Turismo, con il Decreto Sostegni, ennesima elemosina ai lavoratori stagionali.
Provvedimento esiguo rispetto alle enormi criticità e varato con estremo ritardo. Lavoratori e famiglie ancora una volta bistrattati da un governo e da una politica estremamente distanti dalle necessità quotidiane di chi ora nel silenzio soffre, ma che nel corso di decenni, con sacrificio e competenza, ha mandato avanti uno dei comparti più produttivi dell’economia del Paese.
No, non va bene! Non si può applaudire a quella che a tutti gli effetti si presenta come un provvedimento inadeguato e per giunta varato e reso attivo con estremo ritardo. Infischiandosene di quelle che sono le esigenze quotidiane di centinaia di migliaia di famiglie che, ora in assoluta povertà, traevano dal lavoro stagionale l’unico sostentamento per sopravvivere. Tale è l’opinione che circola tra i lavoratori stagionali che da tempo erano in attesa di esserer presi concretamente in considerazione dal governo di Mario Draghi. Chi si aspettava un deciso cambio di passo rispetto al recente passato non può che rimanere deluso. Anzi, i così detti sostegni, non sono altro quanto già previsto lo scorso dicembre dal governo Conte, che fino all’ultimo giorno ha lavorato per continuare a garantire aiuti concreti a lavoratori, famiglie e imprese più colpite dagli effetti economici della pandemia. Sostegni che dovevano arrivare già all’inizio di gennaio, ma la crisi innescata da Matteo Renzi ed il successivo slittamento dei decreti attuativi, ha prodotto ulteriori disagi alle famiglie dei lavoratori.
Quello che in questi giorni è stato acclamato in pompa magna dall’esecutivo Draghi non è altro che il frutto del lavoro portato avanti, per tale settore, dall’ex ministro del lavoro NunziaCatalfo che aveva assicurato, al momento di lasciare il dicastero del lavoro: una ulteriore indennità, pari a 3.000 euro, per i lavoratori dello spettacolo, stagionali, stagionali del turismo, intermittenti, autonomi privi di partita IVA etc., con possibilità di fare domanda anche per chi non ne aveva mai fruito; una indennità per coloro che hanno cessato la NASpI o la DIS-COLL tra luglio 2020 e febbraio 2021 e non sono titolari di altre misure di sostegno al reddito e non hanno un contratto di lavoro subordinato o una pensione;la non applicazione del décalage all’importo della NASpI per tutto il 2021,la non applicazione del requisito dei 30 giorni di effettivo lavoro nei 12 mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. Misure che tendevano a dare un barlume di speranza ad un settore completamente impantanato ma che non sono state prese al momento in considerazione dal nuovo esecutivo. Mettere mano immediatamente alla riforma degli ammortizzatori sociali oppure quanto meno assicurare , come lo era una volta, il prolungamento almeno per un anno della Naspi, avrebbe senz’altro risolto molti problemi a tante famiglie. L’attuale governo, non ha fatto altro che cambiare nomenclatura da “ristori” a “sostegno”, ma il provvedimento era già pronto per essere varato, compreso l’eliminazione dei codici Ateco. Non solo, dai 3mila euro promessi ai lavoratori del turismo, sono stati sottratti 600euro e pertanto a distanza di quattro mesi (dato che se tutto va bene l’indennità verrà elargita a metà aprile) le famiglie degli stagionali potranno usufruire di soli 2400 euro. Ad oltre un anno dall’inizio della pandemia ai lavoratori stagionali, le cui domande non sono state bloccate da codici vari, nella migliore delle situazioni (tra bonus del governo, delle regioni ed ente bilaterale)sono stati elargiti alcune migliaia di euro che sommati ai 2400 attuali rappresentano una esiguità . Mentre in altri casi tanti lavoratori sono stati inspigabilmente abbandonati al loro destino. Se la sfida contro il covid è senz’altro ancora aperta, quella per la sopravvivenza e contro la povertà, da parte dei lavoratori stagionali (spesso monoreddito), con determinate cifre a disposizione è una battaglia ormai persa. A meno che, con i tempi che corrono, tecnici e politici che compongono l’attuale governo, soprannominato dei migliori, riescono a fornire anche direttive a padri e mariti , ormai indebitati e rassegnati di non poter più adempiere ai loro doveri, del come portare avanti (tra pigioni, mutui, finanziamenti, tasse varie e sostegno alimentare) centinaia di migliaia di famiglie con quelle che a tutti gli effetti si possono considerare delle elemosine. Di tale passo, per tale categoria di lavoratori, potrebbe essere prevista la totale estinzione. Visto anche la richiesta da parte di ulteriori disperati che quotidianamente bussano alle nostre porte, pronti a sostituirli per un maggior sfruttamento, tale ipotesi sembra essere sempre più realizzabile.
A livello locale,le amministrazioni comunali, ma soprattutto le varie associazioni di imprenditori, continuano vergognosamente a rimanere inerti di fronte a tale problematica. Nel frattempo che si aspetta la fine della pandemia e come di incanto tutto ritorni come prima, nessuna riconoscenza per chi, ancora una volta, si trova bistrattato da un governo e da una politica estremamente distanti dalle necessità quotidiane, ora soffre nel silenzio. Ma che nel corso di decenni, con sacrificio e competenza ha mandato avanti alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari ed altro, magnificando con il proprio lavoro tante località turistiche e dimostrando con sacrificio e competenza di essere il vero pilastro portante di uno dei comparti più produttivi dell’economia del Paese. – 22 marzo 2021 – salvatorecaccaviello.
foto di copertina 2aNews