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Elisa Di Francisca si racconta: “Sopravvissuta alla violenza maschile”

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Elisa Di Francisca, 38 anni, due ori e un argento olimpici, ha deciso di raccontarsi nel suo libro “Confessioni di una campionessa imperfetta”, in cui parla di un rapporto sbagliato ed una violenza da cui ne è scaturita: “Sono sopravvissuta alla violenza maschile. Forse lui mi avrebbe sfigurata, forse sarei finita nel lungo elenco delle donne vittime di un rapporto sbagliato. Invece sono qui, perché ho detto basta, grazie anche a una madre che mi è stata vicina, non solo quando lui con un pugno mi ha spaccato il labbro. Ho interrotto la gravidanza, cercando di cancellare quel momento. Ne ho parlato con pochissime persone, ma il dolore lo provi comunque, mi ha fatto molto male, è un pensiero che torna”. Una storia che le ha lasciato il segno e che l’ha avvicinata ad un’altra donna: “C’è stato un momento in cui ho avuto il rigetto degli uomini, almeno di quelli che capitavano a me, così è stato normale avere una relazione con una mia compagna di squadra. Nel senso che eravamo molto intime, pensavamo allo stesso modo, avevamo una sensibilità comune e c’è stata una pulsione fisica. Le ho sempre detto: a me piacciono gli uomini, ma se proprio dovessi baciare una donna quella saresti tu. È iniziata così, è durata un anno, lei voleva discrezione, io la provocavo davanti a tutti: dai, amore, sali, che ti aspetto in camera. La seduzione mi piace. Per me era un’esperienza nuova, per lei no, tanto che voleva farmi cambiare idea sugli uomini. Intanto c’è chi mi faceva domande sceme: ma tu per strada chi guardi? Io guardo tutti, perché penso che tutto abbia qualcosa da darmi”. Un carattere tosto che non si tira mai indietro: “Di sicuro sono una che sfida, gli altri e me stessa, sono arrogante e strafottente, con me arrabbiarsi è facile, provoco, non indietreggio, non cerco di calmare le acque, le agito. Le voglio sempre più mosse, calma piatta mai. Mi sono messa contro la scuola, gli insegnanti, contro ogni forma di regole che mio padre mi voleva inculcare. A forza. Sono fatta così: devo toccare il fondo, farmi male, sentire con la mia pelle. Le mie esperienze, belle e brutte, non potevo fare a meno di farle”. Il ritorno alle Olimpiadi: Tokyo non è tra i progetti: “Mi sarebbe piaciuto far vedere a mio figlio, che ha tre anni e mezzo, la mamma in pedana. Ma sono incinta di Brando. E tutta questa incertezza sui giochi mi ha scombussolata, come l’anno senza gare. Io non voglio stare sul filo, l’idea di vivere un’Olimpiade segregata, con la paura di prendere il virus, non fa per me, anche perché sono claustofobica”.

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