Commenti sommessi, parole mormorate a bassa voce nei bar e nelle piazze, ma anche post esplosivi, scandalosi, che lodano la vita scellerata di Raffaele Cutolo come quella di «un vero uomo», uno «capace di portarsi nella tomba segreti terrificanti», di «sacrificare l’intera sua vita nel carcere duro» pur di «non tradire, non raccontare verità destabilizzanti per l’Italia» scrive Marco Di Caterino su Il Mattino di Napoli.
Sono ore, giorni sconcertanti per Ottaviano. Questa città, dove soprattutto la generazione degli anni ’50 ha per troppo tempo apprezzato più o meno discretamente il fondatore della Nco che ha trasformato in mafia sanguinaria una camorra romantica, ora attende con malcelata trepidazione il giorno dell’addio a don Raffaele. Cutolo si è spento mercoledì sera a Parma, al carcere duro dove stava scontando ben dodici ergastoli per le centinaia di morti – tra questi servitori dello Stato, sindacalisti e decine di vittime innocenti – provocate dalla feroce guerra combattuta per anni tra i suoi e il cartello della Nuova Famiglia, composto da personaggi di altissimo spessore criminale ai quali Raffaele Cutolo aveva imposto il suo racket delle estorsioni. La salma è ancora sotto sequestro giudiziario in attesa dell’autopsia, disposta dalla magistratura parmense, per accertare le cause del decesso. Per questo i funerali – che per disposizione del questore saranno strettamente privati – potrebbero essere celebrati con una benedizione della salma nel cimitero di Ottaviano, tra domenica e lunedì. Al Comune è già arrivato un preavviso della Prefettura per la chiusura al traffico veicolare e pedonale del viale di accesso al camposanto già dalle ventiquattro ore precedenti l’arrivo della salma.
Nessuna indicazione arriva dall’unico manifesto funebre, fatto affiggere ieri dalla famiglia di Cutolo – la moglie Immacolata Iacone, la figlia Denyse, il fratello Pasquale, la sorella Rosetta – nei pressi del cimitero. Mentre un’altra conferma dei funerali blindati arriva da don Michele Napolitano, parroco della chiesa di San Michele, il quartiere di casa Cutolo. «Sì, hanno deciso così. Solo una benedizione e basta», dice con voce tremante, senza confermare nè smentire se sarà lui a impartirla. Gli chiediamo se conosceva il boss. «L’ho incontrato – risponde con maggiore apprensione – diversi anni fa. Ma era già fuori». Poi con tono frettoloso, si trincera dietro la privacy con un brusco buonasera. Insomma tra web, repliche del film Il Camorrista regia di Tonatore e musica di Piovani, futuri premi Oscar – trasmesso senza soluzione di continuità dalle tv locali, e parole e ricordi di cittadini di Ottaviano nati lo scorso secolo, la morte di Raffaele Cutolo ha decisamente imboccato la strada del mito.
D’altronde a chiedere in giro si trova ancora chi racconta di quando per una manciata di milioni (270 per la precisione) acquistò il Castello Mediceo, che visitava di notte alla stregua di un Principe Nero.Una deriva dalla quale ha preso subito una netta distanza, e a nome di tutta Ottaviano, il primo cittadino, Luca Capasso, sindaco davvero attento alla pancia della sua città.«Come sindaco di Ottaviano – ha scritto sulla sua pagina Facebook – devo ricordare quali e quante ombre proiettò sulla storia della nostra città la storia di Raffaele Cutolo: la storia vera, e la storia dipinta con i colori del cinema. Devo ricordare i segni terribili della morte, e il coraggio luminoso di chi credeva nei valori della legge fino al sacrificio della sua vita. Come sindaco di Ottaviano, devo dire con orgoglio che la nostra città ha saputo riconquistare il pieno controllo del proprio destino, ed è riuscita a riannodare il presente ai valori e alle tradizioni del suo glorioso passato. Raffaele Cutolo ora sta davanti al tribunale della Giustizia Divina, il luogo dell’eterno silenzio. A noi resta il compito di non dimenticare, di approfondire, di far sì che certi capitoli della storia siano conclusi per sempre».
E sono in tanti a porre argini alla straripante tracimazione verbale della lode a don Raffaele. Tra questi un giovane artista di Ottaviano, Danilo Ciniglio, che al contest Italia’s got talent presentò e recitò uno strepitoso monologo dal titolo La camorra è uno scherzo. Una satira feroce e un j’accuse bruciante. «Quando arrivo a Ottaviano commenta al telefono Danilo Ciniglio c’è il cartello che recita: benvenuti ad Ottaviano, Città di Pace. Ebbene la pace ce la siamo conquistata negli anni. Con una resistenza, anzi come va di moda adesso, una resilienza silenziosa, fatta di lavoro e sacrifici alimentata dal sangue innocente di chi ha combattuto contro Cutolo e il suo male. Oggi siamo proiettati ancora sotto questa luce sinistra che non ci appartiene. Per questo, quando dico che sono di Ottaviano, e mi dicono subito: La città di Cutolo, rispondo subito: no, Ottaviano è la città di Beneventano. E conclude Danilo è questa l’anima di questo luogo. Non altro. Abbiamo speranza da vendere».