LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
“LA BUONA SCUOLA”
Se riteniamo che i capisaldi, i pilastri della nostra società siano la famiglia e la scuola, con il fallimento di entrambe, ecco che viviamo l’attuale decadenza. Eh sì perché oggi viviamo la decadenza come quella che portò alla caduta dell’Impero Romano. Forse l’accelerazione alla caduta la sta dando il coronavirus.
Ma parliamo della scuola.
Abbiamo assistito, toccato con mano, in questi giorni “politici”, l’assurda crisi inventata “usum delfini”, la pochezza, l’assenza di cultura, di preparazione, del pressapochismo dei parlamentari che si sono proposti, salvando la faccia di qualcuno, sul teatrino della politica. Che spettacolo!
I veri responsabili dovremmo essere noi che li abbiamo eletti, ma lasciamo stare perché il discorso sarebbe lungo ed inutile, parliamo della scuola. Riaprendo i libri scolastici, rileggendo la storia che dovrebbe essere “maestra di vita” e che non lo è stata, specialmente se si guarda ai giorni nostri, ci accorgiamo di tutte le attuali nostre miserie, morali e soprattutto culturali. La cultura è stata messa al bando, già da tempo , da politicanti delle “barzellette” e delle orge. Ma perché siamo caduti così in basso? La risposta è semplice: perché abbiamo rottamato la scuola e la cultura.
La “buona scuola”, lo slogan coniato da un celebre cultore della rottamazione, che ha introdotto il concetto, lasciando ad altri suoi colleghi il compito di sminuire sempre di più questa povera scuola. Dobbiamo fare il nome di chi ha gestito, negli ultimi tempi, l’istruzione scolastica? Meglio di no. Sta di fatto che, con le pseudo riforme, con i tagli, si è sempre più indebolito il processo di insegnamento.
I professori, quelli che un tempo per noi studenti rappresentavano l’esempio da seguire, quelli che, con la loro entrata in classe, ci facevano venire la tremarella e che comunque producevano quelle emozioni alla base del rispetto e dell’ammirazione, ed ebbene quei professori oggi sono diventati quasi lo zimbello degli alunni, con i Presidi pronti a passare dalla loro parte e che, con gli ampi poteri ricevuti, condizionano la vita di un professore quando magari ha reintrodotto le regole della disciplina e dell’educazione od anche di metodo di insegnamento.
Per non parlare poi del rendimento scolastico, della valutazione di ogni alunno che l’insegnante deve ben misurare perché controllato dai capi della scuola, dagli stessi alunni e dai loro genitori, che li sostengono anche se teppisti o ciucci. Cosa avviene nei consigli di classe? Un voto basso, un due o un tre, deve diventare un sei, perché così vuole il capo dell’istituto e così vogliono anche i comprimari alunni ed i genitori. Mi è stato riferito che addirittura alcuni Presidi mortificano i professori davanti agli alunni e quasi lasciano che siano gli stessi a decidere il voto. È il colmo. E non dirò (e come avvocato ne so qualcosa) quello che può accadere quando un docente non viene soltanto minacciato ma anche picchiato. A tanto siamo arrivati, grazie ai nostri governanti ed ai burocrati che hanno trasformato la scuola in un’azienda. I nostri professori, pur svolgendo un lavoro impegnativo, forse più dei loro colleghi europei, oltre ad essere denigrati, sono anche malpagati.
È questa la “buona scuola” ?
(avv. Augusto Maresca)