Dopo vent’anni di trasmissione a mezzanotte sono stati spenti i microfoni di KlubRadio. L’emittente ungherese, che ha fatto la storia dell’Ungheria libera, ha lottato contro l’esecutivo sovranista di Viktor Orban fino a quando l’è stato possibile. Il direttore della radio Mihalji Hardy ha dichiarato che, né lui ne i suoi giornalisti, abbandoneranno lo spirito combattivo che da sempre caratterizza le trasmissioni, consapevole delle responsabilità verso il suo pubblico. Uno stop di qualche minuto e poi eccolo, dalla piattaforma internet della radio, mandano in onda l’Inno alla Gioia, l’inno ufficiale dell’Unione Europa.
Era del 2019 che KlubRadio tentava di rinnovare la licenza di trasmissione, sempre negata. L’esecutivo di Orban poggia la sua accusa sulla violazione del regolamento che stabilisce le quote di musica e notizie nazionali ed internazionali da trasmettere, un report che viene inviato da ogni canale ogni settimana, un documento vagliato dal consiglio che supervisiona i media. In pratica un ritardo nel notificare quanta musica ungherese avrebbe KlubRadio mandato in onda. Sembra più plausibile un’altra ipotesi: nella primavera del 2022 ci saranno in Ungheria le elezioni parlamentari e per quella data eliminare le voci indipendenti potrebbe essere per Orban un’opzione appetibile, soprattutto perché è questa una trasgressione che in Ungheria viene punita ma che in realtà sembra avvenire regolarmente anche da altre emittenti.
Insomma, le motivazioni sono molto discutibili tanto da indurre le autorità europee ad intervenire. L’Unione Europea ha chiesto all’Ungheria di consentire a KlubRadio di continuare a trasmettere. Come riporta l’Ansa, Christian Wigand – portavoce della Commissione Europea – ha sostenuto che applicando le norme dell’Ue Budapest ha l’obbligo di rispettare la carta dei diritti fondamentali, che include libertà di espressione, informazione e di impresa; specificando che le frequenze possano essere continuate a essere utilizzate evitando danni anche al padrone delle frequenze.