In Islanda, con nuove tecnologie, l’anidride carbonica viene trasformata in rocce.

18 febbraio 2021 | 20:20
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In Islanda, con nuove tecnologie, l’anidride carbonica viene trasformata in rocce.

Secondo quanto i riferito dall’azienda svizzera Carbfix, gli impianti pilota sono in grado di recuperare e solidificare circa 50 tonnellate di CO2 all’anno,con l’aumento delle strutture disponibili si spera di arrivare alle 4.000 tonnellate. Sebbene al momento alquanto costosa forte l’interesse di grandi aziende a livello mondiale.

La possibilità di sfruttare  una configurazione geotermica  unica al mondo , nonché all’avanguardia  sulla sostenibilità ambientale pone l’Islanda tra i primi Paesi al mondo sul fronte dell’energia verde. Un Paese che si sta dimostrando  sempre più innovativo sul fronte  dell’energia verde. Uno degli ultimi ambiziosi progetti, secondo quanto riportato da Green Style(il magazine dedicato ad ambiente, salute e benessere, energie rinnovabili, sviluppo sostenibile ed ecologia), riguarda la cattura dell’ anidride carbonica presente in atmosfera per trasformarla in rocce nel sottosuolo. Il progetto, già attivo da qualche tempo,  nasce dall’azienda svizzera Climeworks e dall’islandese Carbfix, e vede già degli impianti pilota in funzione. La nuova tecnologia denominata DAC (direct air capture) consiste nel catturare l’aria tramite apposite turbine per poi convogliarla  in speciali filtri , dove viene separato l’ossigeno che viene rimesso di nuovo in atmosfera mentre l’anidride carbonica viene mescolata all’acqua  per ottenere  un liquido mediamente acido. Dopodiché il liquido viene spinto con una pompa tra gli 800 e i 2.000 metri di profondità, sotto la roccia basaltica. Una volta intrappolato nel sottosuolo, il composto inizia un processo di solidificazione: dopo circa due anni, il 95% dell’anidride carbonica risulta pietrificata. Secondo quanto i riferito da Carbfix, gli impianti pilota sono in grado di recuperare e solidificare circa 50 tonnellate di CO2 all’anno, con l’aumento delle strutture disponibili si spera di arrivare alle 4.000 tonnellate, sempre annuali. Sebbene un processo definito alquanto rivoluzionario e funzionale c’è però ancora un certo scetticismo circa tale nuova tecnologia che si presenta alquanto dispendiosa  e molte complessa da applicare. La futura disponibilità è ancora in una fase speculativa, nonostante la grande copertura dei media. Molti esperti ritengono questi impianti estremamente costosi e non replicabili in molte parti del mondo, per questo il focus non dovrebbe essere sulla cattura dell’anidride carbonica in atmosfera bensì sulla riduzione della sua produzione e sulla riforestazione delle aree naturali. Ciò nonostante  le grandi aziende sembrano essere tutte interessate anche a questa soluzione, ovviamente da abbinare ad altri interventi specifici sulla contenzione della CO2. Solo pochi giorni fa Elon Musk, il CEO di Tesla, ha offerto un premio per tutti coloro che riusciranno a sviluppare sistemi di cattura della CO2 efficienti. Ancora, società come Microsoft hanno espresso grande interesse negli strumenti sviluppati da Climeworks e Carbfix. – 18 febbraio 2021 – salvatorecaccaviello

Fonte: GreenStyle