Sorrento e il business dei parcheggi: ordinate nuove indagini
Sorrento e il business dei parcheggi: ordinate nuove indagini.
Come scrive Salvatore Dare su Metropolisdi oggi, sui parcheggi interrati e le procedure di acquisizione a patrimonio comunale per le mancate coperture a verde il Comune di Sorrento deve attivarsi per fare chiarezza, avviando approfondimenti e verificando o meno il rispetto dei parametri di legge. Anche perché, negli ultimi tempi, gli uffici si sono contraddistinti da procedure monche. A metterlo nero su bianco è la dottoressa Elena Inserra, ormai ex segretario generale e già responsabile prevenzione corruzione e trasparenza. Il diktat viene fuori in due distinti atti, datati 28 gennaio scorso. Si tratta di documenti a firma di Inserra in risposta ad alcuni solleciti giunti dal movimento civico “Conta anche tu” protocollati a proposito di alcuni garage situati in via Marziale: tra questi, pure un’area di sosta realizzata da una società in passato riconducibile all’ex primo cittadino Giuseppe Cuomo.
Inserra, in una comunicazione trasmessa alla Soprintendenza, all’avvocatura comunale e a secondo, terzo e quarto dipartimento del Comune, evidenzia che «è in ogni caso opportuna» una «ricognizione dello stato evolutivo e dei relativi provvedimenti amministrativi connotativi dei procedimenti similari che hanno connotato la realizzazione di autorimesse interessate presso ulteriori aree private cittadine, anche e soprattutto tenendo conto delle sentenze che sono state emesse proprio in riferimento a tali tipologie di casi riguardanti il Comune di Sorrento onde garantire al contempo correttezza dell’azione amministrativa in materia ed effettiva realizzazione in merito alle prerogative della collettività».
A “suggerire” a Inserra questo tipo di iniziativa è la procedura avviata dal Comune di Sorrento per l’acquisizione a patrimonio comunale di parte del parcheggio Gemar che è andata a farsi benedire per errori nelle procedure di contestazione. Eppure, l’ente si era attivato per la «mancata ottemperanza all’ordine di completamento delle piantumazioni arboree in conformità al titolo edilizio a suo tempo rilasciato ». La società aveva impugnato l’atto con un ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Campania spuntandola con l’annullamento dell’ordinanza emessa dall’amministrazione. Motivo? Difetto di motivazione perché secondo i magistrati napoletani, addirittura, non sono stati presentati «con precisione gli elementi di difformità delle piantumazioni impiantate rispetto al titolo edilizio, in termini di quantità ed altezza e relativo rilievo». La sentenza, secondo Inserra, «non omette di evidenziare che il provvedimento di acquisizione non è stato preceduto dall’ordine di ripristino dello stato dei luoghi entro 90 giorni, una volta costatata l’inottemperanza all’ordine di adeguamento al titolo edilizio», «sancendo anche sotto tale profilo la non esattezza del comportamento gestionale del Comune».