Castellammare, il killer pentito Pasquale Rapicano: “Il clan D’Alessandro gestisce le ambulanze”
Castellammare, il killer pentito Pasquale Rapicano: “Il clan D’Alessandro gestisce le ambulanze”
«Il clan D’Alessandro gestisce le ambulanze tramite una ditta controllata direttamente da Antonio Rossetti. Se ci sono problemi, chiamano lui, non le forze dell’ordine. E poi la ditta che fa le pulizie all’ospedale San Leonardo è di Sergio Mosca, prima si occupava di questo servizio anche al Comune di Castellammare. Ci lavorava mia moglie». Lo scenario descritto dalle dichiarazioni del nuovo collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano, killer pentito già condannato all’ergastolo per omicidio, è a dir poco inquietante. Il clan D’Alessandro avrebbe messo le mani sulla sanità stabiese, entrando all’interno dell’ospedale San Leonardo dalla porta principale. E il clan era fortemente interessato anche alle elezioni amministrative del 2018. Sergio Mosca e Antonio Rossetti sono i due «luogotenenti» della cosca di Castellammare che ha la sua roccaforte nel rione collinare di Scanzano. Vecchia militanza, affiliati di rango con parentele dirette con i boss, con Giovanni D’Alessandro facevano parte della triade che fino a qualche mese fa ha guidato il clan, insieme ai boss scarcerati più di recente Vincenzo e Luigi D’Alessandro, rispettivamente figlio e fratello del defunto capoclan Michele. In linea dinastica, sono «Enzuccio» e «Gigginiello» gli attuali capi del clan D’Alessandro ed entrambi sono a piede libero.
Le dichiarazioni del pentito Rapicano compaiono nel corposo fascicolo «Domino bis», l’ultima ordinanza che ha portato due giorni fa all’arresto di 16 affiliati al clan D’Alessandro, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni. Indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, coordinate dal pm dell’Antimafia Giuseppe Cimmarotta. Tra le circostanze raccontate dal collaboratore di giustizia più recente della camorra stabiese c’è la descrizione di come il clan D’Alessandro riesca a controllare anche gli appalti pubblici. Un modo molto semplice: a quanto pare, riesce a farlo direttamente attraverso ditte «sue». Una, vicina a «’o guappone», alias di Antonio Rossetti, controllerebbe (tuttora) il servizio di ambulanze. Il servizio che, con l’emergenza Covid, è diventato ancor più essenziale per il nosocomio e soprattutto per gli assistiti. La seconda, di «proprietà» di Sergio Mosca «’o vaccaro», da anni si occuperebbe di pulizie: prima a Palazzo Farnese, adesso proprio all’interno dell’ospedale San Leonardo. E ad altri appalti pubblici il clan D’Alessandro avrebbe partecipato in prima persona, attraverso alcune ditte edili. Due erano riconducibili a Liberato Paturzo, imprenditore edile ritenuto vicinissimo ai vertici del clan, già coinvolto in passato nelle inchieste anticamorra e condannato. Intercettato durante le indagini, Rossetti parla con Mosca e spiega di aver «parlato con il geometra», titolare di un’azienda che si era aggiudicata una gara a Palazzo Farnese. L’imprenditore, intimorito, aveva spiegato a Rossetti di non sapere «che c’eravate voi, ho partecipato perché pensavo fosse normale. Se volete, rinuncio». Tra gli interessi «pubblici» del clan c’è anche la richiesta del patrocinio per la festa di San Michele, «patrono» del rione Scanzano, molto sentito lì perché è l’occasione per ricordare il defunto boss Michele D’Alessandro. A interessarsi della vicenda è direttamente «Giovannone» D’Alessandro.
Camorra, appalti, dipendenti comunali e politica sembrano avere un filo diretto, già nei racconti dei «vecchi» pentiti, come Salvatore Belviso che aveva indicato nell’ex consigliere Carlo Nastelli uno degli informatori del clan: «Consegnò una busta con la documentazione degli appalti del Comune dal 2009 al 2013, perché Sergio Mosca era stato arrestato». Fatti che gli inquirenti non hanno riscontrato. Nel frattempo, il fratello Giovanni Nastelli è diventato consigliere comunale. Ma durante la campagna elettorale 2018, quella che ha portato all’elezione dell’attuale sindaco Gaetano Cimmino, Sergio Mosca si era molto interessato, come emerge da alcune intercettazioni in auto con l’imprenditore Gerardo Delle Donne, tra l’altro padre di Anna, consigliera comunale nella vicina Gragnano. Delle Donne indagato a piede libero in questa inchiesta è ritenuto dall’Antimafia imprenditore «border line», vittima di estorsione e allo stesso tempo «amico» dei boss. Delle Donne chiede a Mosca «voti per il candidato di Forza Italia» (di cui però non fa il nome). E Mosca glieli assicura: «Saranno solo quelli della famiglia stretta, altrimenti vedono numeri troppo alti e si insospettiscono. È vicino a Pentangelo? (attualmente deputato, ndr). Bene, è compagno di Pasqualino D’Alessandro». Il Pd parla di «un quadro inquietante» e chiede spiegazioni al sindaco Cimmino, che intanto esulta per gli arresti: «La città deve gioire, sono sereno per tutti i consiglieri». Nello Di Nardo, coordinatore cittadino Fi, respinge le accuse: «Con Cimmino c’è un gruppo giovane e pulito, tuteleremo il buon nome di Forza Italia».
Fonte: il Mattino(Dario Sautto)