioni e poi lo qualifica come grillino. In un post sul suo blog Beppe Grillo sostiene: “[…] abbiamo parlato di reddito di cittadinanza ha detto che è una grande idea, ha detto che noi abbiamo cambiato la politica in questo Paese con l’onestà e abbiamo fatto un miracolo, ha detto che il reddito adesso ci vuole per l’epidemia e questa pandemia bisogna sostenerla, ci vuole la creazione di posti di lavoro.” Insomma, i cambi di orizzonte sembrano essere pane quotidiano per i grillini, saranno stati mica i complimenti?
Mario Draghi, che addirittura aveva ritenuto la presenza dei Cinque Stelle indispensabile in maggioranza, è costretto ad attendere, nonostante il ritardo sulla tabella di marcia. I grillini hanno infatti spostato il referendum sulla piattaforma Rousseau all’ 11 febbraio e senza una base politica nitida il presidente Draghi non può sciogliere la riserva con il capo dello stato. Il MoVimento vuole che sia fatta prima luce su quel che sarà l’operato del neopresidente, pubblicamente.
Ricordiamo che per un Movimento che non ha sedi fisiche e in cui la vita politica si svolge soprattutto online, controllare l’Associazione Rousseau – cioè il sistema di voto, i suoi risultati, le decisioni su quando effettuare una consultazione e come formulare i quesiti – significa controllare buona parte della vita del Movimento stesso. La Piattaforma era un mezzo molto democratico, come democratici erano i principi su cui si era mosso il Movimento all’origine di tutto. Ma il Movimento che era nato come un antisistema ora sembra essere diventato sistema. Una parte dell’elettorato pentastellato, che stando ai dati pare essersi ridotto del 54% al 1° febbraio 2021, non accoglie positivamente la posizione del Movimento. Infondo di errori ne erano già stati fatti, prima di tutti l’alleanza con la Lega e poi quella con il PD, forse il ruolo giusto in cui dovrebbero porsi i Cinque Stelle sarebbe quello dell’opposizione, un po’ come Giorgia Meloni che pur di restare fedele ai suoi principi e ai suoi valori ha puntato i piedi a terra e ha detto no a Draghi.
È comunque quella dei pentastellati una posizione un po’ scomoda: qualora accettassero di partecipare ad un governo con Draghi saranno tacciati di aver ceduto al Re delle banche e saranno ad un tavolo con Forza Italia e la Lega (che di dubbi non ne hanno avuti manco mezzo), e se al contrario non appoggiassero il governo? Allora sarebbero dei traditori che hanno voltato le spalle all’Italia. Nell’ultimo post sul blog delle stelle, Grillo invita alla pazienza e noi siamo tutti qui ad aspettare: il M5s ci sarà o no?