Rete stradale in Costiera Amalfitana e dissesto idrogeologico: Una storia infinita di gioie e dolori
Mai come nel caso della rete stradale della Costiera Amalfitana possiamo affermare che Cicerone aveva ragione nell’affermare: “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” – “la storia è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra della vita, messaggera dell’antichità”.
La Costiera Amalfitana deve al suo assetto geomorfologico le sue fortune e le sue disgrazie, e il suo sistema viario ne è la vera cartina al tornasole. Il paesaggio forte, quasi “violento”, sotteso dall’ammasso calcareo tormentato dalle forze endogene (tettonica) e da quelle esogene (pioggia, vento, gravità, etc.), nel mentre ci regala scorci panoramici mozzafiato e cartoline fantastiche, ci isola dal resto del mondo nel bene e nel male.
Anche per questo Amalfi e i minuscoli villaggi costieri furono in qualche modo “costretti” e ispirati nell’individuare nel mare l’unica via di ricchezza e di splendore, fino a diventare una delle più potenti Repubbliche Marinare difficilmente aggredibile ed espugnabile proprio per la difesa naturale che Domine Dio le aveva concesso. Una difficoltà di entrata, ma anche di uscita però!
Gli storici e le pergamene ci regalano spezzoni di autentica lezione di sviluppo locale e corretta progettazione socio-economica territoriale; la scienza e l’innovazione ci consentono di conoscere nell’intimo il nostro territorio e le leggi e le dinamiche che lo regolano; quindi il gioco è semplice se non addirittura fatto? Manco per niente! Verrebbe da dire.
Leggiamo e trascriviamo dal Camera (Memorie Storico-Diplomatiche Città e Ducato di Amalfi Vol. 1° pag 652 e seguenti):
“Pieno di zelo pel bene del proprio paese (Amalfi), il Pagliaminuta fu colui che progettò pel primo una via comoda cavalcabile da Amalfi a Gragnano” (Amalfi 1484);
Egli è indubitato che Amalfi, e con essa tutti gli altri luoghi dell’antico suo Ducato non ebbero sin dal principio strade comode di comunicazione fra loro. La Costiera, generalmente parlando, non ebbe nell’antichità giammai strade di comunicazione; e Re Ruggiero nell’attaccare i Pisani sui monti di Ravello (1135) trovò ivi le strade, come Annibale rinvenne quelle delle Alpi. Ma se per poco si riflette a quali pericoli vedevansi esposti i primi abitatori di questa regione marittima e terrestre per le continue guerre che ardevano in Italia, e per le frequenti irruzioni dei Saraceni ne’ litorali del Tirreno, se ne troverà facilmente la spiega. La natura sembrava quasi abbandonata a se stessa. Gli abitatori sempre guardinghi e risoluti a difendere i loro focolari, trovavano il proprio lor conto a non allargare le strade e vie interne di questi paesi, né ad aprirvi facili e comodi accessi cogli altri limitrofi.”
“E la stessa Eleonora d’Aragona duchessa di Amalfi, soggiornando nel 1459 in Amalfi, ebbe a lagnarsi dello stato deplorabile in cui rimanevano le strade di Tramonti, di cui ne ordinò la pronta riparazione”.
“Sembra che gli indigeni di quel tempo abbiano avuto un’avversione manifesta per la costruzione delle strade; “ cosicché allorquando l’Università di Amalfi nel 1324 voleva realizzare una strada verso Atrani fino a Minori, fu bloccata dall’Università di Ravello quale proprietaria dei territori di Castiglione che non condivideva tale decisione – corsi e ricorsi storici!!-
Possiamo correttamente affermare che senza quelle precise scelte strategiche di sviluppo locale e di uso sapiente del territorio di medioevale memoria, oggi non ci troveremmo in uno dei luoghi storicamente più importanti d’Italia e paesaggisticamente più belli del mondo, UNESCO docet.
La profonda crisi economica che attraversò la Costiera per circa quattro secoli fino ai primissimi anni del 1900, unitamente alla difficoltà di “entrare ed uscire facilmente”, portò ad una economia “fai da te” che fece crescere ciascuna piccola comunità con una propria identità sociale, economica, culturale, lessicale, folcloristica (usi, costumi e tradizioni); è grazie a tutto questo che oggi la Costiera è quel mosaico eccezionale, unico e irripetibile, che il mondo ammira.
Dopo che per tre secoli – XVIII, XIX e XX – ci si è preoccupati unicamente di trasformare mulattiere in carrozzabili e di poi in Strada Statale, quasi unicamente con interventi che potremmo definire “lessicali”, senza alcuna progettazione organica e generale, oggi scopriamo drammaticamente che c’è chi invoca gallerie, funivie e mega allargamenti stradali, senza uno straccio di progettazione complessiva che individui obiettivi generali e strategie corrette di sviluppo.
Nel frattempo lo sviluppo locale e affidato ad iniziative spontanee, ignoranti e selvagge, che stanno distruggendo le unicità e con esse oltre dieci secoli di Storia, stanno divorando territorio, impermeabilizzando ettari ed ettari di terreno senza tener in alcun conto le leggi dell’idraulica e dell’idrogeologia, si continuano a bruciare boschi e a sfidare madre natura; intanto la mulattiera, pardon la SS 163, è sempre la stessa, è quella che vediamo nelle meravigliose foto allegate di inizio 900 di Luigi Cicalese, che la riprendono nella sua borbonica e imponente lotta con la natura dolomitica della nostra Divina, apparentemente solida ma estremamente fragile.
Naturalmente la Procura non potrà mai intervenire contro tali fenomeni complessi; i reati penali, si sa, sono commessi da singole persone, giammai dalla Storia e dalle Comunità Locali. Intanto c’è chi continua a scrivere, chi a fare denunce, chi a girarsi dall’altro lato e, fortunatamente, chi accende qualche candela ai potenti Santi Protettori dei nostri Comuni.