Lettera aperta a Draghi del campione paralimpico Cassioli
“Spet.le Professor Draghi, ho titubato molto prima di scriverLe questa lettera perché so che ne riceverà tantissime e chissà se avrà modo di dare un’occhiata anche a questa. Sono un atleta paralimpico e sono quindi toccato da due temi spesso dibattuti in questo periodo: il ministero (senza portafoglio) della disabilità e lo sport, argomento che attualmente sembra essere scivolato agli ultimi posti tra le priorità”. Inizia così la lettera aperta del campione paralimpico e Presidente onorario Piramis onlus Daniele Cassioli al presidente del Consiglio Mario Draghi.
“Ho avuto l’onore di vivere la vittoria a un campionato del mondo ma soprattutto ho la grande fortuna di aver potuto contare sullo sport per crescere e so bene che non è così per molti. Nel nostro paese gli impianti sportivi sono spesso inadeguati, la scuola snobba lo sport e le società sportive pesano quasi totalmente sulle spalle degli appassionati, inguaribili romantici che danno l’anima pur di far muovere i ragazzi”.
“Perché la politica non sente questa responsabilità? Abbiamo tanti esempi di audace lungimiranza in altri paesi, dove lo sport viene utilizzato come strumento educativo e formativo per i ragazzi, dove si garantiscono moltissime ore di attività motorie perché è ben chiaro, e anche le neuroscienze lo dimostrano, che il movimento e l’attività sportive sono utilissimi per forgiare il carattere e l’emotività dei nostri giovani, avendo un impatto notevole nel lungo periodo anche sulla produttività di un tessuto sociale”, sottolinea il campione paralimpico.
“Nell’orario extra scolastico l’attività sportiva viene delegata alle società che non possono sempre permettersi un’adeguata formazione ad allenatori e dirigenti e queste sono le persone che hanno nelle mani l’educazione dei nostri giovani. Mi dirà che dipende dalle rispettive federazioni e sicuramente in parte è vero. Fino a quando però si decide di non occuparsi a livello centrale di certe tematiche è evidente che si lascia che le cose vadano un po’ come capita. Nel 1909 la scuola elementare italiana garantiva un’ora al giorno di educazione motoria e adesso, a prescindere dalla pandemia, non siamo in grado di far muovere i ragazzi nemmeno due ore a settimana e lasciamo totalmente alle famiglie l’incombenza della gestione del movimento dei più piccoli, esponendoci alle naturali eterogeneità culturali ed economiche, notevolmente discriminatorie, in un ambito in cui non dovremmo permetterlo. I risultati saranno presto sotto gli occhi di tutti e già iniziamo ad avere parecchie avvisaglie”, sottolinea il campione dello sci nautico.
“Chi insegna educazione fisica nelle scuole medie è consapevole che c’è un analfabetismo motorio allarmante tra i giovani, preoccupante perché muoversi vuol dire apprendere (da piccoli) e mantenere un buono stato di salute da adulti. Perché abbiamo deciso di non puntare su questi temi in maniera diretta? Ci sarebbero milioni di modi per sfruttare lo sport nell’alleanza educativa al servizio dei cittadini e mi pare che con queste scelte ci si stia tirando indietro. Eppure la visione a lungo termine dovrebbe convincerci a investire in maniera seria su questo asset fondamentale, spesso messo inspiegabilmente all’angolo. Lo sport va tenuto fuori dalle logiche politiche così da poterne sfruttare le immense potenzialità, a tutto tondo, per ogni cittadino. Mi auguro che presto ci si accorga di quanto sia grave limitare lo sport in tutte le sue declinazioni. Cordiali saluti e in bocca al lupo per questa nuova sfida!”, conclude la lettera Cassioli.