Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

17 marzo 2021 | 13:49
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Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

Oltre 500mila famiglie vergognosamente abbandonate al proprio destino che in attesa dei tira e molla del governo sui ristori/sostegni, sono costretti alla fame vera e propria.  Una categoria di lavoratori da sempre sfruttata, se non usata, che sebbene rappresenti un pilastro portante del turismo italiano, in questi mesi di emergenza sanitaria sociale ed economica, non è stata mai presa in considerazione con concreti supporti che permettessero loro una sopravvivenza dignitosa. Una indifferenza mal rappresentata che man mano sta sprofondando sempre più nello sconforto e nello smarrimento.

Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

Senza alcun dubbio, quello del turismo rimane il settore maggiormente colpito dalla crisi derivante dalla pandemia covid-19. Il governo guidato dall’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante i mesi scorsi, con una serie di interventi ha cercato di arginare una situazione altamente critica  che a tutti gli effetti si presenta come uno dei momenti più drammatici nella storia del nostro Paese dal dopoguerra.

Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

Con il Governo Draghi, ancora una volta si garantiscono risorse in quantità per lavoratori e partite Iva,  sebbene al momento i soldi a disposizione sono i soliti 32 miliardi garantiti e  autorizzati dallo scorso Governo che servivano per le restrizioni di fine 2020. Con la crisi di governo voluta e provocata da Italia Viva e dal suo leader Matteo Renzi, tutto è slittato  e per  milioni di lavoratori la lotta per la sopravvivenza si è fatta sempre più ardua. L’aspetto ancora più sconsolante è che dopo oltre un mese, dal governo Draghi (quello dei migliori), nessun provvedimento in merito (se non cambiare “ristori” con “sostegno”), è stato varato in proposito. Anzi si preannuncia addirittura un ampliamento della platea dei beneficiari con le stesse risorse a disposizione. Vale a dire quelle stanziate dal Governo Conte e dall’ex Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo. Nel frattempo, che si discute su un ulteriore scostamento di bilancio, si è perso ancora una volta la visione concreta dell’attuale situazione in cui versa un comparto importante come il turismo nonchè le esigenze quotidiane  di centinaia di migliaia di famiglie. Tale aspetto sembra essere trascurato dai nostri governanti e ancora una volta, come successe nel 2014 con il varo del nuovo sussidio di disoccupazione Naspi inserito nel Job’sAct del Governo Renzi (sempre Lui), il lavoro stagionale continua ad essere ignorato. Sebbene, in questo periodo, vi siano state innumerevoli dimostrazioni e proteste, dettate dalle tante  difficoltà nel tirare avanti, tranne qualche sporadica attenzione da parte di qualche parlamentare, tale criticità immediatamente è stata riposta nel dimenticatoio. Anzi, spesso è stata usata dagli imprenditori come pretesto per attingere ad ulteriori contributi da parte dello Stato. Non solo, quello che da più parti ora viene indicato come un obbiettivo primario post covid, ovvero la ripresa del turismo, sembra non includere  le enormi difficoltà in cui attualmente versa quel patrimonio di competenze e professionalità sulle cui spalle è poggiato l’intero comparto, come i lavoratori del turismo. Ignorando totalmente che quando tante attività sono costrette alla chiusura, le persone che le conducono, ma soprattutto coloro vi lavorano, devono essere aiutate. In particolar modo se tale lavoro è di natura stagionale e rappresenta l’unica fonte di guadagno per tante famiglie.

Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

Tuttora, visto l’inerzia che dal governo, alle istituzioni e finanche agli enti locali, abbraccia tale problematica, risulta evidente che non si riesce ad inquadrare cosa significa portare avanti, per oltre un anno, una famiglia senza alcun supporto economico.  In tante località come la Penisola sorrentina e la Costiera amalfitana, dove il turismo rappresenta l’attività economica trainate, molte sono le testimonianze di lavoratori stagionali ridotti allo stremo a causa della crisi lavorativa derivante dall’emergenza sanitaria covid -19. Se già prima della crisi era molto difficoltoso portare avanti una famiglia, con il solo lavoro stagionale ed il sussidio invernale di disoccupazione (tra l’altro dimezzato), ora senza alcun altro introito la sopravvivenza diventa praticamente impossibile.

Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

Molti nuclei familiari accantonando pigioni, tasse e mutui da pagare si sono ridotti ad un solo pasto al giorno,se non ricorrere come ultimo ripiego alla Caritas e ad altre associazioni. Tante famiglie che con dignità riuscivano tuttavia a tirare avanti sono sempre più esposte al rischio impoverimento. Un disagio ,spesso sfociato nella disperazione, nascosto soltanto dalla dignità che soltanto una popolazione laboriosa e dedita al sacrificio come quella dei lavoratori stagionali, delle nostre località turistiche, riesce ancora ad avere, ma che tuttavia non riesce più ad avere voce. Una indifferenza mal rappresentata che man mano sta sprofondando sempre più nello sconforto e nello smarrimento.  Con i sostegni si attende, con rassegnazione,  qualche attenzione in quella che ormai si presenta come una giungla.  Entro la quale, paradossalmente, chi maggiormente è rappresentato a livello politico ed economico, riuscirà ad avere le meglio.

Turismo e la disperazione senza voce dei lavoratori stagionali

In un tale scenario inconcepibile chi, come ristoratori ed albergatori, reduci da decenni di vacche grasse e tuttora oggetto di contributi  agevolati, si lamentino delle casse vuote delle loro strutture; oppure tanti imprenditori o pseudo tali, che negli ultimi anni attratti dal facile guadagno di un turismo di massa e spesso senza regole ,ora scalpitano per i ristori che tardano a concretizzarsi.

Sotto tale profilo il governo dovrebbe muoversi con i piedi di piombo e dare in modo abbondante precedenza a chi veramente soffre l’attuale crisi, a chi realmente non può mettere il piatto in tavola e non a coloro che, con i ricavi abbondanti del turismo e abituati nell’agio, con conti correnti sostanziosi, sono costretti a modificare momentaneamente determinati stili di vita.  Bisogna essere consapevoli e riuscire a concepire che (visto anche le difficoltà con le vaccinazioni)  quella attuale è una crisi senza precedenti, una sorta di guerra contro un nemico invisibile,  di fronte alla quale tutti indistintamente dovremmo ridimensionarci e magari avendone la possibilità …riflettere. – 17 marzo 2021 – salvatorecaccaviello